Governo, Piantedosi: “Rimpasto? Discussione che non mi coinvolge”

Il ministro dell’Interno sulle voci di un possibile ritorno di Salvini al Viminale: “Mi è stato affidato un compito senza averlo chiesto”.

Roma – Dopo l’assoluzione nel processo Open Arms, Matteo Salvini, a chi gli chiedeva se aleggiasse l’ipotesi di un ritorno al Viminale, lui aveva replicato: “Siamo nelle mani di Dio. Matteo Piantedosi ha tutta la mia fiducia, poi ragioneremo sia con Giorgia sia con lui”. Oggi il ministro dell’Interno in un’intervista a La Stampa, in merito al possibile rimpasto di governo, risponde: “È una discussione che non mi coinvolge e alla quale non partecipo. Mi è stato affidato il compito di guidare da ministro l’istituzione a cui ho dedicato tutta la mia vita, senza che abbia mai chiesto di farlo. E fino a quando mi sarà richiesto mi interessa solo far bene il mio lavoro”. 

Piantedosi aggiunge: “Da 36 anni lavoro al Viminale e nessuno meglio di me può comprendere i sentimenti di Salvini, in primis la gratitudine verso forze di polizia, vigili del fuoco, prefetture, apparati del dicastero: migliaia di uomini e donne impegnati a garantire la sicurezza. E, con ciò, affermando l’essenza più profonda dello Stato. Un ministro dell’Interno non occupa un posto di potere ma svolge un alto incarico al servizio della collettività, è normale che una simile esperienza ti affascini e ti rimanga nel cuore”. Quello che è chiaro è che le idee e la politica del leader della Lega da ministro dell’Interno sono stati al centro del dibattimento di Palermo, che ha costituito un caso politico oltre che giudiziario.

Ritorno di Salvini al Viminale?

E’ stato Elon Musk, subito dopo l’assoluzione di Salvini sul caso Open Arms a dire chiaramente di sperare in un suo ritorno al Viminale. Ma è stato il vicepremier a fissare il punto, tra favorevoli e contrari alla sentenza dei magistrati di Palermo. “Noi continueremo ad aprire le porte ai ragazzi stranieri che scappano dalla guerra e arrivano regolarmente per costruire un futuro e lavorano, li ho visti nei cantieri che visito come ministro, alle 5 di mattina a meno cinque gradi. Però espellere, contrastare e respingere tutti coloro che non hanno diritto di stare qua è un diritto e un dovere del governo”, ha detto il vicepermier rispondendo a Bruno Vespa durante la trasmissione Cinque Minuti.

“Il problema – ha aggiunto – non è il colore della pelle. Gli italiani delinquenti li dobbiamo tenere qua, gli stranieri li mandiamo a casa”. Spesso, ha spiegato il ministro, “quelli che mi dicono manda a casa i delinquenti sono gli stessi immigrati, le loro comunità”. “Sicuramente sono curioso di sentire gli accusatori di sinistra i professoroni che imperversano sulle televisioni sui giornali e che fino a mezzora fa – aggiunge – ritenevano che fossi un pericoloso delinquente, razzista, fascista. Sono curioso di sapere cosa diranno davanti ad una sentenza del tribunale. Mi spiace per i milioni di euro che il processo intentato da Pd e Cinque stelle è costato agli italiani. Sono felice perché è stato sancito che la battaglia della lega per difendere i confini è sacrosanta”.

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