Sono sempre di più le piccole municipalità che spariscono ma il processo di accorpamento è lento e c’è ancora troppa burocrazia nonostante la digitalizzazione.
La dipartita dei piccoli Comuni. Negli ultimi tempi si è diffusa l’idea che i Comuni in Italia siano troppi e sarebbe il caso di accorparli. La digitalizzazione della pubblica amministrazione ha accelerato un processo già in fieri. Storicamente l’Italia è sempre stata legata alla propria appartenenza. Ogni borgo, anche il più piccolo, ha voluto difendere la propria storia e identità culturale. Ecco perché ci sono 8000 Comuni, di cui quasi il 70% con meno di 5000 abitanti!
Ora prima dell’avvento della rete, questo aspetto poteva pure avere un senso in quanto garantiva prossimità alle istituzioni locali. Oggi, invece, si è vicini, miracoli del digitale, stando lontani. La pandemia ha velocizzato questo processo, per cui le pratiche che si effettuavano in presenza ora si espletano online. Secondo gli adulatori ed esegeti del web la dematerializzazione dei documenti produrrebbe una serie di benefici ai cittadini. Nel dettaglio: una banca dati unica; accesso automatico ai dati; verifica dei dati in tempo reale; registri digitali; servizi online per l’utente.
E’ chiaro che le comodità sono tante. Poter effettuare tutte le operazioni di cui si ha necessità, in maniera rapida, tracciabile e sicura è un modo efficace per il cittadino, che poi finisce per restare avviluppato nella rete, in senso letterale e figurato. Più un sistema seduce, maggiori sono le possibilità di essere fagocitati in un meccanismo di dipendenza! I cantori delle virtù taumaturgiche della digitalizzazione esaltano il concetto di sportello universale, disponibile h24.
Tuttavia ritengono che nel Belpaese il livello di polverizzazione amministrativa è ancora alto, a causa della carenza di personale tecnico qualificato nei piccoli centri. Inoltre non riescono ad accedere ai fondi europei perché manca capacità di progetto e gestione. Il prezzo che si paga è alto a causa di uffici duplicati, personale non ottimizzato e presente in comuni con pochi abitanti. La centralizzazione digitale, al contrario, potrebbe essere svolta dalle Province che pur essendo state formalmente abolite, rappresentano l’ente idoneo per funzioni sovracomunali.

In questo modo i Comuni calerebbero diminuendo i costi, mentre lieviterebbe l’efficienza amministrativa. D’altronde è un fenomeno che riguarda anche il resto d’Europa. Paesi come Danimarca, Francia e Germania hanno già provveduto a ridurre il numero dei municipi e ad attuare fusioni e unioni comunali. In Italia il cambiamento procede con lentezza. Si è legati a un modello dell’800, con una burocrazia elefantiaca che non pensa minimamente di lasciare il potere. Il processo è avviato e, seppure con difficoltà, non si riesce a fermarlo.
Non si tratta solo di digitalizzazione del sistema organizzativo, ma investe anche una vera trasformazione istituzionale. E’ necessario ridisegnare la geografia amministrativa per offrire ai cittadini efficacia ed efficienza, senza sperpero di risorse, sia di personale che finanziarie. Ma il cammino è tortuoso per le forti resistenze culturali, campanilistiche e identitarie. Ogni borgo ha una forte valenza simbolica, culturale e di rispetto per il luogo. Molti temono la cancellazione della prossimità istituzionale, del “sentire” il Municipio vicino ai propri bisogni.
E’ vero che adesso è tutto più rapido con la rete, però si avverte una certa distanza, non solo fisica, ma anche emotiva. Il processo è ormai, inarrestabile, probabilmente i vantaggi e i benefici saranno superiori quando l’alfabetizzazione digitale sarà più estesa.
Tuttavia la cancellazione di tante relazioni quotidiane che si sono protratte nei secoli col Municipio, rappresenta un po’ l’estrema unzione per valori culturali e emozionali.