Se facessimo attenzione ai dettagli ci accorgeremmo di quante persone contribuiscono a rendere più tranquilla e comoda la nostra attesa. Tra un volo e un altro.
Il mondo aeroportuale è tranquillamente definibile un mondo a sé, come fosse una bolla al cui interno avvengono incontri, acquisti e, naturalmente, si prepara un viaggio. Un ecosistema molto complesso e articolato si sviluppa a partire dalla zona esterna, quella di parcheggi, automobili, autobus e taxi; poi internamente, dove il potenziale cliente-viaggiatore si deve districare tra check-in, valigie, metal detector e code per l’imbarco. Solo alla fine si arriva al vero e proprio viaggio.
Le dinamiche sono in realtà assai più variegate di così, e ciò non possiamo assolutamente dimenticare è il fattore umano. Gli aeroporti sono pieni di individui che rendono questo processo possibile e (almeno in teoria) piacevole. Uomini della sicurezza, negozianti e, perché no, persino gli altri passeggeri sono tutti parte integrante di questa grande “famiglia”.
Visto il periodo particolare dell’anno in cui ci troviamo, quello natalizio, è lecito aspettarsi che il flusso di soggetti itineranti in aeroporto raggiunga il suo apice, andando a occupare in massa ogni angolo disponibile degli spazi aeroportuali. E, quindi, il compito di “tenere a bada” queste persone spetta al personale interno.
Per provare a capire cosa succede dall’altra parte, da quella di chi accoglie e prova a rendere questo percorso transitorio il più gradevole possibile, abbiamo deciso di soffermarci per toccare con mano esperienze e sensazioni. Giunti in un negozio di abbigliamento, all’interno del Terminal 2 di Malpensa, in una calma poco realistica al confronto del fervore presente all’esterno, ci avviciniamo al banco dove vengono ricevuti i clienti in caso di richiesta di informazioni o di conclusione di acquisti. La commessa si dimostra subito gentile, già fattore non così scontato venendo a contatto con una persona che trascorre buona parte della sua giornata al chiuso e con un raggio d’azione piuttosto limitato. La sua calma e cordialità si mantengono, poi, per tutta la durata della conversazione, sintomo del “piacere di lavorare in aeroporto, da ormai 16 anni, nonostante la necessità di iniziare la mattina alle 5,30”.
Alla domanda su cosa differenzierebbe un esercizio commerciale situato in città da uno in aeroporto la risposta, per la nostra intervistata, appare immediata e molto semplice: “il negozio di un complesso aeroportuale può beneficiare di un’ampia e variegata clientela, proveniente da qualsiasi angolo del mondo”. Il fattore internazionale è inoltre un punto a favore per le etichette Made in Italy “la manifattura 100% italiana ha sempre attratto la platea oltre confine e continua a essere un orgoglio nazionale”. Perciò, un negozio all’interno di questo contesto non può che rivelarsi un’ottima vetrina per il brand in primis e per la causa italiana in secondo luogo.
“Oltre alla qualità dei nostri articoli, il cliente straniero è agevolato dal fatto che il nostro è un esercizio tax free”. Ma cosa significa tax free? Si tratta di un sistema che permette di acquistare un qualsiasi prodotto, con in seguito la possibilità di richiedere indietro, al termine del viaggio nel Paese estero, la somma corrispondente all’IVA imposta sullo stesso. Tale vantaggio deriva dal fatto che, trovandosi il negozio in una cosiddetta “zona franca” (qual è l’aeroporto), le merci commercializzate risultano non entrate nello Stato e perciò non vengono caricate della percentuale aggiuntiva dell’IVA. La presente agevolazione risulta però valida solo per i residenti nei paesi esterni all’UE, ma è certamente l’ideale per incentivare il commercio internazionale e, ancor di più, il turismo.
Trovandosi in un complesso come quello di un’aerostazione “noi dobbiamo necessariamente saper parlare la lingua inglese, mentre ultimamente aumenta la richiesta di persone che conoscano il cinese”. Oltre alle abilità linguistiche, ogni componente del personale aeroportuale deve obbligatoriamente sottostare a delle norme di sicurezza, che vanno poi a differenziarsi a seconda delle mansioni. La nostra intervistata ci spiega che “siamo tenuti a seguire dei corsi sulla sicurezza e così otteniamo un tesserino che ci permette, a tutti gli effetti, di poter svolgere al massimo il nostro lavoro, con tutte le dovute precauzioni e attenzioni”.
Le sfaccettature della vita aeroportuale sono perciò tante e non potrebbe essere altrimenti per un luogo dalle dimensioni così vaste. Un turista qualsiasi, normalmente, non presta attenzione alla moltitudine di personaggi che intervengono per far sì che quelle poche ore siano comunque confortevoli. Se mettessimo però da parte il classico stress da viaggio, potremmo forse renderci conto della straordinarietà di ciò che ci circonda: una casa che ci fa prendere il volo.