Georgeta fulminata da una scarica di pallini

La bracciante, che forse conosceva il suo killer, conduceva una vita riservata e priva di frequentazioni assidue. Si assentava dalla sua abitazione vicina all’azienda agricola dove lavorava solo per fare la spesa.

Paternò – E’ ancora irrisolto il caso della morte di Georgeta Ancuta Pop, 43 anni, bracciante agricola di origini rumene, ritrovata cadavere da alcuni operai nella sua abitazione il 1 dicembre del 2022. La donna, separata dal marito e madre di una ragazzina che vive con il padre in Romania, sarebbe stata colpita da un paio fucilate sparate a bruciapelo probabilmente da qualcuno che conosceva e a cui avrebbe aperto la porta della sua casa rurale di contrada Ritornella, fra Belpasso e Paternò, in provincia di Catania.

Sul luogo si erano immediatamente portati i carabinieri di Paternò a cui venivano delegate le indagini da parte della Procura etnea. Subito dopo il rinvenimento della salma si poteva stabilire che la vittima sarebbe stata attinta dai pallini di un fucile da caccia calibro 12 che l’avrebbero colpita in pieno viso ed al torace senza darle scampo. Immediatamente venivano ascoltati sia i titolari dell’azienda agricola dove lavorava la donna, sia i suoi colleghi ma dagli interrogatori non sarebbe venuto fuori alcun particolare interessante, nemmeno un indizio su cui lavorare.

Il casolare dove abitava la bracciante assassinata

Georgeta con il marito e la figlioletta si erano trasferiti in Sicilia da almeno una quindicina d’anni. Lei lavorava con gli animali d’allevamento ed il coniuge faceva il contadino. Anni dopo i due si separavano e l’uomo, assieme alla figlia, ritornava in Romania mentre la donna si stabiliva definitivamente in quella zona isolata della quale però pare non avesse timore. Georgeta era stimata e benvoluta da tutti. Una lavoratrice seria e affidabile che non conosceva orari, dicevano di lei i suoi datori di lavoro. Insomma una donna senza grilli per la testa, tutta casa e stalle.

Pare non avesse nemici, nè amici particolari e frequentazioni assidue o ambigue. Eppure qualcuno è arrivato ad ammazzarla per qualche motivo. Forse uno spasimante respinto dunque un delitto passionale atteso che dalla stanza dove l’operaia è stata ritrovata senza vita pare non mancasse nulla. Dunque chi poteva avercela a morte con lei? E perchè?

Ci siamo preoccupati non poco perchè non ci aveva ancora chiamato al telefono – dichiaravano ai carabinieri i suoi colleghi di lavoro – e quando la chiamavano noi e non rispondeva non passavano che pochi minuti e si faceva sentire. Poi abbiamo deciso di venire a vedere se fosse accaduto qualcosa...”.

Carabinieri e soccorritori del 118 rinvenivano il corpo senza vita della donna riverso sul pavimento in un lago di sangue, la stanza pare fosse in ordine e nessun segno di effrazione su porte e finestre dunque Georgeta conosceva il suo assassino che non era certo venuto in casa per rubare. Anche l’arma utilizzata per uccidere non è usuale, in questi casi, ma la premeditazione appare scontata.

I carabinieri durante un sopralluogo

I militari, all’epoca coordinati dal Pm Magda Guarnaccia, sono tornati più volte nel casolare di concerto con il Ris, alla ricerca di indizi che potessero suggerire una pista da seguire ma da allora nulla sarebbe cambiato. Nessuna traccia utile, come sembra, nemmeno dai video delle telecamere installate all’ingresso dell’azienda agricola ma il killer, forse conoscendo la zona, potrebbe aver eluso gli occhi elettronici raggiungendo l’alloggio di Georgeta per altra via.

All’epoca dei fatti pare sia stato accertato che la donna raramente si allontanava dall’azienda e quando andava in paese pare si recasse esclusivamente al supermercato per fare la spesa. Il resto della giornata lo trascorreva con gli animali. Eppure qualcuno aveva deciso di farla fuori, forse nella convinzione di farla franca.


 

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