Cagliari – Stefano Poma è un imprenditore di 36 anni che nonostante la sua giovane età ha già fatto parecchia strada nella sua Sardegna. Dopo avere fondato la casa editrice “L’Universale” dirige “Il Caffè” una rivista settimanale di attualità, politica e cultura il cui scopo è fare informazione con etica, obiettività e sarcasmo.
Anche Stefano ha conosciuto la “scure della censura” di Facebook: il social network più gettonato al mondo, ha oscurato il suo profilo dove pubblicizzava i libri della sua casa editrice e che vantava ben cinquemila “amici“.
Il motivo pare incredibile ma è tutto vero. La casa editrice di Stefano Poma è specializzata nella pubblicazione di libri che raccontano la storia del novecento e ovviamente molti di questi affrontano temi controversi e discussi come il fascismo e il nazismo.
L’editore sardo non appartiene alla categoria degli storici revisionisti, anzi. I libri che pubblica analizzano in modo obiettivo la genesi e l’ascesa dei regimi totalitari e vogliono costituire un monito e un avvertimento per tutti affinché i tempi bui del passato non tornino mai più.
Tra le opere pubblicate, trovano spazio peraltro anche le “Memorie e il diario di Galeazzo Ciano” conosciuto come il genero e il delfino del Duce ma sempre e comunque molto critico verso il regime.
E quindi cosa può avere spinto Mark Zuckerberg ad intervenire così drasticamente?
Si tratta di semplici foto che ritraggono Adolf Hitler e Benito Mussolini e che sono state ritenute apologetiche del fascismo e del nazismo. Di certo se le librerie e i siti di vendita online utilizzassero lo stesso metro di giudizio, chiunque volesse conoscere e studiare gli anni venti e trenta del XX secolo incontrerebbe seri ostacoli.
Per fortuna non siamo ancora arrivati a questo punto e possiamo acquistare le biografie di Hitler scritte da Ian Kershaw e da Joachim Fest senza problemi. Ma allora perchè Facebook insiste su questa linea?
Il colosso americano è schiavo del “politicamente corretto” che con tutta evidenza sta rasentando l’assurdo in molti casi; e penso alla serie Netflix “Troy” dove, in omaggio alla multiculturalità, sono stati chiamati attori di colore ad interpretare Achille, Patroclo e persino Enea, ovvero il progenitore della civiltà Romana.
Ci sono ancora molte persone che hanno paura di affrontare gli episodi più scomodi del nostro passato. Non possiamo non ricordare che quando si pensava di aprire a Roma un museo sul fascismo, sul modello di quelli che esistono già in Germania per il nazismo, ovvero in chiave critica e non certo apologetica del regime, abbiamo assistito ad una vera “levata di scudi” da parte dei cosiddetti “gendarmi della memoria” che vorrebbero monopolizzare non solo la storia ma anche la cultura italiana.
Abbiamo chiesto a Stefano Poma di dire la sua su quanto accaduto:
“…Sono molto dispiaciuto per la chiusura del mio profilo Facebook – conclude l’editore – pur nella consapevolezza che il social network di Marck Zuckerberg è una società privata. Ritengo che, anche per l’importanza che oggi ha raggiunto nel mondo, non possa lasciare il compito di oscurare i singoli profili a semplici robot che agiscono senza riflettere e non sanno distinguere tra i diversi casi, mi auguro che in futuro tutto questo possa cambiare…”.
Ce lo auguriamo tutti, davvero.