Tra azioni e polemiche sono tante le iniziative per arginare il fenomeno: numeri sempre allarmanti, tra vecchie e nuove misure normative.
Roma – Dalla Fondazione Giulia Cecchettin, presentata alla Camera dei Deputati qualche giorno fa, ai dati del Viminale sui braccialetti elettronici. Fino all’iniziativa di Mara Carfagna, deputata di Noi Moderati-Centro Popolare, di rilanciare la campagna di sensibilizzazione #NessunaScusa. La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, oggi 25 novembre, vede la politica muoversi su diversi fronti. E come sempre il tema della violenza si muove tra azioni, reazioni e polemiche. Ad agitare il clima sono state in questi ultimi mesi i rilievi mossi dalle opposizioni sul malfunzionamento di alcuni braccialetti elettronici.
Dal primo gennaio al 3 novembre 2024 in Italia si sono registrati 263 omicidi: 96 vittime erano donne, di cui 82 uccise in contesti familiari o affettivi e 51 per mano del partner o dell’ex partner”, ha riferito il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sottolineando che “anche il nostro Paese si deve fare promotore di un messaggio inequivocabile e coraggioso. La violenza sulle donne continua a essere un’emergenza da contrastare con ogni possibile soluzione”. Piantedosi ha parlato anche di uno dei principali strumenti di contrasto al fenomeno, il braccialetto elettronico appunto.
“Al 15 novembre di quest’anno, dei 10.458 dispositivi attivi, ben 4.677 sono quelli disposti per l’antistalking. Sono numeri altissimi che danno la dimensione di un fenomeno“, ha aggiunto il ministro all’evento di presentazione della campagna di sensibilizzazione #nessunascusa alla università Luiss. “Basti pensare che in Francia, i dispositivi attivi lo scorso mese di luglio erano in totale 984 – ha detto ancora il responsabile del Viminale – Non solo. Il ricorso al braccialetto elettronico nel solo mese di ottobre ha consentito l’arresto di 46 persone, di cui l’ultimo proprio la notte scorsa”. Per superare le difficoltà tecniche riscontrate, ha informato Piantedosi, “presso il Viminale è operativo da alcuni mesi un Gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche di rappresentanti del ministero della giustizia e della società fornitrice del servizio. Stiamo lavorando su soluzioni tecniche riguardo al tema della connessione di rete, dei tempi di attivazione e della gestione degli allarmi che pervengono alle Sale operative per fare in modo che le Forze di polizia possano intervenire tempestivamente rispetto a ogni situazione di rischio o pericolo a beneficio delle potenziali vittime”.
A fine settembre il caso di femminicidio avvenuto a Torino dove un uomo portatore di braccialetto elettronico aveva ucciso a coltellate l’ex moglie, Roua Nabi di 34 anni aveva scatenato la polemica politica. Ed era finito al centro di una interrogazione parlamentare di Avs: Luana Zanella chiese conto del funzionamento dei braccialetti elettronici. Il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, chiarì che “presso il Viminale è operativo da alcuni mesi un gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche del ministero della Giustizia”. “Premesso che in tutti i casi accertati di malfunzionamento si provvede alla loro sostituzione, nell’ambito del suddetto tavolo tecnico – aveva affermato Prisco – sono state comunque individuate possibili soluzioni tecniche migliorative relativamente a criticità riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione dei dispositivi, che sono state richieste al fornitore”.
C’è poi l’iniziativa di Mara Carfagna, deputata di Noi Moderati-Centro Popolare, di rilanciare la campagna di sensibilizzazione #NessunaScusa.“Sono quasi venti anni che mi occupo di violenza sulle donne e devo prendere atto che nonostante i tanti progressi compiuti dal punto di vista normativo la cultura fa fatica a stare al passo. C’è ancora tanto da fare per avviare quella rivoluzione culturale di cui tutti parliamo, per sradicare quella cultura del possesso che nega alle donne spazi di indipendenza, di autonomia di libertà e che ancora oggi uccide una donna ogni tre giorni. Per questo ho deciso di rilanciare la campagna di UN Women in Italia, dal titolo #NessunaScusa” in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, presentata all’Università Luiss Guido Carli di Roma.
