L’azienda della famiglia Quagliuolo chiede di scavare ancora e diventa l’utile capro espiatorio dell’annosa siccità isolana, per far passare sotto silenzio i decenni di criminale incuria delle amministrazioni di ogni colore.
SANTO STEFANO DI QUISQUINA (Agrigento) – In Sicilia l’acqua c’è ma il mancato accumulo di quella piovana negli invasi, le perdite idriche degli acquedotti colabrodo, l’assenza o la carenza di mappe aggiornate del sottosuolo e la mancanza di progetti seri per l’estrazione del prezioso liquido dalle grandi falde sotterranee fanno della Trinacria un’isola assetata. La prova provata di quanto affermato poc’anzi la troviamo facendo due esempi: l’imbottigliamento delle acque da parte dei privati che richiedono sempre nuovi pozzi e la scoperta di un giacimento d’acqua nel sottosuolo del sud est della Sicilia che potrebbe mitigare il fabbisogno idrico dell’intera regione.
Ed a proposito di rubinetti asciutti, come possiamo non ricordare le captazioni di acqua potabile da parte delle industrie di Gela a discapito dei cittadini che usufruivano, sempre a singhiozzo, dell’acqua prodotta dal dissalatore oggi in disuso? Insomma, l’acqua è stata sempre un affare, sia che ci sia, sia che no. Basti pensare al racket delle autobotti che distribuivano alle utenze il liquido indispensabile per la vita a prezzi esorbitanti, a fronte, molto spesso, di acque non controllate e prelevate dove capitava. Poi c’è chi preme per la costruzione di nuovi pozzi (e non solo i privati quali l’Acqua Vera) e per il recupero di quelli dismessi da anni in zone dove il sottosuolo è così ricco d’acqua che potrebbe soddisfare tutti i Comuni dell’Isola.
Poi ci sono le dighe mal progettate, gli invasi a secco dalla loro inaugurazione, acquedotti le cui piante grafiche delle falle si tramandano oralmente da tecnico a tecnico quando non da padre in figlio, quando le assunzioni puzzano di clientelismo. Poi c’è chi non esita a prendersela con i governi siciliani che si sono succeduti a Palermo e che hanno sperperato denaro pubblico senza effettuare i dovuti collaudi alle opere pubbliche, oggi trasformate in cattedrali nel deserto, dove anche la mafia, per non dire soprattutto, ha guadagnato soldi a palate. Dunque, di quali siccità stiamo parlando?
Per Natale, così facendo, non ci sarà più un goccio d’acqua. Provate a chiedere agli allevatori, che continuano a macellare il bestiame, agli agricoltori, olivicoltori e vitivinicoltori, come siamo messi? Una per tutte: le riserve idriche dell’Ancipa, un bacino artificiale che si trova sui monti Nebrodi, sulla strada tra Troina e Cerami, che rifornisce numerosi Comuni, sarebbero sufficienti fino al 20 novembre prossimo. Al momento, i comuni dell’Ennese come Troina, Nicosia e Gagliano, totalmente dipendenti dall’invaso, ricevono acqua ogni 7 giorni, contro le 6 di Enna e le 5 di Calascibetta.
Per non parlare delle secche, totali o parziali, che riguardano le dighe di Comunelli, Fanaco, Leone, Zaffarana, a cui seguono quelle di Cimia, Furore, Gorgo Lago, Nicoletti, Prizzi, Rubino e Trinità. E ce ne sono anche altre. E qui parliamo di acque pubbliche, ma che in Sicilia l’acqua non manca lo dimostrano le acque private, quelle che, in concessione regionale, captano il liquido dalle sorgenti per imbottigliarlo e venderlo. Come fa l’Acqua Vera Spa che si rifornisce di cospicue quantità di H2O dai monti dell’Agrigentino e che ha chiesto, per aumentare la produzione, la possibilità di scavare nuovi pozzi.
Appena uscita la notizia, in primis il sindaco di Santo Stefano di Quisquina, Francesco Cacciatore, Comune in cui ricade la fabbrica d’acqua, ed i suoi colleghi dei Comuni viciniori sono insorti: “I tecnici ci hanno avvertito – dice Cacciatore – scavare ancora potrebbe abbassare la falda e causare un disastro”. Subito dopo sarebbe partito un ricorso al Tar contro il progetto dell’azienda che paga centinaia di migliaia di euro alla Regione Siciliana per mantenersi la concessione trentennale. Ma davvero vogliamo addossare ad Acqua Vera Spa, di proprietà della famiglia Quagliuolo, tutti i mali dell’annosa questione della siccità isolana?
E quando l’Acqua Vera non c’era, la Sicilia scoppiava d’acqua? Gli unici responsabili di una politica miope e dissennata sono stati i personaggi, spesso collusi con la criminalità organizzata, che si sono succeduti a Palazzo dei Normanni e che hanno affamato e assetato i Siciliani per il proprio tornaconto. Da destra a sinistra, passando soprattutto per il centro.