La tecnologia va avanti a velocità supersonica e la sicurezza delle telecomunicazioni sembra abbia raggiunto la meta. Con i nuovi sistemi di interconnessione quantistica i tentativi di intrusione potrebbero essere soltanto un brutto ricordo. Ma siamo certi che queste metodologie siano davvero inviolabili? Oppure c’è qualcuno che ci marcia?
Roma – L’evoluzione delle nuove tecnologie nell’ultimo decennio ha raggiunto livelli forse inimmaginabili anche per uno scrittore di fantascienza. L’ultima novità è la quantistica applicata ad internet. Non è un tentativo di costruire un paradigma concettuale per verificare quante volte viene utilizzata internet ed i suoi effetti sull’uomo. La quantistica è lo studio delle particelle della materia.
Ora pare che l’Europa si doterà di una Quantum Communication Infrastructure ovvero una rete di trasmissione quantistica in grado di garantire comunicazioni ultrasicure e l’integrità dei dati trasmessi tra le istituzioni governative e le infrastrutture critiche di tutta l’UE.
Il settore della difesa e la sicurezza delle comunicazioni tra gli umani e tra i molteplici oggetti cosiddetti intelligenti che invaderanno la nostra quotidianità, dovrebbero risultare quelli più sensibili a questa nuova infrastruttura. Le aziende che fanno parte di questo progetto, fra cui l’italiana Leonardo, si sono riunite nel consorzio EuroQCI.
Le tecnologie quantistiche possono scambiare chiavi crittografiche, con la garanzia di una totale sicurezza delle comunicazioni nella gestione di un’enorme mole di dati. Queste chiavi saranno distribuite tramite canali dedicati sia su fibra ottica terrestre che su collegamenti laser spaziali.
Secondo gli esperti del settore, l’elevato livello di sicurezza è reso possibile dal fatto che la rete di distribuzione utilizzata permette di trasmettere una chiave segreta da un utente ad un altro in condizione di perfetto riserbo dal punto di vista matematico.
Questo accade perché le caratteristiche quantistiche permettono di scoprire se qualcuno ha provato ad intercettare le chiavi. Per noi comuni mortali significa che se il messaggio arriva nelle stesse condizioni in cui è partito, allora vuol dire che nessuno lo ha letto, sentito, registrato e archiviato per gli usi più diversi. Viceversa se giunge in uno stato diverso dall’origine, vuol dire che qualcuno o qualcosa ha cercato di captarlo.
Il professor Marco Baldi dell’Università Politecnica delle Marche, che insegna cybersecurity e crittografia ci informa che lo stato quantistico della materia è così delicato che una qualsiasi operazione di misura ne provoca il deterioramento. Ciò è alla base della sicurezza perfetta che è raggiungibile dalla distribuzione quantistica delle chiavi.
I computer quantistici possono eseguire parallelamente calcoli ed algoritmi che richiederebbero moltissime ripetizioni su un computer classico, accelerandone radicalmente l’esecuzione.
Siamo sicuri che tutto questo ambaradan tra informatica quantistica, robotica, domotica e quant’altro sia un bene per la popolazione mondiale? A che pro? A comunicare più velocemente, si dice in giro. A vantaggio di chi? Del comune cittadino, no di certo.
La tecnologia nata per essere al servizio dell’uomo, corre il fondato rischio di servirsene. E sono cavoli amari.