I tartassati mantengono i furbetti

E’ ancora senza freni l’evasione fiscale e a farne le spese sono i cittadini, dipendenti e autonomi, che pagano regolarmente le tasse. Gli scaltri vivono alla grande, le persone per bene soccombono…

L’Irpef, chi è costei? Nel nostro Paese quando si parla di Irpef viene l’orticaria a molti cittadini, che fingono di non conoscerla. La loro reazione potrebbe tradursi con una parafrasi del famoso motto “Carneade! Chi era costui?”, pronunciato da Don Abbondio nei “Promessi Sposi”. Nel nostro caso si potrebbe affermare “Irpef, chi è costei?”. Per la cronaca Carneade è stato un filosofo dell’antica Grecia della corrente degli scettici. Evidentemente lo sono anche i nostri connazionali che la detestano senza remore.

Il sito dell’Agenzia delle Entrate definisce l’Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche), un tributo dovuto dalle persone fisiche per il possesso dei seguenti redditi: fondiari, cioè dei fabbricati e dei terreni; di capitale; di lavoro dipendente (inclusi i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e i redditi di pensione); di lavoro autonomo; d’impresa; diversi, elencati nell’art. 67 del Testo unico delle imposte sui redditi.

L’anomalia italiana è che le tasse pesano sulle spalle solo di alcune categorie di lavoratori. A confermare questo dato è un’indagine a cura del Centro Studi Itinerari Previdenziali, che elabora analisi di scenari sulle dinamiche di funzionamento del sistema pensionistico e assistenziale italiano e la gestione dei patrimoni affidati agli investitori istituzionali, analizzandone i trend tanto sotto il profilo socio-economico, quanto dal punto di vista giuridico e fiscale. Su meno di 1/3 di cittadini, il cosiddetto ceto medio, grava oltre ¾ dell’Irpef e quasi il 50% non ha introiti e dipende economicamente da altri soggetti.

Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) il reddito mediano del ceto medio è di circa 25.000 euro annui. Ebbene questi lavoratori sono vittime designate di un inganno, una trappola appositamente predisposta per loro, sui quali grava come un macigno il peso fiscale. Mentre la metà degli italiani, i furbi e gli impuniti, un bacino elettorale esteso che incide non poco sulle dinamiche di voto, dichiara un reddito all’incirca di 10.000 euro lordi annui. In soldoni non versa imposte sul reddito e il 43,15% non ha alcun reddito, pesando sulla società in generale.

Poiché i numeri non mentono, l’esito finale di tutto questo ambaradan è che 42,6 milioni di cittadini sono a carico di 11,6 milioni di contribuenti. La classe politica, intanto, farnetica di allargare la base di contribuenti a cui abbassare le aliquote Irpef. Gli esperti sostengono che per una sua autentica revisione occorrerebbero 10 miliardi. Ma come siamo messi non è che possano spuntare da un cilindro, con un colpo di magia. Spifferi di corridoio annunciano nuove forme di detrazioni per figli a carico, incentivi per acquistare libri di testo e una concreta valorizzazione dei caregiver.

Controlli si ma anche leggi eque che premiano i cittadini che pagano

Non poteva mancare la rottamazione delle cartelle esattoriali, un argomento sempre in auge. Per compiere questa grande opera l’iter legislativo prevede prima la stesura del “Documento programmatico di finanza pubblica”, approvato tra il 2 e il 3 ottobre, in cui viene indicata la direzione dell’economia italiana e la programmazione delle politiche economiche. Rappresenta l’inizio dei lavori che termineranno con l’approvazione della Legge di Bilancio, entro il 31 dicembre. Saranno solo palliativi, come rammentare un indumento liso, soluzioni provvisorie che non risolvono il problema di fondo.

Se le aliquote sono alte e sempre i “soliti noti” sono tartassati non dipende da un sortilegio. Ma da politiche scellerate che hanno permesso un’evasione fiscale e contributiva di dimensioni astronomiche. Se si interviene su questo aspetto, si potrà avere un calo dei balzelli e una più equa distribuzione del reddito complessivo. Ma come si è visto il bacino elettorale di chi evade le tasse è numericamente superiore ai tartassati. Il risultato? E’ come il cane che si morde la coda, un ciclo continuo senza soluzione.

Ad un problema in apparenza risolto, se ne genera un altro come effetto del primo. Un vicolo cieco, senza uscita!