Tre vittime confermano gli abusi subiti dagli agenti della polizia locale di Genova

Pesanti le accuse: pestaggi, insulti razzisti, furti e falsificazioni di verbali. L’indagine nata dalla denuncia di due vigilesse.

Genova – Tre cittadini stranieri, presunte vittime di violenze da parte di 15 agenti del reparto sicurezza urbana della polizia locale di Genova, hanno confermato in un incidente probatorio davanti al GIP Andrea Morando le accuse di pestaggi, insulti razzisti, furti e falsificazioni di verbali. L’udienza, coordinata dalla PM Sabrina Monteverde, ha visto i testimoni – S.T. (31 anni), M.M. (36 anni, egiziano) e R.F. (45 anni, sudamericano) – identificare gli autori degli abusi attraverso riconoscimenti fotografici e descrivere dettagliatamente gli episodi avvenuti tra il 1° gennaio 2024 e il 28 febbraio 2025. Le testimonianze, supportate da video, chat WhatsApp denominata “Quei bravi ragazzi” e referti medici, rafforzano l’inchiesta della Squadra mobile di Genova su reati di lesioni aggravate, peculato, falso ideologico e abuso di potere.

S.T., 31 anni, fermato il 13 febbraio 2024, ha fornito un racconto dettagliato: “Il numero 10 mi ha picchiato con un pugno, il numero 13 con il manganello”, descrivendo uno sfollagente estensibile tra i 9 manganelli tonfa sequestrati negli armadietti degli agenti, non in dotazione ufficiale. Ha precisato che l’agente numero 15 guidava l’auto e non ha partecipato agli abusi, mentre il numero 11 gli ha restituito un cellulare rotto, senza esserne responsabile. Un video girato da una delle vigilesse denuncianti, mostrato in aula, ritrae S.T. urlare per il dolore dopo il pestaggio, mentre veniva portato in ospedale: “Ero piegato in due, dicevo che stavo male e non capivo perché mi trattassero così”. In un frame, un agente gli “sussurra” insulti all’orecchio, pratica nota come “sussurro nell’orecchio” per provocare reazioni e giustificare arresti, documentata nella chat “Quei bravi ragazzi” con frasi come “straniero di merda” o “fai denuncia”.

M.M., egiziano di 36 anni, fermato il 28 febbraio 2025 per un presunto furto di un telefono (da cui è stato assolto, così come dall’accusa di resistenza), ha raccontato: “Mi hanno preso a colpi in testa in macchina e al comando in piazza Ortiz, dopo aver superato la zona con le telecamere”. Ha denunciato la sottrazione di un accendino d’argento, 200-300 euro e del cellulare, con solo una parte dei soldi restituita dopo l’udienza in direttissima. Gli agenti avrebbero scritto nel verbale che M.M. si era autolesionato dando testate al muro, accusa smentita: “Non è vero, non stavo quasi più in piedi perché mi avevano picchiato”. Quattro giorni dopo, il 5 marzo 2025, M.M. si è recato all’ospedale Evangelico di Voltri, dove gli è stata diagnosticata una frattura nasale multipla e un trauma lombare, ma il referto non riporta la sua dichiarazione che gli autori fossero gli agenti: “Ho detto chiaramente che erano stati i poliziotti, non so perché non lo hanno scritto”.

R.F., sudamericano di 45 anni, fermato la notte di Capodanno 2024 in piazza De Ferrari, ha descritto un pestaggio dopo aver restituito un telefono trovato a terra: “Mi hanno fatto inginocchiare e picchiato con un manganello”. Anche in questo caso, il verbale degli agenti attribuiva le lesioni ad atti autolesionistici, smentiti da R.F.: “Non è vero, mi hanno picchiato”. Sebbene abbia avuto difficoltà a identificare con precisione gli autori, a differenza di S.T. e M.M., il suo racconto è supportato dalla chat “Quei bravi ragazzi”, dove gli agenti commentavano: “Primi cioccolatini dell’anno dispensati”, “Ha gradito da più dottori”, usando termini come “cioccolatini” e “sberlari” per indicare le percosse. La difesa degli indagati ha richiesto una perizia psichiatrica sulla capacità di R.F. di testimoniare, ma il GIP Morando ha rigettato l’istanza, ritenendolo attendibile.

L’inchiesta, partita da un esposto di due vigilesse nell’ottobre 2024, si basa su prove raccolte dalla Squadra Mobile, tra cui la chat WhatsApp “Quei bravi ragazzi”, con 23 partecipanti, in cui gli agenti si vantavano di pestaggi, insulti razzisti e furti, usando termini come “cioccolatini” (botte), “torta Sacher” (pestaggio riuscito) e “sussurri” (provocazioni). In un caso, dopo un pestaggio, un agente ha condiviso la foto di un fermato in ospedale con il commento: “Evidentemente si era rotto le p…”. I manganelli tonfa, non in dotazione, trovati in 9 armadietti e abitazioni degli indagati sono altri elementi a conferma dell’accusa. Come le bodycam accese solo dopo gli abusi, come nel caso dei 1.200 euro sottratti durante uno sgombero a Borzoli. Anche i video di sorveglianza e testimonianze di vittime e colleghi, confermano un sistema di abusi contro soggetti vulnerabili, spesso stranieri o minori.

Gli agenti, 11 uomini e 4 donne, sono accusati di lesioni aggravate, peculato, falso ideologico e abuso di potere, con sei episodi specifici contestati tra il 1° gennaio 2024 e il 28 febbraio 2025. Le vittime hanno riportato prognosi di 3, 5 e 21 giorni, con il caso più grave (trauma facciale e lombare) attribuito a un uomo assolto dall’accusa di rapina

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