Attenti ad Iron, un collega che non transige

L’ennesima cineseria rischia di diventare una realtà presente in aziende private e uffici pubblici. Il robot si muove come gli esseri umani e presto gli sarà attribuito il sesso.

La Cina ha presentato IRON, un robot umanoide con due gambe. La prima impressione per chi ha avuto l’occasione o la sventura di assistere alla presentazione di un fenomenale robot è stata di grande sbigottimento. Già il nome, Iron, fa intuire di che pasta è fatta, di ferro. E’ inquietante la somiglianza con le persone. L’Intelligenza Artificiale (IA) ha aggiunto pelle sintetica e muscoli scolpiti. Sbalordisce la naturalezza dei suoi movimenti.

Artefice del “miracolo” è Xpeng, un’azienda automobilistica cinese fondata nel 2014, specializzata nella produzione di veicoli elettrici intelligenti. Si distingue per l’innovazione tecnologica, con un forte focus su sistemi avanzati di guida autonoma e connettività. Ha debuttato sul mercato italiano nel giugno di quest’anno. Se si pensa ai primi robot, non si può non ridere per i loro movimenti a strappi, quasi comici, ridicoli e innaturali.

Nel caso in questione sembrano passati anni luce. Il nome, come hanno spiegato i manager dell’azienda, è frutto di un cocktail di innovazione, design e IA. Iron è stato ideato per lavorare con altre persone, perché fornito di un sistema che decodifica gli input visivi da cui scaturiscono azioni in tempo reale, senza dover tradurre quello che vede. Bisognerà valutare cosa ne pensano i colleghi umani. Non saranno certo contenti di avere a fianco un rompiscatole tecnologico, non bastavano i compagni di lavoro! E’ dotato di una struttura potente: spina dorsale flessibile, muscoli con cui può muoversi con efficacia.

Possiede 82 parametri indipendenti, 22 per ogni mano, attraverso cui riesce a gesticolare e ad eseguire movimenti complessi con accuratezza. Ad affiancare il sistema di funzionamento ci sono 3 microcircuiti elettronici AI specifici, che trasmettono una potenza tale come mai era accaduto finora. Quando è stato presentato su un palco il 5 novembre scorso, il pubblico ha cominciato a rumoreggiare, perché autoconvintosi che ci fosse un trucco.

I manager, come nei migliori spettacoli di illusionisti e prestigiatori, con un “coup de théâtre”, hanno avuto l’idea di tagliare a metà Iron, per mostrare l’assenza di inganni. Cosi é stato esposto l’endoscheletro biotecnologico del robot, una sorta di replicante delle funzioni umane. Un alto livello della tecnologia, dove IA e meccanica in un rapporto sinergico sono riusciti a realizzare apparecchiature in grado di imitare le azioni degli esseri umani.

Un collega zelante e poco propenso alle perdite di tempo durante gli orari di lavoro

Si differenzia dai suoi simili per il “design born from within“, un approccio in cui lo stile e l’estetica emergono dalle esigenze intrinseche, dalla cultura e dalle preferenze utilizzate per un prodotto, piuttosto che essere imposti dall’esterno. Un metodo che dall’interno del corpo umano si dirige verso l’esterno. Ed è propria questa peculiarità che dà la sensazione che il robot sia “vivo”. Per soddisfare i gusti dei clienti, in futuro potranno avere diverse colorazioni, aspetti e anche il sesso.

Inoltre anche l’abbigliamento sarà creato all’uopo e alle necessità del momento. L’idea dell’azienda è di inserire nel 2026 Iron nei negozi, uffici e showroom per accogliere e interagire con la clientela. Uno degli aspetti che la letteratura fantascientifica ha trattato con dovizia di particolari è la “rivolta delle macchine” verso l’uomo. In particolare la vita non biologica, l’autocoscienza, l’intelligenza e la competizione delle macchine stesse.

Come ben narrano due famosi romanzi “Neuromante” di William Gibson e “Il cacciatore di androidi” di Philip Dick. Attenzione, quindi!