“Negli allontanamenti non si può usare la forza pubblica. Il bambino non è un mafioso”. A breve nuove linee guida.
Roma – Il caso di Stella, la bambina di 5 anni di Monteverde (Roma), ha riacceso il dibattito sui prelievi forzosi di minori e sull’applicazione della bigenitorialità nei procedimenti giudiziari. Dopo l’ordinanza del Tribunale di Roma che disponeva il collocamento di Stella in una casa famiglia con l’uso della forza pubblica, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, è intervenuta con fermezza: “Negli allontanamenti forzosi non si può usare la forza pubblica. Il bambino non è un mafioso”. La dichiarazione arriva in risposta a una lettera aperta della Garante per l’Infanzia, Marina Terragni, sottolinea la necessità di riformare le pratiche di allontanamento dei minori. Roccella ha annunciato una prossima riunione con i ministri Carlo Nordio (Giustizia), Matteo Piantedosi (Interno) e la stessa Terragni per affrontare il problema.
Stella, una bambina di 5 anni affetta dalla rara sindrome di Fabry e da anemia mediterranea, vive con la madre a Monteverde, Roma. La vicenda ha origine da una separazione conflittuale, segnata da atti di violenza del padre, rinviato a giudizio per lesioni sulla ex moglie. La bambina, che manifesta un rifiuto categorico di incontrare il padre – con sintomi fisici come episodi di vomito alla prospettiva degli incontri protetti – è stata al centro di un’ordinanza del Tribunale Civile di Roma che dispone il collocamento in casa famiglia con autorizzazione all’uso della forza pubblica e una sanzione di 300 euro al giorno per la madre in caso di ritardo nell’esecuzione.
La madre, descritta dai servizi comunali come “accudente e attenta” ai bisogni di Stella, è stata invece giudicata dalla consulente tecnica d’ufficio (CTU) come “ostativa” al rapporto tra la bambina e il padre. Questo giudizio si basa sulla teoria della alienazione parentale, spesso contestata per la sua applicazione acritica nei tribunali italiani. A marzo 2025, durante un primo tentativo di prelievo, Stella si era opposta legandosi con lo scotch sotto il tavolo della cucina, un gesto che aveva commosso l’opinione pubblica. Da settimane, l’intero condominio di Monteverde si è mobilitato in difesa della bambina e della madre, trasformando il cortile in un presidio spontaneo per impedire l’allontanamento.
La Garante per l’Infanzia, Marina Terragni, ha sollevato il caso con una lettera aperta ai ministri Roccella, Nordio e Piantedosi, chiedendo un chiarimento urgente sui prelievi forzosi. Nella lettera, Terragni ha richiamato la sentenza della Corte di Cassazione 9691/2022, che definisce l’uso della forza per allontanare i minori “non conforme allo stato di diritto” e sottolinea l’importanza dell’ascolto del minore nei procedimenti giudiziari. In risposta la ministra Eugenia Roccella ha dichiarato: “Negli allontanamenti forzosi non si può usare la forza pubblica. Il bambino non è un mafioso. Non siamo ai tempi dei gendarmi di Pinocchio. Lo si può fare in caso di pericolo di vita, ma non se lo si deve portare in una casa famiglia”. Roccella ha annunciato un incontro imminente con i ministri Nordio, Piantedosi e la Garante Terragni per discutere nuove linee guida, con l’obiettivo di limitare i prelievi forzosi ai soli casi di pericolo imminente per l’incolumità del minore. Roccella ha anche evidenziato la necessità di ascoltare i minori: “Si parla sempre di ascolto dei minori, ma in questi casi troppo spesso ciò che i bambini esprimono non viene considerato. È un tema delicato e importantissimo”.