L’ex Ilva e la trattativa al ministero del Lavoro sul rinnovo della cassa integrazione

Il tavolo sulla Cig per 3420 lavoratori del comparto è aggiornato al 28 febbraio. I sindacati chiedono una convocazione a Palazzo Chigi.

Roma – Il tavolo sulla cassa integrazione straordinaria chiesta da Acciaierie d’Italia in amministrazione
straordinaria per 3.420 lavoratori si aggiorna al 28 febbraio. Ma i sindacati sono inquieti: prima – dicono – vogliono andare a Palazzo Chigi e capire a chi sarà venduta l’ex Ilva di Taranto. Lo hanno detto le tute blu al termine dell’incontro al ministero del Lavoro con i rappresentanti dell’azienda e i tecnici del dicastero. Il tempo per gli aggiustamenti delle offerte dei pretendenti delle acciaierie è scaduto. Dei tre in corsa – Jindal, Baku Steel e il fondo Bedrock – solo i primi due, indiani e azeri, hanno rilanciato. Ora la palla è tornata in mano ai Commissari straordinari e al governo.

“Si è concluso con un nulla di fatto, senza una firma, l’incontro al ministero del Lavoro sul rinnovo della cigs in scadenza il 28 febbraio. Non è una chiusura irrevocabile alla firma dell’accordo, semmai la volontà di ottenere un nuovo inizio alla trattativa con un tavolo tecnico al ministero del Lavoro e un tavolo politico a Palazzo Chigi. Due binari paralleli con lo stesso fine: tutelare i lavoratori e fornire garanzie al momento dell’ingresso di un nuovo player”. A dichiararlo Daniele Francescangeli, vicesegretario Nazionale UGL Metalmeccanici con delega alla Siderurgia, e Alessandro Dipino, segretario UGL Metalmeccanici di Taranto, intervenuti in videoconferenza, a margine dell’incontro odierno sull’ex Ilva.

“L’UGL Metalmeccanici non ha preclusioni ideologiche soprattutto in merito alla sottoscrizione di un eventuale accordo sulla cigs, ma sono necessarie rassicurazioni da parte del governo sullo scenario che a breve si aprirà con la cessione dell’intero sito ex Ilva. Rassicurazioni affinché nel perimetro aziendale rientrino i lavoratori confinati in Ilva in Amministrazione Straordinaria nonché le aziende ed i lavoratori dell’indotto”, sottolineano inoltre i sindacalisti, per i quali “altrettanto determinante è chiarire gli impegni che i commissari ed il governo intendono portare avanti e illustrare gli stessi alle organizzazioni sindacali e ai lavoratori, che attualmente ricevono notizie solo dai media”.

“Inoltre, come UGL Metalmeccanici, visto che la cigs sarebbe l’ulteriore sacrificio imposto ai lavoratori, chiediamo all’azienda di accelerare il piano di ripartenza, affinché si possano mettere in sicurezza e in condizioni di massimo regime produttivo gli impianti, riducendo così l’impatto della cigs e sempre salvaguardando la salute e l’ambiente”, proseguono Francescangeli e Dipino.”La trattativa proseguirà giorno 28 febbraio e siamo fiduciosi che le questioni poste saranno prese in considerazione sia da parte aziendale sia dalla parte politica a beneficio e a tutela dei lavoratori”, concludono i sindacalisti.

“Per noi è importante capire cosa sta succedendo sul versante politico prima di procedere alla chiusura di un accordo di cassa integrazione e per questo chiediamo prima una convocazione a Palazzo Chigi: togliamo
dal tavolo tutti i dubbi che ci possono essere”, afferma Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim. Anche perché “come si fa a fare una discussione sulla cassa integrazione quando si sta decidendo di vendere lo stabilimento senza rendere parte sindacato e lavoratori a questa discussione. Non possono esserci due tavoli che non si parlano, negli stabilimenti ci sono in insicurezza e preoccupazione”, incalza il segretario nazionale Fiom Loris Scarpa, facendo presente che peraltro la stessa azienda ha confermato un sostanziale “ritardo sul piano di rilancio dovuto sia a questioni di finanziarie (cioè mancanza di risorse sufficienti) che all’incertezza legata all’esito della vendita”.

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