L’opposizione all’attacco della stretta sulla canapa: a rischio 30mila lavoratori

Nel mirino di Pd e M5S l’articolo 18 del decreto Sicurezza che vieta ogni attività economica relativa alle infiorescenze della pianta industriale.

Roma – Nel decreto Sicurezza c’è un articolo, il 18, che vieta ogni attività economica relativa alle infiorescenze della canapa industriale. Un provvedimento che secondo il Pd compromette lo sviluppo di una filiera innovativa, sostenibile e con forte presenza giovanile. Per questo, dicono i dem, andrebbe cancellato. Il deputato Stefano Vaccari cita addirittura Benito Mussolini per lanciare il messaggio al governo. Il Governo ha introdotto una netta inversione di rotta sull’uso e la commercializzazione della canapa industriale. Le modifiche riguardano in particolare la legge 2 dicembre 2016, n. 242, che fino ad oggi regolava la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa in Italia.

Le nuove norme, contenute all’articolo 18 del decreto, mirano a limitare fortemente l’uso delle infiorescenze, anche nei casi in cui derivino da varietà legali. Ora la coltivazione della canapa è ammessa esclusivamente se comprovata da una finalità industriale lecita. La realizzazione di prodotti per la bioedilizia o la cosmesi, ad esempio, è confermata ma solo per usi legali, chiarendo così un precedente ambito interpretativo più vago. Secondo il testo, lo scopo è prevenire il rischio che il consumo di prodotti a base di infiorescenze possa alterare lo stato psicofisico delle persone, compromettendo la sicurezza pubblica e stradale. L’esclusione delle infiorescenze dalla legge 242/2016 e il loro assoggettamento al DPR 309/1990 comporta l’equiparazione, sotto il profilo sanzionatorio, ai prodotti stupefacenti, aprendo la porta a interventi penali e sequestri.

Vaccari per essere chiaro e ficcante con la maggioranza scomoda il Duce. “La canapa è stata posta all’ordine del giorno della nazione, perché per eccellenza autarchica è destinata ad emanciparci quanto più possibile dal gravoso tributo che abbiamo ancora verso l’estero nel settore delle fibre tessili. Non è solo il lato economico agrario, c’è anche il lato sociale la cui incidenza non potrebbe essere posta meglio in luce che dalla seguente cifra: 30.000 operai ai quali dà lavoro l’industria canapiera italiana“. A dirlo, spiega Vaccari, “non è un consumatore di cannabis, ma Benito Mussolini. Spero che questo convinca la maggioranza che nella canapa industriale non c’è niente di illecito e che i produttori non sono pericolosi spacciatori”, aggiunge l’esponente del Pd durante una conferenza stampa a Montecitorio assieme alle organizzazioni degli imprenditori del settore.

Un provvedimento che ha secondo l’opposizione prima di tutto implicazioni sul piano occupazionale. Lo conferma Raffaele Desiante, presidente di Imprenditori Canapa Italia, che evidenzia le conseguenze sul mercato del lavoro: “Oltre 3.000 aziende e più di 30.000 lavoratori rischiano di trovarsi senza futuro. Senza ammortizzatori sociali, migliaia di famiglie potrebbero rimanere senza reddito da un giorno all’altro“. Non solo, vengono anche sollevati dubbi di costituzionalità. Sul piano giuridico, rileva il professor Alfonso Celotto, si riscontrano profili di incostituzionalità e incompatibilità con il diritto UE: “La norma è sproporzionata e non supportata da evidenze scientifiche, oltre a violare i principi di libera circolazione delle merci e della Costituzione, art. 3 e 41″.

Sui vincoli europei a parlare è Stefano Masini di Coldiretti: “La canapa è riconosciuta come coltura agricola legittima se il THC è sotto lo 0,3%. Il divieto italiano discrimina le imprese nazionali e danneggia l’intera organizzazione economica della filiera. La protesta arriva anche a Bruxelles il caso italiano sul divieto all’uso delle infiorescenze di canapa, contenuto nel decreto Sicurezza attualmente in discussione in Parlamento. A riaccendere i riflettori è una nuova interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle alla Commissione europea, con l’obiettivo di difendere un intero comparto produttivo, messo in ginocchio da una norma definita “liberticida”.

A guidare l’iniziativa è l’europarlamentare Valentina Palmisano, che accusa apertamente il Governo italiano di voler cancellare un settore in espansione, formato da 3.000 imprese e 30.000 lavoratori, concentrati in particolare nel Mezzogiorno. Secondo Palmisano, l’articolo 18 del decreto vieta in modo assoluto l’utilizzo delle infiorescenze di canapa in tutte le fasi della filiera – dalla coltivazione alla vendita – in contrasto con le normative europee e con una sentenza della Corte di Giustizia UE, che impedisce agli Stati membri di vietare la commercializzazione del CBD legale senza prove concrete di rischio per la salute pubblica.

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