Secondo Eurostat, il 20% dei lavoratori europei impiegati nell’economia ambientale è italiano. Cresce l’occupazione nel settore “green” grazie al Green Deal e alla transizione ecologica.
Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, ha diffuso una notizia secondo la quale 1 lavoratore su 5 impiegato nell’economia ambientale è italiano. Con questo termine si intende lo studio degli effetti delle politiche ambientali per regolare l’attività economica allo scopo di diminuire l’impatto ambientale. Si tratta di lavoratori che si occupano di protezione ambientale, gestione dei rifiuti e delle acque e di salvaguardia della biodiversità. Da questo concetto è derivata, poi, la cosiddetta “Green Economy” (Economia Verde), un modello economico rispettoso dell’ambiente e della società, riducendo gli sprechi e creando nuovi posti di lavoro sostenibili.

Da qui il passaggio al “Green Deal Europeo” (Patto Verde Europeo) è stato breve. Si tratta di un insieme di iniziative politiche della Commissione Europea volte a raggiungere la neutralità climatica nel continente entro il 2050. Sarà, inoltre, presentato un piano di valutazione d’impatto per innalzare ad almeno il 50% l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione Europea (UE) entro il 2030 e verso il 55% rispetto ai livelli del 1990.
L’intenzione è quella di rivedere ogni legge vigente in materia di clima e di introdurre nuove leggi sull’economia circolare, sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità, sull’agricoltura e sull’innovazione. Ma già si stanno levando forti al cielo le grida esacerbate dei gruppi di pressione del fossile che stanno facendo di tutto per rallentarne gli effetti. Nonostante, nel 2019 la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, avesse dichiarato che il “Green Deal”, per l’Europa, sarà “come lo sbarco dell’uomo sulla Luna”, poiché questo patto renderebbe l’Europa il primo continente ad aver raggiunto la neutralità climatica.

La notizia relativa al numero di lavoratori dell’“economia verde”, sperando per loro di non restare al… “verde”, diffusa da Eurostat si riferisce al 2022, che è il dato più aggiornato. Il numero dei lavoratori del settore è cresciuto del 9,5% in tutta l’Unione Europea (UE). Un dato che confermerebbe la crescita dell’occupazione dovuta alla transizione ecologica, che ha rappresentato un concetto significativo nel primo mandato della Commissione Europea, grazie all’istituzione dei recovery fund. Si tratta, com’è noto, di uno strumento per il rilancio economico dei Paesi membri dell’Unione Europea. Ovvero per direzionare le risorse finanziarie europee a favore degli Stati membri della UE, i quali possono utilizzare questi fondi per realizzare una serie di interventi in linea con le priorità individuate dalla Commissione Europea.
L’incremento dei lavoratori nel settore “green” si è verificato un po’ dappertutto in Europa, tranne che in Slovacchia, Lituania e Malta. In Italia ha raggiunto la rilevante quota del 35,9% che ha riguardato il comparto della gestione delle risorse energetiche con una crescita pari al 73%. Ammontano a ben 5,7 milioni i lavoratori registrati nel settore, di cui 1,15 italiani. Ossia il 20% del totale, pari a 1 su 5. Può essere un dato sorprendente, tuttavia per valutarne l’incidenza, secondo gli esperti di Eurostat, è utile calcolarne il valore ogni 10mila abitanti. In questo caso ci sono 127,9 lavoratori ambientali ogni 10mila abitanti. In Italia 195,4, che è il quinto dato più alto in Europa. Niente male, essendo abituati, purtroppo, al peggio in ogni settore!