I dati del report “Telus Health” evidenziano una situazione sempre più problematica nella popolazione attiva. Quali le soluzioni?
Nelle società complesse, capitalistiche e non, il lavoro si è trasformato in feticcio, esaltato oltre misura, fatto oggetto di venerazione. Per esso si sono sempre sacrificate vite umane ed è diventato il cardine della vita di ogni persona e gruppo sociale. Se non ce l’hai sono problemi di sopravvivenza, se ce l’hai può essere fonte di ansia e burnout. Si rincorre una categoria, il lavoro, che può generare problemi di salute mentale. Un recente studio ha evidenziato che l’età, il genere, lo status socioeconomico sono fattori determinanti per la salute mentale. Infatti quasi 2 lavoratori europei su 5 sono a rischio di disturbi mentali.
Il report è stato curato da “Telus Health”, fornitore di servizi di tecnologia sanitaria con sede a Vancouver, Canada e filiali negli USA, Regno Unito e Australia ed ha riguardato la salute mentale dei lavoratori di Italia, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Polonia e Germania. In questa speciale classifica dei “fuori di testa sul lavoro”, il primo posto è stato raggiunto dalla Spagna col 48% di soggetti considerati ad alto rischio per la salute mentale, a seguire la Polonia, 45% e l’Italia, 43%. Nelle grandi manifestazioni sportive chi si classifica sul podio viene accolto con grandi tributi onorifici dalle autorità istituzionali, con festeggiamenti da parte della popolazione inneggiante ai loro eroi. Non è stato questo il caso!
I Paesi Bassi hanno avuto la percentuale più bassa di lavoratori a rischio di salute mentale, 24%. Ma quali sono le cause che influiscono sulla salute mentale dei lavoratori? Secondo le “teste d’uovo” che hanno effettuato la ricerca, uno dei fattori principali, ad esempio in Polonia, è stata la breve distanza geografica dall’Ucraina, invasa dalla Russia nel febbraio del 2022, con tutti gli effetti provocati dalla guerra, morte, distruzione, lutti, ferite psicologiche che segneranno la vita dei sopravvissuti.
Nel determinare la salute mentale dei lavoratori, le diversità culturali, il genere, l’età, le condizioni socioeconomiche, giocano un ruolo rilevante. Le donne hanno riportato punteggi più bassi di salute mentale rispetto agli uomini. E’ chiara la diversità dell’universo femminile da quello maschile, in termini di risorse finanziarie e possibilità occupazionali. Com’è noto il divario sulla salute, coniugato a vantaggio degli uomini rispetto alle donne. Ad esempio alcune problematiche di salute femminili sono state poco riconosciute come l’endometriosi (infiammazione cronica benigna degli organi genitali delle donne) o la perimenopausa (periodo di transizione che porta alla menopausa) solo per citarne alcune. L’indagine ha riscontrato i benefici dell’attività fisica sulla salute mentale.
Infine, non ci voleva un mago per scoprire l’arcano, ossia che senza “soldi non si cantano messe”. Nel senso che la carenza di risparmi incide tre volte in più di provocare ansia cronica che può sfociare in depressione. E poi si dice che i soldi non fanno la felicità! E’ stato evidenziato che i datori di lavoro dovrebbero essere in prima linea per il benessere dei lavoratori. Innanzitutto, pensando a contesti lavorativi che seguano le linee guida per la salute e la sicurezza sul lavoro, in modo da minimizzare i rischi per la salute fisica e mentale. Inoltre implementare, al riguardo, programmi di formazione e processi di sviluppo delle capacità per superare i momenti difficoltosi. Tutto va bene se lo scopo è migliorare il benessere dei lavoratori, però è triste constatare come l’intelligenza umana non sia riuscita a trovare un’alternativa al lavoro, comunque… dannoso, quando non c’è e quando c’è!