Fonti Palazzo Chigi: “Nessuna indagine aperta contro l’Italia”. Anche l’Eurocamera ha inserito la vicenda in calendario per l’11 febbraio.
Roma – Alla Corte penale internazionale c’è un fascicolo sull’operato del governo italiano relativamente al caso Almasri. Lo riporta in esclusiva il giornale Avvenire sul suo sito, in un articolo a firma di Nello Scavo. Avvenire scrive che tutto nasce dalla denuncia di una vittima e che l’accusa contro il governo italiano su cui è chiamata a valutare la Cpi è “ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma”. Nella denuncia ricevuta dall’Ufficio del Procuratore, che l’ha trasmessa al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale, sono indicati i nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, aggiunge il giornale, sottolineando che l’iscrizione a protocollo dell’istanza e l’invio agli uffici della Corte che hanno emesso il mandato di cattura per il generale Almasri, conferma l’esistenza del fascicolo su cui poi la procura deciderà in quale modo procedere.
Ma secondo fonti del governo italiano, il procuratore della Cpi non ha ufficialmente trasmesso la denuncia del cittadino sudanese ai giudici. Il rifugiato, viene spiegato ancora, ha inviato una mail all’indirizzo mail dedicato dell’ufficio del procuratore. Le comunicazioni sono moltissime, ognuna viene vagliata e, solo se ritenuta fondata, può originare un procedimento, che richiede mesi. Il tutto viene di solito tenuto riservato, salvo che lo stesso denunciante non lo riveli al pubblico, cosa che pare essere avvenuta in questo caso.
Avvenire riferisce che a scrivere all’Aia attraverso i suoi legali è stato un rifugiato sudanese che già nel 2019 aveva raccontato agli investigatori internazionali le torture che lui e la moglie avevano subito dal generale Almasri, quando entrambi erano stati imprigionati in Libia. “Il richiedente, un cittadino sudanese del Darfur con lo status di rifugiato in Francia, sostiene che sua moglie, lui stesso e innumerevoli membri del gruppo di cui fa parte (‘migranti’) sono stati vittime di numerosi e continui crimini”, si legge nella richiesta inviata all’ufficio del procuratore appena dopo aver ascoltato alla Camera i ministri Nordio e Piantedosi. Nel 2019 l’uomo aveva presentato una comunicazione all’Ufficio del Procuratore fornendo “un’ampia serie di prove” che a suo dire implicavano responsabilità di alti funzionari dell’Ue e dell’Italia, tra cui ex primi ministri e ministri italiani per avere favorito il compimento di crimini contro i diritti umani in Libia.
Avvenire scrive che nelle 23 pagine depositate all’Aia, corredate da numerosi allegati, alcuni dettagli sono tuttavia imprecisi, come l’indicazione della permanenza del generale libico “in Italia per 12 giorni”. In realtà Almasri era stato precedentemente in altri Paesi Ue e – sottolinea Avvenire – è rimasto in Italia dal 18 al 22 gennaio, quando è stato poi rilasciato su ordine della Corte d’appello di Roma e riportato a Tripoli con un volo dei servizi segreti italiani. Gli avvocati Branco e Shatz stanno preparando integrazioni alla prima denuncia dopo avere ricevuto la conferma di acquisizione da parte della procura. Secondo l’accusa, nella quale Meloni, Nordio e Piantedosi sono indicati come “sospettati”, i rappresentanti del governo italiano non consegnando il generale Almasri alla Corte penale internazionale “hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali”.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio sottolinea: “sul caso Almasri la Corte penale internazionale indaga sull’operato del governo? Io credo che ormai a questo mondo tutti indaghino un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana, o meglio, io postulo la giustizia divina proprio perché quella umana spesso è fallibile, però accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va”. Ma il caso Almasri, che in Italia tiene banco da giorni senza tregua, sbarca anche a Strasburgo. L’Eurocamera ha infatti inserito in calendario per martedì 11 febbraio a Strasburgo un dibattito sulla “protezione del sistema di giustizia internazionale e le sue istituzioni, in particolare la Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia”. L’opposizione italiana, rappresentata da Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana, promette di usarlo per portare in Europa il caso Almasri.
Intanto ieri sono andate in scena le due informative in Parlamento dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Informative molto tecniche e dettagliate, per difendere l’azione del governo sul rilascio del torturatore libico Almasri. E molti attacchi espliciti, duri, alla Corte Penale Internazionale, “che ha fatto un pasticcio frettoloso”, e a “certi magistrati” italiani, che sono intervenuti “in modo sciatto”. Poi la discussione di Camera e Senato spesso interrotta da proteste e urla fra maggioranza e opposizione e con i banchi dell’esecutivo. Nella settimana d’attesa delle informative dei ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi sul caso Almasri, gli animi hanno avuto modo e tempo di scaldarsi, il clima di farsi più aspro.
La premier Giorgia Meloni non c’era, ed è stata evocata da tutti i leader di opposizione: “In Parlamento deve venire lei”. Anche se le accuse più dure sono state per Nordio: “Ha parlato da difensore di un torturatore”, accusa la segretaria pd Elly Schlein. Giuseppe Conte, come sovrappiù: “No, da giudice assolutore”. I testi scritti col difensore, la senatrice Giulia Bongiorno, sono stati la traccia. Ma poi Nordio è andato anche a braccio: “Non faccio da passacarte, serve valutare la coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Corte Penale Internazionale. Questa coerenza manca completamente e quell’atto era nullo, in lingua inglese senza essere tradotto e con vari allegati in lingua araba”.
Poi, nella documentazione c’era “tutta la sequenza di crimini orribili addebitati” ad Almasri, ma con “un incomprensibile salto logico. Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale”, insomma emergeva una “incertezza assoluta”, a cominciare, “dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere”. Ma le opposizioni tengono il punto sulla richiesta di una informativa della presidente del Consiglio. L’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi è “insoddisfacente e inadeguata”, dicono.
E ora il Movimento 5 Stelle promette battaglia anche al Parlamento europeo. Il gruppo The Left, su iniziativa anche di Sinistra Italiana, ha proposto e ottenuto dalla conferenza dei capigruppo dell’Eurocamera di calendarizzare, per la prossima settimana a Strasburgo un dibattito sul caso del rientro in Libia Nijeem Osama Almasri.