Il rapporto MHEO evidenzia un aumento dell’occupazione tra i laureati lombardi e una maggiore stabilità lavorativa, ma l’inflazione erode i benefici economici.
C’è un fiorire di ricerche socioeconomiche sul web al punto che l’una può smentire l’altra. D’altronde l’oggettività delle scienze sociali è ancora in là da venire e, forse, non avverrà mai, per la mutabilità della variabile umana.
Comunque, è stato presentato il rapporto MHEO (Milan Higher Education Observatory), un Osservatorio a forte dimensione territoriale, finanziato attraverso i fondi del PNRR, che monitora e analizza lo scenario degli istituti d’istruzione superiore della Città Metropolitana di Milano e le loro interazioni con i soggetti interessati. E’ risultato che il 43% dei neolaureati dopo tre anni dalla laurea si è ritrovato in migliori condizioni economiche. Come sono aumentati i contratti a tempo indeterminato del 20%, mentre nel 2017 erano il 6%.
Inoltre, è stato confermato che le lauree scientifiche hanno un tempo di attesa inferiore per entrare nel mercato del lavoro rispetto a quelle umanistiche. I contratti a tempo determinato, malgrado siano ancora i più frequenti, sono calati del 6%, col conseguente aumento di quelli a tempo indeterminato, 7%. Infine è stato confrontato il dato sull’occupazione in Lombardia e quello del resto d’Italia. Il territorio lombardo si conferma motore dell’economia nazionale. Il tasso di occupazione dei laureati nelle Università lombarde supera quello nazionale ad un anno dal conseguimento del titolo. La crescita è stata pari al 4,1% per le lauree di 1°livello e del 4,5% per quelle del secondo livello. Un aspetto emerso anche in altre indagini sociali è la motivazione al percorso lavorativo. Ovvero i laureati lombardi sono meno orientali, rispetto a quelli di altre realtà geografiche, ad accontentarsi del primo lavoro che trovano e che, soprattutto, non sia corrispondente al loro percorso di studi e al conseguente stipendio.
E’ emerso che i laureati ritengono la crescita della carriera molto importante, così come le competenze. Infine, la scelta del lavoro tiene conto anche del tempo libero a disposizione e dell’orario flessibile. Quindi, non è solo il mero guadagno che spinge i giovani a scegliere un lavoro piuttosto che un altro, ma esistono altre condizioni che sono importanti se non di più. Ma come sempre capita il veleno è nella coda! Se è vero che l’occupazione è aumentata e con essa le retribuzioni, c’è da segnalare che la perfida inflazione di questi anni ha eroso il potere d’acquisto dei laureati lombardi e di tutti i percettori di redditi e salari dal 2018 al 2023. Neppure le retribuzioni più alte rispetto alla media nazionale sono riuscite a placare l’ira inflazionistica. Il rapporto si è chiuso sulle discipline STEM (Science, Technology, Engineering Mathematics), una locuzione che sta ad indicare le discipline scientifico-tecnologiche.
Bisogna promuovere l’educazione e la conoscenza delle discipline STEM in Europa fin dalla più tenera età, ma anche eliminare gli ostacoli che provocano il gender gap in queste discipline. In futuro le competenze STEM saranno fondamentali per la transizione energetica, ambientale, digitale, sociale e demografica e per immaginare un nuovo paradigma culturale, da cui possa scaturire un nuovo modello di sviluppo, produzione e consumo. Non si vuole negare l’importanza delle discipline STEM, però l’accantonamento di quelle umanistiche potrebbe rivelarsi controproducente. Perché qualsiasi disciplina scientifica se non è basata su profondi fondamenti culturali legati alla storia dell’uomo, al suo inconscio e alla sua spiritualità, rischia di trasformarsi in mera tecnica esecutiva.