Anm: “Sui centri in Albania nessun abuso. Incostituzionale chiuderci la bocca”
Il segretario Casciaro ad Avvenire: “Cessino certi attacchi alla giurisdizione, che mi paiono tanto ingenerosi quanto gratuiti”.
Roma – “Se ci sono dei problemi legati a eccessi verbali di singoli, su quelli si deve all’occorrenza intervenire. Ma una norma che dovesse consentire in qualche modo di chiudere sostanzialmente la bocca dei magistrati per quello che riguarda il dibattito sulle riforme e sulle questioni legate alla giustizia, se interpretata così non credo che reggerebbe il vaglio di costituzionalità…”. Così in un’intervista ad Avvenire il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati Salvatore Casciaro commenta la norma del decreto Giustizia che sarà al vaglio del prossimo consiglio dei ministri dopo il rinvio di ieri.
“Vorrei essere chiaro: nella recente questione legata ai provvedimenti sui migranti trasferiti in Albania, i magistrati non hanno assolutamente esondato rispetto alle loro attribuzioni. Hanno applicato la legge statale e la disciplina sovranazionale a cui bisogna uniformarsi. Ciò non è fare politica, è applicare le leggi” afferma tra l’altro Casciaro che giudica “irrazionale” affidare una parte delle competenze sui migranti alle Corti d’appello, una misura che si tradurrà in un “aggravio” per questi uffici giudiziari. Il segretario dell’Anm parla anche dei rapporti con l’esecutivo: “auspico che col governo ci siano occasioni di confronto. Perché ciò avvenga, però, è necessario che si recuperino anzitutto toni di rispetto istituzionale e che cessino certi attacchi alla giurisdizione, che mi paiono tanto ingenerosi quanto gratuiti”.
Casciaro si riferisce al decreto annunciato per il Consiglio dei ministri di ieri, slittato per divergenze in seno alla maggioranza. E alle azioni disciplinari per i magistrati che prendono posizioni pubbliche su un argomento di cui si occupano o di cui si occuperanno. Secondo la bozza del documento, all’articolo 4 del decreto viene introdotta una nuova tipologia di illecito disciplinare per i magistrati, che si verificherebbe quando c’è “la consapevole inosservanza del dovere di astensione nei casi in cui è espressamente previsto dalla legge l’obbligo di astenersi o quando sussistono gravi ragioni di convenienza”.
In caso di azione disciplinare del ministro, come da prassi spetterebbe poi alla sezione disciplinare del Csm decidere se infliggere una sanzione. La nuova norma, che alimenta ilbraccio di ferro governo-toghe, si aggiungerebbe quindi all’insieme dei casi che riguardano gli illeciti disciplinari nell’esercizio delle funzioni dei magistrati.
Sulla stretta ai commenti dei magistrati “capisco il senso indicato nel preambolo del decreto legge, ma quella norma andrebbe scritta meglio per evitare che possa andare a regolare casi che non sono nel fuoco della previsione di regolazione. Il pericolo che possa essere letta in maniera allargata c’è e quindi va scritta meglio”, ha detto Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Sulla libertà di parola dei magistrati, “le istituzioni europee richiamano i giudici al diritto-dovere di intervenire ogni qualvolta venga messa in discussione l’autonomia. Io non posso parlare del provvedimento di cui domani mi occuperò in udienza, del caso concreto, ma potrò parlare dei temi generali altrimenti non potrò parlare di nulla” ha spiegato Santalucia, sottolineando che ciò “è stato stabilito dalla Corte Costituzionale: non posso parlare del procedimento che tratterò, ma delle questioni generali posso parlare”.
Anm: “Sui centri in Albania nessun abuso. Incostituzionale chiuderci la bocca”
Il segretario Casciaro ad Avvenire: “Cessino certi attacchi alla giurisdizione, che mi paiono tanto ingenerosi quanto gratuiti”.
Roma – “Se ci sono dei problemi legati a eccessi verbali di singoli, su quelli si deve all’occorrenza intervenire. Ma una norma che dovesse consentire in qualche modo di chiudere sostanzialmente la bocca dei magistrati per quello che riguarda il dibattito sulle riforme e sulle questioni legate alla giustizia, se interpretata così non credo che reggerebbe il vaglio di costituzionalità…”. Così in un’intervista ad Avvenire il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati Salvatore Casciaro commenta la norma del decreto Giustizia che sarà al vaglio del prossimo consiglio dei ministri dopo il rinvio di ieri.
“Vorrei essere chiaro: nella recente questione legata ai provvedimenti sui migranti trasferiti in Albania, i magistrati non hanno assolutamente esondato rispetto alle loro attribuzioni. Hanno applicato la legge statale e la disciplina sovranazionale a cui bisogna uniformarsi. Ciò non è fare politica, è applicare le leggi” afferma tra l’altro Casciaro che giudica “irrazionale” affidare una parte delle competenze sui migranti alle Corti d’appello, una misura che si tradurrà in un “aggravio” per questi uffici giudiziari. Il segretario dell’Anm parla anche dei rapporti con l’esecutivo: “auspico che col governo ci siano occasioni di confronto. Perché ciò avvenga, però, è necessario che si recuperino anzitutto toni di rispetto istituzionale e che cessino certi attacchi alla giurisdizione, che mi paiono tanto ingenerosi quanto gratuiti”.
Casciaro si riferisce al decreto annunciato per il Consiglio dei ministri di ieri, slittato per divergenze in seno alla maggioranza. E alle azioni disciplinari per i magistrati che prendono posizioni pubbliche su un argomento di cui si occupano o di cui si occuperanno. Secondo la bozza del documento, all’articolo 4 del decreto viene introdotta una nuova tipologia di illecito disciplinare per i magistrati, che si verificherebbe quando c’è “la consapevole inosservanza del dovere di astensione nei casi in cui è espressamente previsto dalla legge l’obbligo di astenersi o quando sussistono gravi ragioni di convenienza”.
In caso di azione disciplinare del ministro, come da prassi spetterebbe poi alla sezione disciplinare del Csm decidere se infliggere una sanzione. La nuova norma, che alimenta il braccio di ferro governo-toghe, si aggiungerebbe quindi all’insieme dei casi che riguardano gli illeciti disciplinari nell’esercizio delle funzioni dei magistrati.
Sulla stretta ai commenti dei magistrati “capisco il senso indicato nel preambolo del decreto legge, ma quella norma andrebbe scritta meglio per evitare che possa andare a regolare casi che non sono nel fuoco della previsione di regolazione. Il pericolo che possa essere letta in maniera allargata c’è e quindi va scritta meglio”, ha detto Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Sulla libertà di parola dei magistrati, “le istituzioni europee richiamano i giudici al diritto-dovere di intervenire ogni qualvolta venga messa in discussione l’autonomia. Io non posso parlare del provvedimento di cui domani mi occuperò in udienza, del caso concreto, ma potrò parlare dei temi generali altrimenti non potrò parlare di nulla” ha spiegato Santalucia, sottolineando che ciò “è stato stabilito dalla Corte Costituzionale: non posso parlare del procedimento che tratterò, ma delle questioni generali posso parlare”.