Il padre e la madre del cooperante e giornalista italiano trovato morto in Colombia nel 2020 si battono affinché si faccia luce su quanto accaduto.
Roma – “Depistaggi e inquinamento delle prove” che avrebbero finora impedito di “accertare la verità sulla morte del figlio”. I genitori di Mario Paciolla, giornalista, attivista e cooperante italiano trovato morto in Colombia nel 2020, nei mesi scorsi sono stati ascoltati in audizione dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, presieduta da Stefania Pucciarelli già allora denunciavano i punti oscuri della vicenda. E oggi come allora, sono convinti che il figlio non si suicidò ma venne ucciso. Pino e Anna, hanno assistito all’udienza davanti al Gip del tribunale della Capitale, dove attraverso la loro legale, avvocata Alessandra Ballerini, hanno presentato opposizione alla seconda richiesta d’archiviazione depositata dalla Procura.
Il giudice, dopo aver ascoltato i legali che hanno illustrato anche le risultanze delle perizie medico legali, si è riservato la decisione. La riserva verrà sciolta tra alcune settimane. Secondo quanto è emerso dalle rogatorie internazionali dei pm romani, titolari dell’inchiesta sul giallo legato alla morte del giornalista e cooperante napoletano delle Nazioni Unite trovato morto, impiccato con un lenzuolo nel 2020, nella sua abitazione a San Vicente del Caguán in Colombia, ci sarebbero alcuni dubbi mai chiariti per carenza di indizi. Paciolla infatti, viveva da circa due anni in Sud America dove era osservatore per la verifica del corretto svolgimento degli accordi di pace tra il Governo e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc). Qui aveva svolto alcune inchieste sui rapporti tra la politica e il narcotraffico, sviluppando dei focus sulla corruzione e sulle influenze nei narcos sul mondo politico.

“Abbiamo evidenziato tutti i dubbi e le incongruenze che secondo noi portano verso una ricostruzione di un omicidio e non di un suicidio. Anche nella ricostruzione della polizia giudiziaria ci sono molti elementi di dubbio e ora aspettiamo la decisione del Gip, che non arriverà a breve”, ha evidenziato l’avvocata Alessandra Ballerini, legale di parte civile a fine udienza. “Gli elementi che ci fanno pensare per l’omicidio sono molteplici, innanzitutto le tracce ematiche e la perizia medico legale e altri particolari, che la sicurezza dell’Onu aveva provveduto a ripulire la scena del crimine anche con la candeggina e quindi – ha aggiunto – moltissime cose non le sapremo mai”.
“No all’archiviazione, nostro figlio Mario è stato ucciso, per la sua attività, ne siamo certi. Lo dicono alcuni elementi scientifici raccolti, non abbiamo mai creduto che si sia suicidato, amava la vita e aiutava gli altri. Poco prima di morire aveva acquistato i biglietti aerei per tornare in Italia. Attendiamo risposte da 5 anni. Il nostro è un percorso di verità e giustizia, vogliamo che si dica che Mario è stato ucciso”, hanno detto Anna e Pino Paciolla, i genitori della vittima durante un sit-in davanti la Città Giudiziaria di piazzale Clodio. Alla manifestazione erano presenti il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani, con Beppe Giulietti, le associazioni ‘Articolo 21′ e ‘Amnesty International’.

Anna Motta e Giuseppe Paciolla, sentiti nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani in Italia e nella realtà internazionale, hanno sempre raccontato l’impegno del figlio, con particolare riferimento alla attività svolta in Colombia a partire dal 2016 come giornalista e in qualità di membro delle Brigate della Pace dell’Onu. E hanno anche sottolineato: “I poteri forti, vale a dire l’Onu, si stanno mettendo di traverso sul tentativo di fare chiarezza per la morte di mio figlio Mario che è stato ucciso, non si è ucciso”, afferma Giuseppe Paciolla.
Il deputato di Avs Francesco Emilio Borrelli, che ha espresso tutta la sua “solidarietà alla famiglia del cooperante ha sottolineato come la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Roma sia “inaccettabile, considerando i numerosi interrogativi irrisolti. Mi unisco alla famiglia Paciolla nel chiedere la piena divulgazione dei dati dell’autopsia e che la Procura ascolti finalmente le loro istanze. La verità e la giustizia per Mario non possono essere archiviate”.