All’evento sono intervenuti anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in videocollegamento; il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia; la senatrice del Pd Valeria Valente, già presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio; la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi; Gino Cecchettin. Il padre di Giulia il 18 novembre scorso ha presentato alla Camera dei Deputati la neonata Fondazione Giulia Cecchettin. A un anno dall’omicidio della 22enne barbaramente ammazzata con 70 coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta la sera dell’11 novembre 2023. A distanza di un anno “nasce qualcosa. Questo è un segno di resilienza. Alle volte dobbiamo far nascere qualcosa di buono dalle tragedie. La violenza di genere è frutto di un fallimento collettivo: non è solo una questione privata. Dobbiamo educare le nuove generazioni”, ha detto Gino Cecchettin.
“Siamo qui per dare forma concreta a un sogno nato da una tragedia immane. A volte la vita ti sorprende e ti dà la possibilità di trasformare il dolore in uno scopo, uno scopo che è la Fondazione Cecchettin che vuole essere un richiamo collettivo che ci invita a guardare oltre a noi stessi e al futuro delle giovani generazioni. Ho attraversato la morte nella sua essenza più profonda prima con la perdita di mia moglie, poi con quella di Giulia. È iniziato in me un processo all’affermazione del bene che nell’udienza di Filippo ha raggiunto la maturità perché non ho avuto il pensiero di odiarlo”. E ancora, “nel nome di Giulia io posso scegliere di fare crescere l’amore. Oggi ricorre un anno da quando mi hanno comunicato del ritrovamento del corpo di Giulia, scusate l’emozione, ha aggiunto Gino Cecchettin”.
Proprio il padre di Giulia sarà il presidente dell’Osservatorio contro la violenza sulle donne nato in Veneto in questi giorni con una legge, votata all’unanimità, dal Consiglio regionale. Con il voto alla legge è stato accolto anche un emendamento che prevede la figura del presidente onorario e subito dopo è stato reso noto il nome di Gino Cecchettin. L’Osservatorio sarà luogo nel quale realizzare un costante monitoraggio, attraverso la raccolta, l’elaborazione e lo studio dei dati forniti dai Centri antiviolenza presenti sul territorio, dai servizi territoriali e da altri soggetti pubblici e privati coinvolti nella rete antiviolenza. Sarà composto da cinque personalità con comprovata esperienza nel settore, di nomina consiliare, e avrà il compito anche di indicare proposte legislative ed organizzative alla Giunta e al Consiglio regionale. Con l’obiettivo di predisporre un piano strategico ad ampio raggio, con politiche integrate tra settori diversi, da quello del sociale al mondo del lavoro, della cultura e dell’istruzione’.
Proprio il governatore veneto Luca Zaia ha ricordato la giovane 22enne vittima dell’ex fidanzato l’11 novembre 2023 a un anno dalla tragedia: “A distanza di un anno, il dolore è ancora vivo ed è uno stato d’animo che si fa ancora più acuto ogni volta che la cronaca ci mette di fronte a un nuovo caso di femminicidio, che una donna viene uccisa o anche solo maltrattata in nome di un malinteso e innaturale senso di proprietà, di un’incapacità di porsi di fronte alla parità di genere. Ma l’orrenda dinamica dell’omicidio di Giulia Cecchettin – ha detto Zaia – ha segnato la vita stessa della nostra comunità come pochi altri, ha tracciato una linea di demarcazione nella consapevolezza sociale oltre la quale nessuno, di fronte a certe situazioni, può più far finta di non vedere, di non sapere. In questo anniversario rinnovo l’abbraccio del Veneto a papà Gino, alla sorella e al fratello, partecipando al loro inesauribile dolore”.
