Dà fuoco alla sua cella e muore a Perugia: Uilpa, da inizio anno 60 decessi e 15 suicidi

Ennesima tragedia dietro le sbarre: la folle e drammatica protesta di un 56enne tunisino che gli è costata la vita. La denuncia dei sindacati.

Perugia – Ennesima tragedia della disperazione dietro le sbarre. Teatro di morte, questa volta, il carcere perugino di Capanne, dove un detenuto straniero ha perso la vita dopo avere dato fuoco a tutto quel che aveva in cella. A diffondere la notizia è stato il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario dell’Umbria Fabrizio Bonino. “L’uomo era stato spostato da Reparto penale a quello circondariale ed è lì che ha inscenato la folle e drammatica protesta che gli è costata la vita”, evidenzia il sindacalista, il quale segnala che il pur tempestivo intervento degli agenti non ha potuto impedire il tragico evento. La salma è ora a disposizione dell’Autorità giudiziaria in Ospedale, dove l’uomo era stato portato dalla Polizia Penitenziaria nell’estremo tentativo di salvargli la vita”. 

Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, racconta dell’ennesima morte in cella: tunisino, avrebbe compiuto 56 anni fra qualche mese, ha appiccato un incendio nella sua cella della Casa Circondariale di Perugia ed è morto qualche ora dopo in ospedale, dov’era stato trasportato a seguito dei fumi inalati. A nulla sono valsi i tentativi di soccorso della Polizia penitenziaria e dei sanitari. Sale così a 60 la tragica conta dei reclusi deceduti dall’inizio dell’anno, dei quali ben 15 per suicidio. A queste morti bisogna peraltro aggiungere quella di un operatore delle funzioni centrali che si è tolto la vita. Una strage immane, cui va necessariamente posto un argine”. 

“Del resto, anche a Perugia la situazione è di gravissima emergenza – aggiunge – e si caratterizza per forte sovraffollamento; sono 450 i detenuti presenti a fronte di una capienza di 312 posti, gestiti da meno di 200 appartenenti alla Polizia penitenziaria, quando ne sarebbero necessari 339. Dunque, il 44% di detenuti in più, governati dal 41% di agenti in meno rispetto ai necessari. A ciò si aggiungano le carenze strutturali, le deficienze organizzative e logistiche e il quadro complessivo, allarmante, si autodescrive”. Servono “immediati interventi per deflazionare la densità detentiva, a livello nazionale sono 16mila i ristretti oltre la capienza, potenziare compiutamente gli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di almeno 18mila unità, senza rinunciare alla formazione, e garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica, ma va pure parallelamente avviata una seria riforma per reingegnerizzare dalle fondamenta il sistema d’esecuzione penale, soprattutto inframurario”, conclude De Fazio. 

“Quanti detenuti devono ancora perdere la vita all’interno delle carceri italiane prima di affrontare l’emergenza?”, chiedono i parlamentari dem Anna Ascani e Walter Verini. “L’ultimo caso a Perugia, dove un uomo è rimasto vittima del fuoco che avrebbe appiccato nella sua cella in segno di protesta. Mentre nei giorni scorsi avevamo già denunciato la situazione drammatica di un altro carcere umbro, quello di Terni, che ha raggiunto i 600 detenuti a fronte di 422 posti. Senza contare la mancanza di agenti di polizia, di personale medico e sanitario. Il sistema penitenziario è al collasso, le strutture fatiscenti e le condizioni di vita insostenibili considerato il tasso di sovraffollamento”.

Il governo – concludono – non può essere pronto solo a creare nuovi reati e inasprire le pene. Deve dare risposte concrete, agire con le assunzioni del personale che serve, intervenire con norme per la sanità penitenziaria, pensare a misure alternative alla detenzione. Per questo come opposizioni abbiamo chiesto una convocazione del Parlamento per richiamare l’esecutivo a un impegno urgente”.

E mentre c’è la denuncia per la situazione nel penitenziario umbro, poche ore dopo arriva la notizia di un altro detenuto italiano poco più che trentenne deceduto nel carcere fiorentino di Sollicciano: la morte “sembrerebbe dovuta a una overdose“. Lo rende noto il segretario generale regionale della Uilpa polizia
penitenziaria Eleuterio Grieco che in una nota parla di “ennesima morte” e di una “strage infinita nel penitenziario fiorentino che non trova soluzione”. Quest’anno sempre a Sollicciano sono morti altri due detenuti, entrambi suicidi: un 25enne egiziano che si è tolto la vita il 3 gennaio e un 39enne romeno, deceduto lo scorso 15 febbraio. Secondo quanto spiega il sindacato, il detenuto italiano sarebbe stato “colto da malore all’interno della cella del carcere per poi essere condotto nell’ospedale dal personale di polizia penitenziaria”: “Sembrerebbe che siano state trovate siringhe e materiale per uso di stupefacenti”.

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