La crisi dell’automotive galoppa in questo primo scorcio del 2025 portandosi dietro i pesanti strascichi dello scorso anno nell’indotto.
Roma – La crisi dell’automotive galoppa in questo primo scorcio del 2025 portandosi dietro i pesanti strascichi dello scorso anno nell’indotto Stellantis, tra licenziamenti scongiurati e cassa integrazione. Le ricadute occupazionali ed economiche che riguardano i territori dei vari stabilimenti da Nord a Sud preoccupano i lavoratori e creano tensioni sindacali. Nelle ultime ore sono stati congelati i licenziamenti De Vizia nello stabilimento Stellantis di Cassino. E l’ultimo atto in ordine di tempo, ma non l’ultimo della crisi dell’automotive è quello di Melfi. Il direttore dello stabilimento Stellantis del territorio lucano, Nicola Intrevado, è stato chiaro senza alimentare false illusioni: “Il cambio delle regole a livello europeo, con l’abbattimento delle emissioni di Co2, condizionerà scelte e risultati”.
“Per rispettare le direttive – prosegue Intrevado – bisogna vendere il 20 per cento di auto elettriche in un Paese, l’Italia, che oggi in questo ambito è all’ultimo posto in Europa con appena il 3,5% anche a causa di una carenza di colonnine di ricarica”. Parole pronunciate nel corso del tavolo organizzato dal presidente della Regione Basilicata Vito Bardi con sindacati e Confindustria. Già da quest’anno l’intero parco di auto vendute in Europa non potrà superare un’emissione media di 94 grammi di Co2 per chilometro. Stando agli ultimi dati la media italiana è di 117 grammi. Di qui la richiesta dei sindacati di intervenire sul Green deal per modificarlo a stretto giro. Sindacati che, in vista del tavolo ministeriale del 29, chiedono anche impegni concreti sul fronte degli ammortizzatori sociali.
“Se tutto dovesse andare come auspichiamo – ha aggiunto Intrevado – per il 2025 ci aspettiamo volumi simili al 2024, tenendo conto anche che quest’anno usciranno di produzione la Compass vecchia e la Renegade”. Attualmente – secondo quanto reso noto dallo stesso Intrevado – a Melfi si producono 160 auto al giorno lavorando su un solo turno a rotazione. Quanto alla parte logistica, il direttore di stabilimento ha spiegato che oggi non ci sono le condizioni per affidare attività all’esterno, dal momento che a San Nicola di Melfi vige il contratto di solidarietà. Il futuro di Stellantis a Melfi ha il volto di un’auto elegante, ambiziosa, tecnologicamente avanzata, con un design innovativo e futuristico. E’ la nuova DS N° 8 elettrica a bordo della quale sono arrivati nel palazzo della Regione Basilicata, in rappresentanza dell’azienda, il direttore dello stabilimento lucano, il responsabile del personale, Giuseppe Messinese, e la dirigente delle relazioni istituzionali del gruppo, Priscilla Talacchi per partecipare al tavolo organizzato dal presidente Vito Bardi.
Nel ribadire che la priorità resta quella di salvare i posti di lavoro, Bardi ha chiesto “le stime dei volumi alla luce dei nuovi lanci produttivi nell’ottica di una saturazione degli impianti per assicurare gli attuali livelli occupazionali, i turni previsti soprattutto nel primo e secondo semestre 2025 e i riverberi sull’indotto, a cominciare dalla logistica. E’ importante – ha detto il presidente – avere rassicurazioni sull’intenzione dello stabilimento di San Nicola di esternalizzare le attività relative alla nuove produzioni a partire già dalla DS N° 8 elettrica. Si tratta di informazioni rilevanti – ha aggiunto Bardi – in quanto è stata ribadita la richiesta al Governo di occuparsi nell’immediato della quota di cassa integrazione e del contributo addizionale a carico delle aziende dell’indotto, quanto meno per le aziende in difficoltà e per il periodo necessario al rilancio del settore. Una misura che non è stata tuttora attivata”.
In tale contesto – ha evidenziato il presidente Bardi – la “Regione sta provando a mettere in campo delle misure di sostegno al reddito rivolto proprio ai lavoratori della logistica. Il riferimento è a un prossimo avviso che prevede voucher di partecipazione a corsi di formazione per lo sviluppo di competenze tecniche, tecnologiche e digitali. “L’obiettivo – hanno spiegato Bardi e l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Francesco Cupparo – è quello di sviluppare il livello di competenze dei lavoratori cassintegrati al fine di promuoverne potenzialmente l’occupabilità nel medio-lungo periodo, anche in settori diversi da quello di attuale impiego”. Ma girando lo sguardo verso altri stabilimenti italiani l’orizzonte non è più roseo.
