Spacciandosi per ginecologo, costringeva le candidate a visite intime durante le quali subivano atti sessuali che un complice filmava con una telecamera nascosta.
Milano – Un medico radiologo in pensione di 71 anni e un uomo di 42 anni sono stati arrestati e posti agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, in un’indagine che fa rumore per la gravità delle accuse e per il numero delle vittime: 135 ragazze, adescate con falsi annunci di lavoro come attrici per presunti video promozionali di una clinica ginecologica mai esistita. Dal 2016, i due avrebbero perpetrato abusi durante finte visite mediche, filmando le vittime senza il loro consenso.
L’inchiesta è partita nel 2023, quando una giovane donna, insospettita da un’esperienza traumatica, ha denunciato i fatti ai carabinieri. La ragazza aveva risposto a un annuncio online che prometteva un compenso di 500 euro per partecipare a un video promozionale di una clinica ginecologica. Convinta di dover recitare in un contesto professionale, si è presentata in un appartamento trasformato in un finto ambulatorio medico, dove il radiologo in pensione, presentandosi come ginecologo esperto, le ha chiesto di sottoporsi a una “visita medica” necessaria per il ruolo. Durante l’esame, la giovane è stata costretta a subire atti sessuali, mentre il 42enne, complice del medico, filmava tutto con una telecamera nascosta.
Le indagini hanno rivelato che questo schema si è ripetuto per anni, coinvolgendo almeno 135 ragazze, tutte tra i 18 e i 30 anni, reclutate tramite annunci su piattaforme online come Subito.it, Bakeca e social media. Gli annunci, redatti con cura per apparire professionali, parlavano di “casting per video promozionali” o “collaborazioni con una clinica specializzata”. Le vittime, spesso studentesse o giovani in cerca di lavoro, venivano attirate dalla promessa di guadagni facili e da un contesto che sembrava legittimo, grazie alla presenza di un presunto medico e di un set apparentemente attrezzato.
Una volta nell’appartamento, le ragazze venivano accolte dal 71enne, che si spacciava per ginecologo con un curriculum prestigioso. Indossando un camice bianco e utilizzando strumenti medici, l’uomo convinceva le vittime a spogliarsi per esami ginecologici “di routine”, sostenendo che fossero necessari per valutare la loro idoneità al ruolo. Durante queste visite, il radiologo effettuava palpeggiamenti e altri atti sessuali, mentre il complice, spesso presentato come “assistente” o “regista”, riprendeva tutto con telecamere nascoste o smartphone.
I filmati, secondo quanto emerso, venivano salvati su hard disk e dispositivi criptati, con l’ipotesi che potessero essere destinati alla diffusione in circuiti pornografici o al ricatto delle vittime. Alcune ragazze hanno riferito di aver ricevuto domande inappropriate sulla loro vita sessuale o di essere state spinte a compiere atti autoerotici, mascherati come parte del “protocollo medico”. La Procura sospetta che i due avessero pianificato di monetizzare i video, anche se non è ancora chiaro se il materiale sia stato effettivamente distribuito.
I carabinieri, sotto la direzione del PM Antonio Pansa, hanno lavorato per due anni per ricostruire l’intera rete criminale. Fondamentali sono stati i sequestri effettuati nell’appartamento usato come finto ambulatorio, dove sono stati rinvenuti strumenti medici, telecamere nascoste, computer e oltre 200 ore di filmati. L’analisi dei dispositivi ha permesso di identificare le 135 potenziali vittime, di cui una ventina hanno già confermato gli abusi, mentre altre sono in fase di riconoscimento tramite i video. La Procura ha contattato le ragazze attraverso numeri di telefono ed email trovati nei database degli indagati, ma molte potrebbero non denunciare per vergogna o paura di ritorsioni.
Le perquisizioni domiciliari hanno portato al sequestro di ulteriori prove: un’agenda con annotazioni sulle “pazienti”, ricevute di pagamenti per gli annunci online e persino un manuale su come allestire un set medico credibile. Gli inquirenti hanno anche scoperto che il radiologo, in pensione dal 2018, aveva mantenuto contatti con ex colleghi per procurarsi strumenti medici, rafforzando la sua facciata di professionista. Il 42enne, invece, con precedenti per reati minori, sembra aver avuto un ruolo operativo, occupandosi della logistica e della gestione dei filmati.
L’ordinanza contesta ai due indagati il reato di violenza sessuale di gruppo, aggravato dall’abuso di autorità, dalla produzione di materiale pornografico e dall’inganno sulle qualifiche professionali. Il radiologo è accusato anche di esercizio abusivo della professione medica, mentre il complice risponde di favoreggiamento e produzione di materiale illecito. La Procura sta valutando ulteriori capi d’imputazione, come la tentata estorsione, qualora emergesse che i video siano stati usati per ricattare le vittime.