Caso Orlandi-Gregori: cosa c’è nella “cassa” di Chaouqui? Indaga Commissione inchiesta

Il presidente De Priamo: “No a mitomani, lavoreremo, verificheremo e non permetteremo di essere trasformati in una passerella”.

Roma – Dalla Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi, che dopo anni, false piste e depistaggi in molti consideravano inutile, emergono novità. Di certo tutte da vagliare attentamente ma Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera, intervenendo a un convegno al Campidoglio sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, tiene a precisare che la commissione d’inchiesta “non è un favore fatto alla famiglia Orlandi, come forse ha pensato qualcuno che l’ha osteggiata per quarant’anni, ma è un preciso dovere di un Paese che abbia gli elementi della dignità. Abbiamo accettato troppa omertà e troppo silenzio. Vogliamo la verità e ci batteremo per averla”.

Una affermazione precisa che arriva dopo che giovedì scorso c’è stata l’audizione in Commissione di monsignor Valentino Miserachs Grau, maestro di canto corale della scuola di musica “Tommaso Ludovico da
Victoria”, frequentata da Emanuela, e oggi canonico onorario della basilica di Santa Maria Maggiore. Ebbene, il prelato ha raccontato alla Commissione che un giorno si presentarono da lui Francesca Immacolata Chaouqui e Pietro Orlandi. La donna chiedeva al monsignore di aprirle i sotterranei della basilica per recuperare una “cassa” che lei stessa diceva di aver posizionato lì ai tempi in cui era un membro della Commissione vaticana Cosea, senza però specificare di che cassa si trattasse e che cosa conteneva pur mettendola in relazione con Emanuela Orlandi.

Pietro Orlandi

Questo episodio era stato raccontato in passato da Pietro Orlandi e Miserachs giovedì scorso lo ha confermato. “Chaouqui – spiega Pietro Orlandi – disse che era una cassa di legno, tra di loro la chiamavano la ‘cassa dei prosciutti’, lei e monsignor Vallejo Balda. Un altro particolare che ricordo è che disse che doveva essere di meno di un metro. L’incontro con mons. Miserachs fu il 4 marzo del 2024 ma lui spiegò di non
poter aiutare perchè la basilica è stata commissariata e lui non ha più accesso alla zona sottostante”. A questo punto, dice il fratello di Emanuela “Sono contento, l’ha detto spontaneamente e io mi auguro che adesso quanto meno chiamino Francesca Immacolata Chaouqui per capire se il suo discorso era vero o inattendibile”.

All’incontro di oggi in Campidoglio “41 anni senza arrendersi”, nella sala della Protomoteca, è intervenuto il senatore Andrea De Priamo, presidente della Commissione di inchiesta bicamerale per le scomparse di Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi, e il deputato Cinque stelle membro della Commissione, Francesco
Silvestri. L’incontro è stato promosso da Federica Festa, autrice de “Il volo delle farfalle”, spettacolo sulla scomparsa della cittadina vaticana. Pietro Orlandi ha ricordato che proprio oggi 7 ottobre, “sarebbe stato il compleanno di Mirella Gregori e anche con lei c’è un dovere di verità”. De Priamo ha chiarito che in quasi sei mesi “abbiamo fatto circa 40 audizioni. E’ un numero importante, ma non è solo una questione di numeri, l’importante è sentire coloro che possono avere un’utilità”.

Emanuela Orlandi e Mirella Gregori

Questa commissione, inoltre, “indaga a 360 gradi. Non ci sono persone intoccabili o figure che non possiamo indagare. Lavoreremo, verificheremo e non permetteremo – ha detto De Priamo – di strumentalizzare questa commissione e trasformarla in una passerella. Siamo convinti di poter dare un contributo utile a trovare una verità che aspettiamo da tanti anni”. E ha aggiunto: “Gli unici che non vogliamo sentire sono mitomani o persone che cercano visibiltà su questa vicenda, ma per il resto tutti coloro che possono portare un contributo e accendere una luce sulla vicenda di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori saranno ascoltati. Per noi la vicenda della Gregori non è una appendice di quella di Emanuela Orlandi. Fin da subito il nostro dovere è stato quello di cercare di fare un lavoro condiviso, ovvero individuare metodi di lavoro che potessero essere comuni a tutta la commissione”.

E infine, c’è un’indagine della procura di Roma e una della procura Vaticana, ha concluso De Priamo sottolineando di avere “il compito di capire quali sono stati gli ostacoli, quali sono state le negazioni, le piste completamente sbagliate, per dare un contributo alla ricerca della verità. Alla fine scriveremo una relazione che consegneremo al Parlamento e quindi agli italiani”.

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