Nordio incassa la fiducia alla Camera, l’Anm cerca la sponda di Mattarella

Continua il braccio di ferro tra toghe e governo sulla separazione delle carriere, con il referendum all’orizzonte. I magistrati dal Capo dello Stato.

Roma – Continua il braccio di ferro tra toghe e governo sulla riforma della giustizia. L’Aula della Camera con 215 voti respinge la mozione di sfiducia al Guardasigilli Carlo Nordio, presentata dall’opposizione dopo il caso del generale libico Almasri e da cui si è sfilato il gruppo di Azione, scegliendo di non partecipare al voto. Ma il Guardasigilli non può non tornare sull’argomento spinoso della separazione delle carriere. Le opposizioni non si facciano illusioni. “Quali che siano gli attacchi, giudiziari, di stampa, politici, noi non vacilleremo e non esiteremo. La riforma andrà avanti, e più saranno violenti, impropri, sciatti gli attacchi contro di noi, più noi saremo forti e determinati”, afferma il ministro, sottolineando di vedersi ormai “accusato di tutto”, come “nei libelli dell’Inquisizione dei secoli scorsi, – afferma – mancano solo l’accusa finale di simonia e bestemmia e siamo a posto”.

Il governo andrà avanti sulla riforma della separazione delle carriere, vero obiettivo degli attacchi, a dire del ministro e della maggioranza. “Nessuno può mai pensare che i magistrati non abbiano il diritto di esprimere la loro opinione, come noi abbiamo il diritto di esprimere la nostra. Si tratta sempre di tenere il dialogo e i toni in un ambito che sia il più possibile razionale. Non è razionale – afferma ancora il Guardasigilli – dire che la separazione delle carriere aiuta la mafia. Questa è una stupidaggine perché non ha nessun fondamento logico”.. A distanza la replica di Anm: il ministro Nordio “ha pieno diritto di andare avanti con la riforma e noi continueremo nel limite del possibile a manifestare il nostro pensiero anche perché non è accaduto nulla per farci cambiare idea”, afferma il presidente dell’Anm Cesare Parodi a margine del convegno organizzato da Magistratura indipendente.

“Abbiamo delle idee, ne siamo convinti, che sosterremo democraticamente e correttamente e il governo fa il suo mestiere e porta avanti il suo programma politico per un atto di rispetto verso i suoi elettori”. “La situazione è questa, si può anche essere in dissonanza senza per forza doversi scontrare”, conclude Parodi. Con il referendum all’orizzonte dopo il via libera della Commissione Giustizia del Senato sul provvedimento, l’Anm lancia così l’allarme al Quirinale sugli attacchi che arrivano dall’esecutivo, illustrando al capo dello Stato anche i dubbi sugli effetti della separazione delle carriere dei magistrati. La giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati viene ricevuta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e manifesta tutti i suoi timori: “Al presidente – spiega il sindacato delle toghe – abbiamo espresso la nostra preoccupazione per i frequenti attacchi rivolti alla magistratura negli ultimi mesi” e “abbiamo avuto modo di evidenziare quelle che a nostro avviso sono le criticità che porterebbe l’adozione di determinati interventi di rango costituzionale sulla tutela dei diritti dei cittadini, ribadendo le ragioni tecniche della non condivisione delle modifiche che la riforma vorrebbe apportare”.

Poco dopo lo stesso presidente dell’Anm Cesare Parodi aggiunge: “Abbiamo fatto presente al presidente Mattarella l’importanza in questo momento dell’unità associativa, anche come lettura politica di questo nostro atteggiamento di contrarietà alla riforma. Inoltre abbiamo rappresentato il nostro disagio quando alle volte un magistrato viene attaccato con l’idea che abbia fatto una sentenze politica e non fondata su principi di diritto. Questo dà grossa sofferenza ai nostri magistrati”.

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