Anche la Regione Lombardia è impegnata su questo fronte. “Dobbiamo promuovere un messaggio universale: donne e uomini uniti contro ogni forma di violenza”, ha detto l’assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Elena Lucchini che il 20 novembre nell’Aula di Palazzo Pirelli ha portato all’attenzione del Consiglio regionale lo stato dell’arte sulle politiche di Regione Lombardia e i dati legati a un fenomeno, “la cui gravità non deve essere sottovalutata”. In Lombardia sono operative 27 reti inter-istituzionali territoriali antiviolenza, composte da Comuni capofila, 57 Centri Antiviolenza e 157 Case Rifugio. Queste reti rappresentano una risposta strutturale alla violenza, offrendo a ogni donna percorsi di supporto personalizzati.
Al fine di preservare e valorizzare il sistema antiviolenza lombardo, e contemporaneamente attuare l’Intesa Stato-Regioni approvata il 14 settembre 2022, Regione Lombardia ha istituito l’Albo dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio, individuando una modalità che permetta ai soggetti che da sempre si occupano di contrasto alla violenza seppur in modo non esclusivo di iscriversi all’albo. La soluzione adottata, infatti, ha permesso il mantenimento nell’Albo di 11 centri antiviolenza e oltre 100 case rifugio.
Le violenze, i femminicidi, le donne continuo bersaglio. “Numeri intollerabili, impressionanti, davanti ai quali dobbiamo intervenire, come stiamo facendo”, ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che a marzo aveva fornito i dati sui procedimenti per reati di violenza di genere presentando in via Arenula due progetti realizzati dal ministero: un opuscolo divulgativo e informativo e una raccolta di tutta la normativa in materia,
italiana e internazionale. “Nel 2022 in primo grado ci sono state 3443 condanne per maltrattamenti in famiglia, 2.281 per atti persecutori e 973 per violenza sessuale”, aveva detto Nordio. “Confidiamo molto nelle leggi ma di più nell’informazione, nell’educazione al rispetto della persona. La legge penale è necessaria e dimostra che lo Stato esiste, ma obiettivo fondamentale è la prevenzione – ha sottolineato il ministro – Abbiamo un arsenale repressivo molto severo ma l’efficacia intimidatoria della pena non è un deterrente”.
Il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, alla Camera davanti alla Commissione sul femminicidio, ha parlato della strategia organizzativa sull’emergenza da parte degli uffici giudiziari. Sulle modalità di protezione della vittima nel corso dell’iter procedimentale, per i casi di violenza di genere, e della sua audizione, dal monitoraggio condotto dal Csm è “emerso come la quasi totalità delle Procure siano senz’altro ormai dotate di sale per l’ascolto della persona offesa vulnerabile o del minorenne e sia presente l’attenzione degli uffici alla selezione di esperti psicologi o neuropsichiatri infantili esperti nella materia”, con velocità inoltre i gip si esprimono sulle misure cautelari in tempi più celeri dei 20 giorni previsti dalla legge.
“Presso gli Uffici giudicanti, invece, nonostante le raccomandazioni rivolte anche da parte del Csm agli Uffici,
ancora non vi sono sufficienti aule attrezzate e non appaiono ancora consolidate linee guida comuni per le modalità di ascolto. Non sono presenti, inoltre, sezioni degli albi dei periti che indichino la specializzazione degli esperti psicologi o neuropsichiatri nell’assistenza ai minorenni o alle vittime di violenza di genere. Anche quanto agli interpreti non risultano indicati professionisti formati sulle tematiche in esame. La
situazione è anche peggiore negli Uffici giudicanti di secondo grado”, aveva rilevato Pinelli.
Intanto arriva un altro dato: nei centri D.I.Re (Donne in Rete contro la violenza) aumenta per il secondo anno consecutivo il numero delle donne accolte, con una crescita del 14% nei primi dieci mesi del 2024 rispetto ai dati del 2023. In tutte le strutture dell’organizzazione ci sono ora 21.842 donne e il loro numero entro il 31 dicembre potrebbe arrivare a 26.210 secondo le previsioni calcolate sugli incrementi recenti. Rispetto al 2023 ci sarebbero quindi 3.125 ospiti in più. In media ogni mese, nel 2024, i centri hanno accolto 2.184 donne contro le 1.924 del 2023.