Alcuni studi hanno sostenuto che, quando Google fornisce una risposta con la nuova funzione, “brucia” come una telefonata di un’ora.
Roma – Per alimentare l’Intelligenza Artificiale (IA) è necessaria molta energia. L’Intelligenza Artificiale (IA) si comporta come una Ferrari o un Boeing, non perché si corra ad alta velocità o si solcano i cieli, ma per l’elevato consumo di carburante. Per rendere agibili servizi come ChatGPT e Google AI Overviews, sono necessari centri elaborazioni dati di dimensioni megagalattiche che consumano una quantità spropositata di energia elettrica, spesso ricavata dai combustibili fossili.
Com’è noto, ChatGPT è un software basato sull’IA e apprendimento automatico, specializzato nella conversazione con un essere umano. Google AI Overviews è una funzione che, attraverso l’IA, semplifica e migliora l’esperienza di ricerca degli utenti, allo scopo di dare risposte rapide e riassuntive a domande complesse. Quando è stata lanciata questa funzione, forse perché si era ancora in fase di rodaggio, si è assistito a risposte bislacche. Come quando fu suggerito di aggiungere… colla alla pizza per renderla più filante. Oltre alla colla per carta, legno o calzature, ora sul mercato è possibile trovare la colla per pizza, per non… staccarsi mai dalla gustosa pietanza!
Ma l’aspetto più allarmante è l’elevato consumo energetico. Alcuni studi hanno sostenuto che, quando Google fornisce una risposta con la nuova funzione, consuma una quantità di energia pari a una telefonata di un’ora o 10 volte maggiore per una ricerca tradizionale Google. Inoltre, pare che per usufruire dei modelli linguistici generati dall’IA sia necessario un consumo di energia elettrica pari a quello annuo di 130 case statunitensi. Per produrre video, testi e immagini, il consumo è viepiù superiore!
Il consumo eccessivo comincia a pesare sui sistemi elettrici di alcuni Paesi, costretti a far fronte a una notevole crescita della domanda. Negli USA, in Virginia, ci sono molti centri elaborazioni dati, indispensabili al funzionamento di internet e le sedi di aziende quali Amazon, Google Cloud ed altre. Il settore si è talmente implementato che arriva a consumare 1/5 dell’energia del Paese. L’aumento della domanda di energia si sta facendo così impellente, da essere maggiore della fornitura a disposizione, provocando una crescita dei prezzi e il rischio di restare al buio. In questi casi si consiglia di avere una discreta scorta di… candele, non si sa mai!
L’eccessivo consumo di energia elettrica è come un macigno per il comparto dell’IA, che oltre alle perplessità sorte dopo le prime applicazioni, dovrà valutare gli effetti economici, ambientali ed energetici. Secondo il “Washington Post”, noto quotidiano statunitense, negli USA esistono 2700 centri di elaborazione dati di proprietà, anche, di aziende di medio-piccole dimensioni, che non hanno manifestato alcuna remora nell’utilizzare energia proveniente da fonti fossili, come le centrali a carbone.
In realtà, le aziende dispongono del “greenwashing”, una pratica di comunicazione e/o marketing attraverso la quale promuovono sé stesse e i propri servizi presentandoli come sostenibili o socialmente responsabili, sebbene le azioni o gli impatti sull’ambiente e sulla società non corrispondano a tali dichiarazioni. In altre parole, il greenwashing consiste nell’esaltare in modo fuorviante l’attitudine alla salvaguardia dell’ambiente al fine di attrarre consumatori, investitori o altri portatori d’interessi, senza effettivamente apportare cambiamenti significativi o sostenibili alle proprie pratiche aziendali.
Il management di queste aziende sostiene che stanno investendo in energia pulita e, intanto, spera in un consumo inferiore di energia elettrica. Sono molto ottimisti nel futuro, ma intanto per sviluppare l’IA stanno utilizzando fonti fossili, inquinando. Come se non ne avessimo abbastanza di industrie che deturpano l’ambiente!
Cos’è, poi, questa frenesia nei confronti dell’IA? Finora, tutto sommato, il gioco non è valso la candela!