Il silenzio che cura: tra cinema, benessere e nuove tendenze sociali

Dal silent fitness ai silent reading party, il silenzio torna protagonista in una società assordante. Perché la quiete fa bene al corpo e alla mente.

Madonna che silenzio c’è stasera. Era il titolo di un film commedia del 1982, interpretato dal compianto Francesco Nuti. Narra le vicende esilaranti di un giovane, single, disoccupato e oppresso da una madre possessiva e che vive nel grigiore quotidiano. La storia è ambientata nella provincia di Prato, famosa per l’industria tessile, è caratterizzata dalla presenza del telaio, il mostro dell’industria manifatturiera che ha reso ricca la città ma che è responsabile delle tante amputazioni delle dita degli operai e che provoca un rumore talmente assordante da rendere tutti quasi semi sordi, costringendoli a parlare a voce alta. Il silenzio auspicato dal titolo del film simboleggia la condizione di disoccupazione del protagonista, alla continua ricerca di un lavoro che non troverà mai.

Oggi il silenzio, quello vero, praticamente non si sa nemmeno cosa sia, in una società sempre più assordante. La fisica definisce il silenzio come “l’assenza di suoni o rumori”, ovvero una pressione acustica inferiore ai 20 decibel. Il silenzio assoluto non esiste perché tutto è in continuo movimento, incluso l’aria che ci circonda. Esso è importante per la nostra salute mentale, poiché aiuta a liberarci dallo stress, ritrovare energia e stimoli, favorire la riflessione e la concentrazione, migliorare la qualità della nostra vita. Nella cultura orientale è associato al raggiungimento della tranquillità interiore, a un senso di equilibrio e all’unità della mente. Il silenzio favorisce la percezione del proprio spazio interiore, acuisce la sensibilità, la capacità di sintonizzarsi sul respiro, di ascoltare il corpo.

È uno strumento potentissimo per entrare in relazione con i nostri pensieri, giudizi, opinioni e le nostre modalità automatiche di muoverci nella realtà. In un mondo dominato da rumori e suoni, oggi si assiste ad una rivalutazione del silenzio. Ad esempio sono molto in voga i “silent reading party”. Si tratta di uno dei passatempi che maggiormente sta spopolando nelle città italiane e non solo. Nati a New York come “incontri letterari” ai quali prendere parte, questo fenomeno dimostra una grande resistenza della lettura di un libro come passatempo ed è sintomatico di nuove abitudini che Millennials e Gen Z stanno sviluppando dopo la pandemia. Sono degli eventi ai quali si partecipa in silenzio, portando con sé un libro da leggere in compagnia di altre persone. La moda si è diffusa negli Stati Uniti per liberarsi dall’alienazione degli smartphone che, per lavoro o passatempo, assorbono sempre più il nostro tempo. Una valida alternativa, quindi, ai dispositivi digitali è stata quella di riunire gruppi di amici, poi sconosciuti grazie a piattaforme e social network, in modo da condividere insieme una passione: la lettura di un libro, qualsiasi esso sia, in tranquillità.

Simile come concetto, ma diverso nella realizzazione è il “silent fitness”. Si tratta di un metodo di allenamento che unisce musica e attività fisica, utilizzando cuffie wireless e trasmettitori portatili. Si può praticare sia in palestra che all’aperto. Una sua variazione può essere considerata il “silent walking”, ovvero camminare in silenzio per riconnettersi con il proprio corpo e la propria mente. Il silenzio come rigenerazione del corpo e della mente.

E’ un abbandonarsi al flusso circolare delle emotività, è difesa contro il ritmo ossessivo delle società turbo-capitaliste, ma anche abbandono alla creatività. Inoltre il silenzio va a braccetto con la lentezza, vale a dire uno stile di vita che invita a rallentare, a eliminare il superfluo e a concentrarsi sull’essenziale. In qualsiasi città si è sopraffatti da qualunque tipo di rumore, così come si è bombardati da suoni di varia natura che attraverso le cuffie infilate nelle orecchie invadono il nostro corpo, considerato, ormai, come una discarica su cui riversare di tutto e di più. Basta, un po’ di silenzio!

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