Chi ha sparato a Lupo Grigio?

L’uomo è stato ammazzato da due scariche di pallettoni sul ciglio di casa. Il killer si sarebbe appostato nelle vicinanze oppure avrebbe seguito la vittima con l’intento preciso di eliminarla.

ZOVENCEDO (Vicenza) – Chi sparò quella micidiale scarica di pallettoni a Mauro Pretto, 47 anni, naturalista solitario, fulminandolo sulla porta di casa? Sono trascorsi più di otto anni da quella nottata maledetta del 13 Maggio 2017 quando un killer, rimasto senza nome, si era avvicinato nella vecchia abitazione dell’uomo di contrada Gazzo con uno scopo ben preciso: uccidere il povero Mauro.

La ricostruzione dell’omicidio è rimasta frammentaria e non priva di dubbi e perplessità. L’ambientalista, conosciuto e apprezzato in paese per il suo amore nei riguardi della natura e degli animali, potrebbe essersi svegliato a seguito di rumori provenienti dall’aia antistante il vetusto casolare di campagna. Pretto, a questo punto, avrebbe aperto la porta d’ingresso e sarebbe stato raggiunto da un paio di fucilate mortali in pieno petto. Il corpo esanime veniva ritrovato da un conoscente sul ciglio della porta di casa crivellata di pallettoni.

L’uomo, che viveva in solitudine dopo un breve periodo di convivenza con la sua fidanzata, collaborava con il fratello in un’attività commerciale a Brendola, paese distante da Zovencedo, in provincia di Vicenza, un quarto d’ora di strada. Pretto non frequentava nessuno ed aveva pochissimi amici, gran parte dei quali vicini di casa. Gli stessi che a suo tempo avevano riferito agli inquirenti di non aver sentito gli spari per la cospicua distanza che divideva le ultime abitazioni del paese in val di Gazzo con la vecchia cascina dove abitava la vittima.

I carabinieri durante il sopralluogo in casa della vittima

La sera prima della tragedia il buon Mauro, soprannominato el Taliban per via della sua folta barba nera, era andato al bar del paese per un caffè e per vedere in tv il “Giro d’Italia”. Dopo la gara aveva scambiato quattro chiacchiere con alcuni avventori e poi sarebbe tornato a casa con la sua vecchia bici in tarda serata. Dal paese alla casa dell’uomo ci vogliono una decina di minuti prima di abbandonare la provinciale e inerpicarsi su un viottolo in terra battuta zeppo di buche che porta al cascinale dell’uomo assassinato.

Probabilmente il killer, che conosceva bene la sua vittima, lo stava aspettando appostato nei paraggi oppure avrebbe seguito l’uomo durante il suo ritorno a casa. Anche il movente è rimasto un mistero ma non è balzano ipotizzare che qualcuno potrebbe avercela avuta con lui per via delle sue passioni: la difesa dei boschi e degli animali selvatici. Una delle piste investigative seguite dai carabinieri, infatti, era stata quella del bracconaggio, fenomeno che già aveva dato problemi in passato nella vasta area collinare.

Poca roba si era ricavata dall’acquisizione dei video delle telecamere del bar “Kamasutra”, il locale dove Pretto si era recato la sera prima di morire, e di quelle stradali. Un giovane che usciva a notte fonda da una discoteca avrebbe riferito ai carabinieri di aver notato un’Alfa Romeo 159, di probabile colore scuro, ferma sulla provinciale a breve distanza da uno slargo che porta al casolare della vittima. Dall’auto sarebbe sceso un uomo che, con passo svelto, si sarebbe diretto verso casa della vittima per poi sparire dalla vista del testimone. Il buio pesto non aveva premesso al giovane di dare maggiori particolari sulla fisionomia dello sconosciuto.

Il Ris di Parma, che si era occupato dei rilievi scientifici, non riuscì a dare ulteriori contributi all’inchiesta che veniva archiviata nel 2024 dopo diversi tentativi di venire a capo di un omicidio ancora senza colpevole. L’eremita di Zovoncedo era stimato da tutti e si prodigava per chiunque ne avesse bisogno. Amava in particolar modo i cani. Ne aveva cinque di cui uno, Pedro, fedelissimo, è stato ritrovato libero mentre tentava di rianimare, a piccoli morsi, il suo padrone ormai cadavere ritrovato con la faccia rivolta in giù e col petto squarciato dalla gragnuola di colpi sparati a bruciapelo.

Il crimine si sarebbe consumato in una manciata di secondi e, presumibilmente, il sicario sarebbe poi tornato sui suoi passi sino a raggiungere l’auto per poi far perdere le tracce. L’omicida, oltre a conoscere Mauro, conosceva bene anche la zona, dove si è mosso con disinvoltura deciso a compiere la sua missione di morte. Uno sconosciuto che conosceva bene le armi e che potrebbe aver agito conto terzi. Dunque un esecutore materiale del delitto atteso forse da un complice che potrebbe essere rimasto in auto ad attenderlo. Ma non è detto. Chi ha ucciso Mauro Pretto potrebbe aver agito da solo, con maggiori possibilità di farla franca.

Il caso rischia di rimanere un cold case

Qualcuno lo chiamava anche “Lupo Grigio” perchè amava il bosco più fitto e lottava per difendere gli alberi dal disboscamento selvaggio e le aree verdi dalla cementificazione. Mauro viveva in solitudine, aveva fatto una scelta ben precisa: si era votato alla difesa dell’ambiente con coraggio e determinazione.

Più di una volta l’ecologista avrebbe litigato con un paio di cacciatori, che conosceva bene, perchè avevano sparato nei paraggi di casa non rispettando le distanze prescritte. L’ambientalista difendeva gli animali del parco e non permetteva a nessuno di fargli del male. Qualcuno, però, non avrebbe gradito il suo comportamento “radicale” e se la sarebbe legata al dito.

Pare che in paese più di qualcuno sappia la verità. Queste persone sono ancora in tempo per indicare, anche in forma anonima, chi ha ammazzato Mauro Pretto. L’uomo che ha pagato con la vita la difesa di un bene comune.