Il Pil pro capite del Mississippi supera molte economie europee. Ma il benessere si misura solo con i numeri?
Spesso si sente dire in giro “Per un pelo ho evitato che…”, ad intendere per pochissimo, per un’inezia qualcosa non si è concluso all’ultimo momento a causa di un intoppo, un contrattempo, un imprevisto o altre situazioni simili. La locuzione, tuttavia, ha pure un risvolto positivo, quando, ad esempio, si sfugge, miracolosamente, ad un pericolo incombente. Un gioco di parole permette una divagazione di questo tipo e, soprattutto ci illumina su come il cambio di vocale, nel caso in questione la i con la e, muta completamente il contesto.
La serietà della cronaca ci impone di considerare il Pil e non il pelo. Il primo è l’acronimo di Prodotto interno lordo, ossia la ricchezza prodotta da un Paese, il secondo, beh… è una produzione epidermica, filiforme e flessibile e sgraditissima al genere femminile. Euronews –canale televisivo d’informazione, finanziato dall’Unione Europea (UE) che copre gli avvenimenti del mondo- ha diffuso un report secondo cui il Mississippi è lo Stato statunitense più povero, ma il suo Pil pro capite è maggiore di tutte le economie europee, tranne la Germania. I numeri ci dicono che l’ultimo trimestre del 2024 il Mississippi ha registrato un Pil pro capite, che per… un pelo non ha raggiunto i 50 mila euro, si è fermato, infatti, a 49.780, mentre la Germania ha toccato quota 51.304.
A seguire figurano Virginia Occidentale, Arkansas, Alabama e Sud Carolina. Ebbene, tutti hanno un Pil maggiore di economie europee come Italia, Francia e Spagna. Negli USA, tra gli Stati più ricchi per Pil pro capite, al primo posto si è piazzato il Distretto di Columbia con 246.523 euro e quello di New York con 107.485, con una media di tutti gli Stati di 80023. L’Europa, oscilla tra i 15.773 euro della Bulgaria e il 125.043 del Lussemburgo, con una media di 40.060. In pratica il Pil degli USA è il doppio dell’Europa.
C’è da registrare che le differenze di Pil, all’interno dell’Unione Europea (UE) sono determinate anche dal costo della vita, con potere d’acquisto identico. Il Pil indica quanta ricchezza è stata prodotta in una determinata fase, ma la stessa quantità una volta ponderata offre una disamina più realistica dell’oggetto di studio. In Europa due Stati, Lussemburgo e Irlanda, reggono la competizione con gli USA.
Il primo per la presenza di un sostanzioso numero di lavoratori stranieri, il secondo per il fisco molto basso nei confronti delle Multinazionali. L’economia suggerisce che quando si verifica una fase di contrazione economica, come in Germania, una terapia di ripresa prevede la crescita di investimenti e consumi e una riduzione del tasso di disoccupazione. Restiamo in fiduciosa attesa degli eventi. Possibile che esiste solo una misurazione quantitativa del benessere di una nazione?
Le ultime esperienze, pandemia in primis, sembrano non aver insegnato nulla. Tutta questa ricchezza è stata ottenuta con lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali, con una produzione massiccia di beni materiali che una volta consumati vanno smaltiti ed il ciclo continua, un inquinamento ambientale da cui derivano danni all’ambiente e alla salute umana e sacrificando tante vite umane sull’altare del profitto. A cosa serve produrre tanto se si vive in ambienti insalubri? Più si produce, peggio si vive, anche se si è allungata l’aspettativa di vita a tutto vantaggio delle industrie farmaceutiche. Ne vale la pena?