Guai a lavorare come un “mulo” sul web: oltre il danno, la beffa! I cyber criminali utilizzano vari modi per accalappiare la vittima.
Il mulo, considerato alla stregua di un’icona della letteratura e cinematografia, è un quadrupede dalla costituzione forte e robusta, con resistenza alle malattie e alla fatica. È stato utilizzato per portare grandi carichi in groppa, grazie all’uso della soma, specie in montagna. Per questi motivi ha avuto il suo massimo splendore durante la prima guerra mondiale.
Ora, l’assonanza con questo animale si è riproposta grazie a Telegram, il servizio di messaggistica istantanea più diffuso al mondo. Arrivano messaggi ammiccanti che promettono un lavoro sicuro e guadagni facili, oppure di ricevere soldi sul proprio conto, ritirare contante da recapitare a qualcuno su indicazione o da depositare su conti esteri. Non è richiesta alcuna esperienza particolare o titoli di studio elevati. I messaggi, pare, che arrivino dal Sud Africa o da altri luoghi lontani. In pratica, si mette in moto un vero e proprio riciclaggio di denaro.
Le offerte riguardano i titolari di conti bancari, e molti ci sono cascati cadendo nella rete di una vera e propria truffa. Le malcapitate vittime subiscono, oltre al danno, anche la beffa, ritrovandosi nella condizione di “cornuto e mazziato”, tanto per citare un motto partenopeo. Il fenomeno ha assunto aspetti significativi, al punto che è stato definito “money mule”, cioè “mulo di denaro”, un soggetto che sposta da un conto a un altro, sia online che in contanti, denaro consegnatogli da altre persone. In pratica, agisce da intermediario, ricevendo una percentuale, comportandosi quasi come una sorta di agente di risorse finanziarie! Solo che, mentre i muli reali sono serviti nell’agricoltura e all’uomo per spostare carichi pesanti su percorsi impervi, il mulo cibernetico si trasforma in complice di un reato.
I cyber criminali utilizzano vari modi per accalappiare la vittima: il contatto dal vivo o via mail, le app di messaggistica istantanea, i social media e, infine, gli annunci pop-up online, quelle irritanti finestre pubblicitarie che si aprono all’improvviso, visitando determinati siti Internet o cliccando su specifici collegamenti. Per rendersi appetibili, i truffatori possono imitare i siti originali di un’impresa con URL (Uniform Resource Locator) simili, una sequenza di caratteri che identifica univocamente l’indirizzo di una risorsa su Internet.
In genere vengono attenzionate persone under 35, meglio se studenti, disoccupati, immigrati o che si trovino a vivere difficoltà finanziarie. È necessario mostrare massima attenzione verso alcuni annunci, tipo le promesse di facili guadagni, spesso con errori grammaticali e senza alcuna coincidenza tra l’indirizzo mail e il nome dell’azienda. È molto utile fare una ricerca su chi propone il lavoro e non dare, per nessuna ragione al mondo, le proprie credenziali bancarie.
Ma le donne, ancora una volta, stanno dando il loro contributo per una buona causa. Dal 2016, infatti, è intervenuta… EMMA, che non è il nome di una signora, bensì l’acronimo di European Money Mule Action, un’attività ciclica delle autorità che, nel corso del 2023, ha permesso di prevenire frodi per un totale di quasi 32 milioni di euro. Le operazioni sono coordinate da Europol (Agenzia europea per la lotta al crimine), Eurojust (Agenzia europea per la cooperazione giudiziaria penale) e dalla European Banking Federation (Federazione bancaria europea).
L’anno scorso, in Italia, sono state riscontrate 2729 transazioni dolose e accertati 879 “muli”. A questo punto, oltre ai truffati, a risentirsene dovrebbe essere il mulo vero, che ha tutte le ragioni per sentirsi offeso per avere come omonimo quello che galoppa, sperdendosi nelle immense praterie del web!