C’è infatti il caso dei licenziamenti – congelati – De Vizia nello stabilimento Stellantis di Cassino. Al termine del secondo incontro a Palazzo Piacentini in merito alla vertenza De Vizia Transfer S.p.A. – attiva nei servizi di pulizia e gestione dei rifiuti industriali – le strutture tecniche del Mimit, i sindacati e le aziende hanno deciso di riaggiornare il tavolo entro il 31 di gennaio. Dall’incontro si segnalano infatti elementi di novità, che dovranno ora essere approfonditi dalle parti”. Lo si legge in una nota del Mimit. “I rappresentanti di De Vizia Transfer si sono impegnati a congelare la procedura di licenziamento collettivo avviata a carico dei 32 lavoratori che svolgono attività nel plant di Cassino – prosegue -. L’impegno del Mimit rimane quello di lavorare per una soluzione produttiva e occupazionale”.
A dicembre la protesta dei lavoratori di Pomigliano d’Arco. Dopo presidi e sit-in ai cancelli dello stabilimento, si sono salvati i 97 lavoratori di Trasnova per cui erano stati annunciati i licenziamenti. Stellantis si è infatti impegnata alla proroga del contratto di fornitura per un anno con Trasnova, che quindi revoca i licenziamenti. Lo prevede l’accordo che è stato raggiunto al tavolo del Mimit. La proroga riguarderebbe anche le aziende di subappalto Logitech, Teknoservice e Csa per cui è stata garantita la prosecuzione dell’attività in totale per circa 300 lavoratori. Trasnova, nei prossimi 12 mesi dovrà trovare comunque una soluzione per i propri lavoratori diversificando le attività e utilizzando gli strumenti di legge previsti dalle situazioni di crisi.
Per giorni i lavoratori di Pomigliano d’Arco si sono raccolti in presidio per protestare contro la decisione e scongiurare i licenziamenti. Tanto da aver scritto direttamente al Capo dello Stato Sergio Mattarella. “Caro Presidente, ti scrivono i 54 lavoratori della Trasnova che lavorano allo stabilimento Stellantis Gianbattista Vico di Pomigliano d’Arco”. Iniziava così la lettera inviata dai dipendenti della Trasnova a Mattarella per illustrargli lo stato della vertenza e per chiedere un intervento affinché nessun posto di lavoro andasse perso. I lavoratori, nel loro appello a Mattarella ricordavano di essere dal 2 dicembre “in presidio permanente davanti ai sei ingressi della fabbrica” perché Stellantis aveva deciso di “non rinnovare la nostra commessa. Trasnova ci ha mandato le lettere di licenziamento, a fine anno non avremo più certezze per il nostro futuro”, scrivevano.
Sulla crisi dell’indotto intervengono anche i sindacati, da mesi impegnati nella battaglia. ”Gli annunci fatti da Stellantis al tavolo al Mimit lo scorso 17 dicembre, e ripresi nelle ultime ore dal ministro Adolfo Urso al question time al Senato, devono diventare fatti concreti”, dice Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore mobilità. “Una vera inversione di tendenza si potrà misurare solo quando – prosegue – si ridurrà l’utilizzo degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti, quando inizieranno ad essere effettivamente assemblati nuovi modelli, quando sarà concreta l’autonomia progettuale e di ricerca in Italia, e quando ripartirà il progetto della gigafactory di Termoli. Intanto è una certezza che il 2025 sarà un anno molto duro, forse ancor di più del 2024 per effetto della cassa integrazione”.
“Quanto presentato da Jean-Philippe Imparato – continua Lodi – rappresenta buoni intenti che devono essere migliorati e definiti all’interno di un piano industriale che ancora non c’è. Le lavoratrici e i lavoratori da anni stanno facendo enormi sacrifici per difendere i propri posti di lavoro e l’industria dell’auto nel nostro Paese. Ora è giunto il momento di avere risposte e che le risposte siano di prospettiva. Il Governo, da parte sua, deve ripristinare ed ampliare le risorse del fondo automotive. Non può chiedere un fondo europeo, che riteniamo assolutamente necessario, ma allo stesso tempo cancellare il fondo nazionale”.
“È necessario, inoltre, un intervento strutturale sugli ammortizzatori sociali. Siamo alla vigilia di una fase in cui migliaia di lavoratrici e lavoratori della componentistica e dell’indotto Stellantis rischieranno la perdita del posto di lavoro proprio per il termine degli ammortizzatori sociali. Il tema non lo si può affrontare di volta in volta come dichiarato dalla Ministra del Lavoro Calderone, occorre un intervento generale. Anche per queste ragioni è ormai non più rimandabile una convocazione da parte della Presidenza del Consiglio. La Fiom, insieme alle altre organizzazioni sindacali e alle lavoratrici e lavoratori continueranno a mobilitarsi, è per questo che il 5 febbraio saremo alla manifestazione a Bruxelles per difendere e rilanciare l’occupazione e l’industria nel nostro Paese e in Europa”.