L’agonia del trasporto pubblico vittima dei tagli: così disservizi e ritardi tengono i pendolari in ostaggio

Fondi insufficienti e crisi climatica aggravano i disagi già ingenti per quasi 6 milioni di viaggiatori abituali. Quali soluzioni?

Il trasporto pubblico da anni continua ad essere un nervo scoperto per l’Italia. Le criticità sono vissute sulla propria pelle dalle migliaia di pendolari che lo utilizzano per recarsi sul posto di lavoro. Tra ritardi diventati regola, incuria e disservizi vari le lamentele degli utenti sono all’ordine del giorno. Se si aggiungono inquinamento e stress a ciclo continuo, è spiegabile il suo influsso sulla sicurezza della mobilità e della qualità della vita. L’inefficienza è acuita dalla cattiva o nulla pianificazione, perché il fenomeno è scarsamente considerato, confermato dai sempre più ridotti finanziamenti.

Ci si trova di fronte, quindi, ad un sistema dei trasporti obsoleto le cui condizioni sono peggiorate a causa della crisi climatica che produce eventi estremi. Inoltre, persiste l’atavico divario Nord e Sud del Paese. Non si tratta delle solite chiacchiere da bar mentre si sorseggia un caffè, ma del report “Pendolaria 2025” a cura di Legambiente, la consueta analisi annuale dedicata ai treni regionali e locali, al pendolarismo e alla mobilità urbana. Sono circa 5,7 milioni i cittadini che ogni santo giorno che Dio manda in terra si spostano in treno e metropolitana per raggiungere i posti di lavoro e di studio. Si tratta di un settore sottofinanziato, come dimostrano le cifre. Si è passati, infatti, dai 6,2 miliardi di euro nel 2009 ai 5,2 miliardi nel 2024, investimenti che sono al di sotto dei bisogni emersi e, comunque, pari ad un -36% considerando l’inflazione degli ultimi 15 anni.

Il trasporto pubblico continua a essere penalizzato dai tagli. Risultato: continui disservizi che si abbattono sulle spalle dei pendolari

Questi dati si sono aggravati col progetto del “Ponte sullo Stretto”, che sta assorbendo notevoli finanziamenti pubblici. E’ un’opera faraonica che potrebbe rivelarsi inutile e dannosa per l’enorme impatto ambientale sul territorio e per la perdita di biodiversità importante per gli equilibri dell’ecosistema. Inoltre, si tratterebbe di una palese violazione delle norme che vietano la costruzione di opere sulle faglie attive, dunque a forte rischio sismico, come nel caso di Messina.

Infatti, è la stessa faglia che provocò il terremoto del 1908. Il fatto poi che quasi il 90% di risorse pubbliche saranno destinate al Ponte sullo Stretto, renderà insoluti problemi cronici. La situazione non è migliore per il trasporto urbano a causa di progetti mal concepiti con danni alla qualità dei servizi e dell’efficienza della rete. Secondo Legambiente si potrebbero liberare risorse finanziarie se venissero ridotti i sussidi alle fonti fossili e cancellati progetti come il Ponte sullo Stretto, fondi importanti per la decarbonizzazione e sostenibilità ambientale.

Il Ponte sullo Stretto: un progetto faraonico e inutile, che rischia di fagocitare le risorse per il trasporto pubblico aggravando i problemi e per di più con un enorme impatto ambientale sul territorio sull’ecosistema.

Il cambiamento climatico coi suoi eventi estremi ha fatto deflagrare un settore già, di per sé, in dissesto. La gran parte dei viaggiatori ricorderà le forti piogge, allagamenti, frane, temperature record che si sono manifestate dal 2010 al 2024 che hanno provocato disagi, ritardi e interruzioni di treni. I danni ammonterebbero a 5 miliardi di euro entro il 2050, pari allo 0,55% del Pil (Prodotto interno lordo). Al Sud la situazione è ancora più grave: l’età media dei treni è di 17,5 anni, mentre al Nord è di 9 anni; la rete ferroviaria in molte zone non è elettrificata; diverse linee sono state dismesse. Eppure qualche buona notizia emerge. Ad esempio, a Milano è stata avviata la linea metropolitana M4, a Napoli la 6, a Catania è stato allungato il servizio metro.

Infine, sono da segnalare le lodevoli iniziative di alcune Regioni. In Valle d’Aosta si può usare un unico abbonamento per l’intera rete regionale alla modica cifra di 20 euro al mese. A Milano la nuova linea del metro collega il centro città con l’aeroporto di Linate, che dovrebbe eliminare la congestione urbana di 3,7 milioni di automobili. A Bologna è operante un sistema di trasporto integrato per tutta la regione. Iniziative lodevoli da incentivare, ma sono gocce in un oceano di disservizi. Senza una progettualità di largo respiro, il prossimo anno ci troveremo a raccontare le stesse doglianze!

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