Caso Liliana Resinovich: Sebastiano Visintin non torna a casa dopo la perquisizione

Indagato per omicidio, il marito di Liliana evita il clamore mediatico mentre la Procura analizza gli oggetti sequestrati.

Trieste – Sebastiano Visintin, unico indagato per l’omicidio della moglie Liliana Resinovich, è sparito dalla circolazione dopo la perquisizione della sua casa a Trieste, avvenuta nella notte dell’8 aprile 2025. Le troupe televisive presidiano la sua abitazione in via Verrocchio, ma il 73enne, contattato l’ultima volta in Austria, non si è fatto vedere. La svolta nell’inchiesta – segnata dal rifiuto del gip di archiviare il caso, da una nuova perizia medico-legale e dal cambio di pm – ha riacceso l’attenzione su una vicenda irrisolta. Con oltre 700 utensili, guanti rossi e un maglione giallo sequestrati, la Procura di Trieste cerca risposte definitive. Ecco gli ultimi sviluppi.

Visintin: un riserbo insolito

Da giorni, Sebastiano Visintin non è tornato nel suo appartamento triestino. Sabato 5 aprile, raggiunto telefonicamente, aveva dichiarato di trovarsi a Villach, in Austria, a pochi chilometri dal confine, senza chiarire quando sarebbe rientrato. Successivamente, ha inviato ai media foto che lo ritraevano in bicicletta a Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia. Da allora, silenzio. Secondo i suoi legali, Paolo e Alice Bevilacqua, non ci sono provvedimenti restrittivi a suo carico, e la sua assenza non implica una fuga. Piuttosto, Visintin starebbe seguendo il consiglio di evitare l’esposizione mediatica, alimentata dalla notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per omicidio, avvenuta l’11 aprile scorso.

La svolta nell’inchiesta

Il caso Resinovich, che sembrava destinato all’archiviazione, ha preso una nuova direzione. Il 23 febbraio 2023, il gip Luigi Dainotti ha respinto la richiesta della pm Maddalena Chergia, che propendeva per il suicidio, ordinando ulteriori accertamenti. Una super-perizia medico-legale, depositata il 28 febbraio 2025 e firmata da Cristina Cattaneo, ha escluso l’ipotesi suicidaria, indicando l’asfissia come causa della morte e rilevando lesioni – tra cui una frattura alla seconda vertebra toracica – compatibili con un’azione omicida. La nuova pm, Ilaria Iozzi, subentrata dopo il trasferimento di Chergia alla Procura generale, ha disposto la perquisizione che ha messo Visintin sotto pressione.

La perquisizione: indizi cruciali?

La notte dell’8 aprile, per quasi otto ore, la Squadra Mobile di Trieste ha setacciato l’appartamento di via Verrocchio, sequestrando oltre 700 utensili da taglio: coltelli, forbici e cesoie, molti legati all’attività di arrotino di Visintin; un maglione giallo simile a quello indossato da Visintin il 14 dicembre 2021, giorno della scomparsa di Liliana; guanti rossi: anch’essi corrispondenti a quelli che aveva durante un giro in bici sul Carso, documentato da una GoPro.

Questi indumenti sono al centro dell’attenzione perché la perizia medico-legale colloca la morte di Liliana nella tarda mattinata del 14 dicembre, circa quattro ore dopo la colazione. Quel giorno, Visintin fu ripreso con maglione e guanti identici o simili a quelli sequestrati. Gli investigatori stanno analizzando gli oggetti per cercare tracce biologiche o segni di utilizzo compatibili con il delitto, ma il gran numero di utensili – molti dei quali di proprietà di clienti – complica il lavoro.

Il giorno della scomparsa

Liliana Resinovich, 63 anni, uscì di casa il 14 dicembre 2021 alle 8:30, lasciando documenti, cellulari e fede nuziale. Aveva un appuntamento alle 10:30 con Claudio Sterpin, suo amico ed ex amante, ma non arrivò mai. Visintin, quella mattina, fece un giro in bicicletta sul Carso, filmando il percorso con una GoPro. Il suo alibi, però, non copre l’intera mattinata, e la perizia indica che Liliana fu uccisa entro le 12:30. Il corpo, trovato il 5 gennaio 2022 nel parco di San Giovanni, era avvolto in sacchi neri, con la testa coperta da due sacchetti di nylon chiusi da un cordino – dettagli che, secondo gli esperti, escludono il gesto volontario.

Le accuse e le difese

Sergio Resinovich, fratello di Liliana, e Claudio Sterpin puntano il dito contro Visintin. Sergio ipotizza un movente economico: “Temeva di perdere il tenore di vita che il matrimonio garantiva,” ha detto a Domani. Sterpin, invece, sostiene che Liliana non si sarebbe mai recata nel parco da sola, insinuando che il corpo sia stato spostato. Entrambi hanno accolto la perquisizione come un passo verso la verità.
Visintin, però, si dichiara estraneo ai fatti. “Sono sereno, confido nei miei avvocati,” ha ribadito. La difesa contesta l’esclusiva attenzione su di lui: “Perché solo Sebastiano? Non ci sono prove dirette,” ha dichiarato Paolo Bevilacqua a Il Gazzettino. Gli avvocati attendono un possibile interrogatorio, che potrebbe avvenire dopo l’analisi degli oggetti sequestrati, ma sottolineano che l’iscrizione come indagato è un atto formale, non un’accusa definitiva.

Le prossime mosse della Procura

La pm Iozzi sta coordinando gli esami forensi sugli utensili, i guanti e il maglione, con particolare attenzione a eventuali residui di DNA o segni di utilizzo. Parallelamente, gli inquirenti stanno rivedendo i filmati delle telecamere di sorveglianza e i tabulati telefonici, come richiesto dal gip. Non è escluso che Visintin venga convocato per un interrogatorio, ma la Procura sembra intenzionata a consolidare gli elementi materiali prima di procedere. L’ipotesi di altri coinvolti rimane aperta, anche se, al momento, nessun altro nome figura nel registro degli indagati.

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