Giornata mondiale Poveri: le parole del Papa e la raccolta di Colletta alimentare

Raccolte 7.900 tonnellate di cibo in 12mila supermercati con 155mila volontari in campo. Pranzo del Pontefice in Vaticano con 1300 persone.

Roma – Nell’ottava Giornata Mondiale dei Poveri il Papa ha invitato i senzatetto e i meno fortunati alla messa e a un pasto comune nell’Aula Paolo VI con 1.300 persone. Ha fatto parte di questo gruppo anche Giuseppe, un senzatetto della Capitale, che pochi giorni fa ha ricevuto in dono un paio di scarpe che il Pontefice a sua volta aveva avuto in regalo. “Celebrare la Giornata Mondiale dei Poveri significa seguire Gesù e pensare semplicemente allo stesso modo indicato nel Vangelo, perché è quello che avrebbe fatto Cristo, e quindi è quello che anche noi faremo”, ha ricordato il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, spiegando il senso dell’evento.

“Lo dico alla Chiesa, lo dico ai governi degli Stati e alle Organizzazioni internazionali, lo dico a ciascuno e a tutti: per favore, non dimentichiamoci dei poveri”. Così papa Francesco ha concluso la sua omelia nella messa in San Pietro per la Giornata mondiale dei poveri. “Carissimi – ha detto il Pontefice -, mi piace ricordare un monito del cardinale Martini. Egli disse che dobbiamo stare attenti a pensare che c’è prima la Chiesa, già solida in se stessa, e poi i poveri di cui scegliamo di occuparci”. In realtà, “si diventa Chiesa di Gesù nella misura in cui serviamo i poveri, perché solo così la Chiesa diventa se stessa, cioè casa aperta a tutti, luogo della compassione di Dio per la vita di ogni uomo”.

In questo senso si è mossa anche la 28° Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, che si è svolta ieri, con grande successo e partecipazione, che ha visto aumentare a oltre 12.000 i supermercati coinvolti in tutta Italia, e a più di 155.000 volontari. Più di 5 milioni di donatori hanno contribuito, ciascuno con quello che
poteva, a questa grande festa di solidarietà e condivisione, permettendo di raccogliere 7.900 tonnellate di cibo da destinare alle persone in difficoltà. In occasione di questa giornata, il Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella ha espresso il suo sostegno non solo concedendo l’Alto Patronato ma anche contribuendo con una donazione di beni alimentari, un gesto che testimonia la sua vicinanza a chi è in difficoltà.

La Colletta Alimentare, che da 28 anni si ripete senza interruzioni, è una vera e propria festa del dono, dove ogni contributo, piccolo o grande, diventa segno di una solidarietà concreta che unisce le persone e rafforza il senso di comunità. L’iniziativa è stata anche il gesto con il quale la Fondazione Banco Alimentare aderisce alla odierna Giornata Mondiale dei Poveri, seguendo il messaggio di Papa Francesco che invita ad aprire il cuore e le mani per accogliere e condividere, riconoscendo nei più fragili un bisogno che interpella ciascuno
di noi. Nel corso della giornata della Colletta Alimentare i supermercati e i centri di raccolta e stoccaggio si sono trasformati in luoghi di speranza e condivisione animati da migliaia di volontari: tra questi tantissimi giovani e studenti di ogni età, che hanno vissuto un’esperienza preziosa per crescere come cittadini responsabili, capaci di fare la differenza per il bene comune.

Tra i tanti donatori anche i detenuti di 40 Istituti Penitenziari, a testimonianza che nessuno è troppo povero per non poter donare o troppo ricco per non aver bisogno di ricevere: un gesto di condivisione è sempre possibile. I prodotti donati saranno distribuiti nelle prossime settimane alle 7.632 organizzazioni partner territoriali, tra mense per i poveri, case-famiglia, comunità per i minori e centri d’ascolto, raggiungendo così 1,8 milioni di persone in difficoltà. La Colletta Alimentare continua online fino al 10 dicembre su alcune piattaforme dedicate: per conoscere le modalità di acquisto dei prodotti è possibile consultare il sito ufficiale.

Solo pochi giorni fa la diffusione del 28° Rapporto sulla povertà di Caritas. Report che fotografa la crescita della povertà assoluta in Italia, specialmente al Nord. Oggi il numero di famiglie povere al settentrione supera quello di famiglie povere al meridione, anche se l’incidenza è più alta al Sud. Sono alcune delle informazioni contenute in “Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza, il titolo scelto per il volume, che dà spazio non solo ai dati sui bisogni, ma anche alle risposte della società civile e della Caritas in particolare. “Nonostante le criticità che sfaldano il nostro vissuto quotidiano, si intravvedono nelle crepe dei fili d’erba verde, dei segnali di speranza, le tante riposte, opere e servizi messi in campo dalla Chiesa, dalla società civile, dall’associazionismo e dal volontariato, e che contribuiscono con il loro apporto a rendere più umano e dignitoso il nostro vivere”, si legge nel Rapporto.

In uno scenario tragico generale, quello che viene mostrata in primo piano è l’emergenza casa nel nostro Paese. ”Nell’assenza di un piano nazionale di rilancio delle politiche abitative, – denuncia la Caritas nel nuovo rapporto 2024 sulla povertà – il disagio attorno alla dimensione casa continua a permanere ad alti livelli”. In Italia un milione e mezzo di famiglie vive in abitazioni sovraffollate, poco luminose e senza servizi come l’acqua corrente in bagno. Il 5 per cento dei nuclei fa fatica a pagare le rate del mutuo o l’affitto e le bollette. Di questi, la maggior parte non ha una casa di proprietà. Le sentenze di sfratto per morosità nel 2023 sono state 30.702 rispetto alle 33.522 del consuntivo 2022. Le sentenze per morosità restano la principale motivazione di sfratto: sul totale delle nuove sentenze, quelle per morosità sono pari al 78%.

Preoccupa poi l’aumento dei “working poor”: continua infatti a crescere in modo preoccupante la povertà tra coloro che possiedono un impiego. Complessivamente tocca l’8% degli occupati (era il 7,7% nel 2022) anche se esistono marcate differenze in base alla categoria di lavoratori; se si ha una posizione da dirigente, quadro o impiegato l’incidenza scende al 2,8%, mentre balza al 16,5% se si svolge un lavoro da operaio o assimilato (dal 14,7% del 2022). Quest’ultimo in particolare è un dato che spaventa e sollecita, segno emblematico di una debolezza del lavoro che smette di essere fattore di tutela e di protezione sociale.

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