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Affitti universitari alle stelle: in Italia ormai una stanza costa quanto un bilocale

Da Bologna a Milano, i prezzi degli affitti per studenti continuano a salire. E l’emergenza abitativa resta ignorata dalla politica.

Gli affitti per gli universitari nel nostro Paese sono sempre più alti. Ogni anno, puntuale come le feste comandate, sale alla ribalta della cronaca la notizia che evidenzia il caro affitti per gli universitari italiani. E noi fedeli servitori della cronaca non possiamo fare altro che inchinarci ad essa. È talmente scontata come notizia, che se leggiamo un articolo di qualche anno fa sull’argomento sembra fresco di giornata! A conferma che per invertire la rotta non si è fatto nulla o ben poco.

Nelle principali città universitarie italiane il costo per affittare una stanza singola, negli ultimi anni è cresciuto di più rispetto a quello di una casa tradizionale. Non sono le solite lamentele di universitari che come anime in pena sono alla ricerca di un buco abitativo. Ma è il risultato di uno studio a cura di Immobiliare.it Insights, del gruppo di Immobiliare.it, specializzata nell’applicazione di soluzioni tecnologiche innovative al settore immobiliare e dedicata all’analisi e all’elaborazione dei dati del mercato immobiliare italiano ed estero. Il confronto è partito dal 2021 basandosi sull’oscillazione dei prezzi per una stanza con quelli degli affitti delle diverse tipologie di appartamenti.

La medaglia… d’oro spetta a Bologna dove una stanza costa in media ben 651 euro

La medaglia… d’oro spetta a Bologna dove una stanza costa in media 651 euro, pari a +73%, mentre gli appartamenti di varia metratura sono cresciuti solo (si fa per dire) del… 30%. Al 2° posto Padova, dove una stanza costa 508 euro al mese, equivalente a +61%. L’ultimo gradino del podio è occupato da Firenze, in cui una stanza singola costa 618 euro al mese, pari ad una crescita del 59%. Mentre un bilocale è aumentato del 38% e i trilocali del 50%.

La lunga lista degli aumenti dei costi abitativi prosegue con le altre grandi città italiane. Appena fuori dalla… “zona medaglia”, troviamo, infatti, Torino, dove una stanza singola costa 483 euro al mese, +56%, mentre le altre tipologie abitative sono cresciute del 36% e 41%. Non poteva mancare Milano, dove la stanza singola nel periodo in questione è cresciuta del 44% e un bilocale solo… del 27%. La città meneghina resta, comunque, in senso generale la più cara, con un posto letto a 714 euro al mese. Secondo gli autori dell’indagine l’aumento è dovuto alle crescenti richieste di queste soluzioni abitative, per cui l’offerta non riesce a soddisfare la domanda.

Per risolvere il problema del caro affitti, l’idea potrebbe essere quella di un’edilizia popolare per gli studenti, ristrutturando anche tante aree dismesse alle periferie della città.

Inoltre, la maggioranza delle città universitarie sono anche importanti centri economico-culturali, che sono mete ambite da parte di lavoratori ed operatori. Tuttavia, coi salari tra i più bassi d’Europa e la precarietà del lavoro le scelte sono quasi obbligate. Ossia cercare soluzioni temporanee e condivise, magari con altri lavoratori e/o studenti, per far quadrare il bilancio, nella speranza di tempi migliori.

Un aspetto vergognoso della situazione è il mercato irregolare del settore, con pagamenti in nero senza controlli di alcun tipo. Un danno sia per chi paga, ma anche per la collettività che si vede sottrarre risorse finanziarie altrimenti utilizzabili. Si avverte l’urgenza e la necessità di una seria politica sociale abitativa, che miri alla costruzione di un’edilizia popolare per gli studenti, ristrutturando anche tante aree dismesse alle periferie della città.

Infine, bisognerebbe ricordarsi dell’art. 3 della nostra Costituzione, quando dice “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Oltre a ricordarsene, gli ostacoli vanno rimossi senza se e senza ma. Non farlo rappresenta un “vulnus” per la nostra democrazia!

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