Zoomers africani: la Generazione Z che sfida governi e cambia il mondo

Tecnologici ma impegnati, alienati solo per chi non li guarda davvero: i giovani africani si riscoprono protagonisti del cambiamento sociale.

Le scienze sociali sono aduse a fornire particolari definizioni per i loro oggetti di studio. Non sfugge a questa tendenza la “Generazione Z”, altrimenti detta “Zoomers”, riferita ai nati tra il 1997 e il 2012. La prima ad aver avuto a disposizione una montagna di dati, grazie all’avvento del moderno “deus ex machina”, Internet e della globalizzazione.

In pratica la prima generazione che non ha vissuto un solo giorno senza tecnologia. Il loro modello di riferimento è la Silicon Valley, che sorge nella San Francisco Bay Area, nel Sud della California, dove hanno la sede numerose start-up e società internazionali specializzate in tecnologia. Le più importanti sono Apple, Facebook e Google. Attualmente la Silicon Valley occupa un ruolo preponderante nell’immaginario collettivo degli Zoomers.

L’Africa, il continente nero, è anche quello più giovane

Le scienze sociali sempre attente alle dinamiche individuali e collettive della società, si sono chieste come vedessero il loro mondo percepito. Essendo nata e cresciuta a “pane e internet” la visione non può che essere frutto della tecnologia. Molti critici la considerano troppo dipendente dalla virtualità tecnologica e dei social network e ci si è chiesto se lo smisurato sviluppo tecnologico possa provocare conseguenze negative sull’etica pubblica e sulla stessa democrazia.

La tecnologia è entrata con prepotenza nella vita individuale e nei processi sociali, estendendo i suoi tentacoli in tutti gli spazi occupati dall’uomo. In questo modo ci si espone all’alienazione della finta realtà virtuale. La tecnologia è così seducente, che l’attore esiste solo oggettivizzandosi in essa. Quindi non è in grado di porsi domande di ordine metafisico intorno all’esistenza, che hanno sempre costituito il punto di partenza dell’identità occidentale.

La Gen Z per la prima volta si è trasformata, in Africa, in movimento collettivo

Ma la Gen Z non può essere definita solo come quelli che si chinano sui loro device a vedere il mondo che passa e si assentano dalla vita sociale. Infatti, i suoi componenti sono molto sensibili a tematiche quali il cambiamento climatico, la sicurezza geopolitica e il femminismo. Diversamente alle generazioni che l’hanno preceduta orientate al miglioramento economico, in realtà presenta nuovi modelli. L’aspetto che li ostacola non poco è che le società avanzate sono anche molto vecchie, quindi il loro entusiasmo viene placato e la sua forza neutralizzata.

Se si allargano gli orizzonti, ci si rende conto che l’Africa, il continente nero è anche quello più giovane. La gioventù keniota, l’anno scorso è scesa in piazza per protestare contro la manovra economica del governo che aumentava le disuguaglianze sociali. Grazie a TikTok e Facebook una moltitudine di ragazzi si è riversata nelle strade. La Gen Z per la prima volta si è trasformata, in Africa, in movimento collettivo. Le autorità, come succede anche in società considerate più “evolute”, hanno fatto la faccia truce, mostrando i muscoli e, addirittura, sparando sulla folla, provocando 50 decessi e 413 feriti. E’ stato un prezzo molto alto pagato dai manifestanti che hanno continuato le loro proteste fino alla modifica della legge di bilancio.

Come una febbre le proteste si sono estese anche ad altre nazioni, contestando il modello di credito internazionale ormai obsoleto, a vantaggio del capitalismo occidentale. Chissà che il cambiamento non possa partire dalla periferia del mondo, sottomessa, colonizzata e depredata. Altro che alienata, La Gen Z africana è viva e vegeta!

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