Lettini e ombrelloni più cari: scatta l’inflazione da spiaggia. Prezzi balneari in aumento del 2,3% rispetto al 2023. E a pagarne il conto sono (ancora) le famiglie italiane.
“Stesso mare, stessa spiaggia,” è il titolo di una nota canzone portata alla notorietà da Piero Focaccia e Mina nel lontano 1963. Periodo storico caratterizzato dal “boom economico” che provocò una rapida crescita industriale ed una forte espansione dei consumi. Le spiagge piene di bagnanti, come mai in precedenza, confermavano il raggiunto benessere. Almeno così sembrava! La prima decade di giugno ha manifestato i prodromi di un’estate che si preannuncia più che bollente. Sono iniziati così i primi spostamenti di persone verso i lidi balneari, come mandrie alla ricerca di refrigerio. Ma più che rinfrescarsi con la brezza marina in contrapposizione all’afa urbana, i vacanzieri sono rimasti… scottati dall’impennata dei prezzi per lettini e ombrelloni del 2,3% rispetto all’anno precedente.

Questi dati sono stati diffusi dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori e dalla Fondazione Isscon. Il primo è un centro di analisi e ricerca all’interno dell’associazione Federconsumatori. Si occupa di monitorare e studiare diversi aspetti legati al mondo dei consumi, come i costi di beni e servizi, la qualità dei servizi offerti e l’andamento dei prezzi e delle tariffe. La seconda, il cui acronimo significa “Istituto Studi sul Consumo”, è un ente che mira a promuovere studi e ricerche nel campo del consumo, con un’attenzione particolare al rilancio delle attività e alla formazione. Gli aumenti dei prezzi non si limitano solo ai lettini e ombrelloni, ma anche alle attività collaterali come canoa, pedalò e sup, una disciplina sportiva ibrida tra canoa e surf che, negli ultimi anni, ha appassionato molte persone.
Ebbene i costi per queste discipline sono aumentati, in media, del 2%. Secondo gli analisti seppur l’aumento è stato contenuto se confrontato a ritroso negli anni, è, tuttavia superiore all’inflazione che nel mese di maggio si è attestata all’1,7%. Questo fenomeno è stato definito dagli studiosi, che hanno dimostrato di avere una… fervida fantasia, con l’appellativo di “inflazione turistica”. Rispetto agli altri Paesi europei in Italia il costo della vita è più basso. Questo fenomeno avvantaggia i turisti stranieri che hanno maggiore potere d’acquisto rispetto agli italiani.

Le varie attività commerciali che ruotano intorno al turismo, accoglienza, ristorazione e divertimento sentendo l’odore dei soldi, hanno aumentato i prezzi, perché consapevoli che c’è chi può pagare. Nell’ultimo triennio la crescita dei prezzi dei servizi balneari è stata dell’8%. Quest’anno è cresciuto soprattutto il soggiorno giornaliero, il “toccata e fuga”, che è stato molto sentito dai vacanzieri dei primi giorni caldi di giugno, in cui la gran parte ha effettuato qualche giorno di mare, al massimo un weekend.
Poiché non ci facciamo mancare nulla, gli autori dell’indagine sono stati prodighi di consigli per risparmiare. La tecnica più certa è… evitare di andare in vacanza! Ma, scherzi a parte, visto che i bilanci familiari piangono lacrime amare, si tenta, ad esempio, di fruire dei servizi da spiagge per alcune ore e non per l’intera giornata, risparmiando il 50%. Inoltre non poteva certo mancare all’appello della tecnologia, pronta a fornire una serie di app per risparmiare. E’ possibile mettersi in contatto con altre persone per la fascia oraria in cui non si è presenti in spiaggia offrendo gli attrezzi a prezzo ridotto. Poi si possono limitare le spese anche offrendo pacchetti tutto compreso a prezzi bassi. Si tratta, comunque, di espedienti che non risolvono il problema di fondo: aumentare i salari e gli stipendi!