La moda della cultura e del diritto allo studio come un supermercato e, per giunta, senza effettuare selezioni, tirocini o esami finali.
Roma – Alcune Università private italiane sotto osservazione per truffe su lauree e titoli accademici. Negli anni ’80 del XX secolo, nel nostro Paese, iniziò a farsi largo il concetto “privato è bello”, per cui tutte le attività socio-economiche dovevano essere gestite da privati, che sanno come ottimizzare le risorse, mentre il “pubblico” veniva identificato come luogo di sperpero di denaro e corruzione. Meglio stendere un velo pietoso sulla privatizzazione di alcuni segmenti sociali come i trasporti e, di fatto, la sanità. Non poteva mancare l’istruzione, anche quella universitaria, con una congrua offerta di sedi e facoltà. Però, 10 di esse, in prevalenza istituti telematici, sono sotto osservazione da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca.
Il motivo? Per la produzione di titoli e abilitazioni con delle procedure poco trasparenti. Privato è bello? Abbiamo constatato, grazie! Si tratta delle seguenti Università: UnideMontaigne di Milano; Popolare Scienze della Nutrizione di Firenze; Popolare-Unitelematica Leonardo da Vinci (con diverse sedi); Anglocattolica San Paolo Apostolo di Roma; Popolare degli Studi Sociali e del Turismo di Napoli; Centro Studi Koiné Europe+ di Lecce; Harris University di Palermo; Uniaccademia-Westbrook University di Palermo; Reald University di Palermo (con uffici a Palermo, Termini Imerese e Misilmeri); Selinus University of Science and Literature (con sedi a Ragusa e Bologna). L’avviso inviato alle procure dal Ministero recitava testualmente: “Istituzioni prive di idoneo accreditamento/riconoscimento al rilascio di titoli accademici”. Per chi è avvezzo alle “cose italiane” non si meraviglia più di tanto, perché la storia recente e passata ci ha raccontato di imprenditori privati che hanno sempre agito, il più delle volte, da… prenditori!
Ovviamente, non si sono fatte attendere le reazioni da parte delle dirigenze degli istituti sotto indagine, spesso arrampicandosi sugli specchi, confondendo la registrazione della sede con l’accreditamento. Invece, per avvalersi di titoli accademici bisogna seguire un iter difficile. Secondo la CGIL, il maggior sindacato nazionale, si tratta di “un vero e proprio mercato di titoli e di crediti molto opaco e che riguardo, soprattutto, le Università telematiche e associazioni formative poco affidabili”. Circolano voci secondo cui per avere una certificazione linguistica e una specializzazione all’estero, basta versare 7500 euro. La cultura come un supermercato e, per giunta, senza effettuare selezioni, tirocini o esami finali! Ad esempio, alcune Università offrono iter abilitanti di 30 Crediti Formativi per insegnare nelle scuole superiori in soli 17 giorni. Invece, la legge ne prevede 750 ore di corsi e in 17 giorni se ne raggiungono solo 384, alla modica cifra di 2000 euro.
Cosa si vuole di più dalla vita? C’è da segnalare che il Ministero non ha potere di inchiesta, ma di effettuare controlli e di denuncia alla Procura per tutte le realtà universitarie di cui si sospetta la validità. Evidentemente, quest’ultimi non sono stati fatti con rigore, altrimenti non ci si ritroverebbe con studenti e famiglie a rischio di essere truffati, con grave danno per il diritto allo studio. La situazione è ancora più nebulosa, se si considera che le università statali si trovano sotto la “spada di Damocle” sulla testa, con affitti sempre più esosi e la cronica carenza di fondi. Mentre gli iscritti a quelle telematiche sono cresciuti nell’ultimi decennio del 410%. L’Università e l’istruzione non possono essere lasciate in mano a mercanti in fiera, che propongono offerte un tanto al chilo, altrimenti la Cultura, quella con la C maiuscola , si svuota del suo significato, per essere equiparata ad una merendina!