Le norme sono state varate in un periodo di confusione e con una certa superficialità. Dichiarare però che il DPCM non obbliga a dire la verità è pretestuoso. E potremmo ritrovarci nei guai con migliaia di cittadini "bugiardi" in giro nelle zone rosse.
Roma – Dichiarare il falso nell’autocertificazione Covid non è reato: le prime pronunce dei tribunali italiani dichiarano l’illegittimità dei DPCM governativi che ci obbligano a restare in casa e ci consentono di uscire esclusivamente per motivi di lavoro, necessità e salute.
Senza dubbio esemplare è la sentenza del giudice per le indagini preliminari di Bologna che assolve dal reato di falso ideologico in atto pubblico l’imputato che nell’autocertificazione aveva mentito per uscire dalla sua abitazione.
Le motivazioni del magistrato felsineo sono semplici: il DPCM è illegittimo perché un atto normativo secondario (un semplice atto amministrativo in questo caso) non può incidere e limitare la libertà personale.
La nostra Carta Costituzionale infatti prevede in tale ipotesi una riserva di legge assoluta e il successivo intervento dell’autorità giudiziaria.
L’art. 13 della Costituzione recita espressamente che la libertà personale può essere assoggettata a limitazioni solo con un atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. Ne deriva che neppure un decreto legge o una legge ordinaria del Parlamento potrebbero obbligare alla permanenza domiciliare la generalità dei cittadini italiani.
In questo caso servirebbe comunque un provvedimento dell’autorità giudiziaria che potrebbe riguardare però un singolo individuo e non una pluralità indeterminata di persone.
Ne deriva ancora che la illegittimità del DPCM rende irrilevanti le false dichiarazioni di chi giustifica le uscite dal proprio domicilio. Il ragionamento della magistratura non “fà una grinza” e riapre una polemica mai veramente terminata: il governo ci ha obbligato a restare in casa durante il lockdown nella primavera 2020 con un provvedimento illegittimo.
Provvedimento giustificato senza dubbio dall’emergenza sanitaria ma che violava con evidenza il testo della nostra Carta Costituzionale. E non possiamo negare che l’esecutivo abbia stabilito un precedente pericoloso che apre a future violazioni dei nostri diritti.
Anche il Gip di Milano Alessandra Del Corvo ha mandato assolto l’imputato che ha mentito nell’autocertificazione Covid ma sulla base di un ragionamento diverso, ovvero perché non esiste alcuna norma di legge che obbliga, in questo caso, a dire il vero e qualora esistesse si porrebbe in contrasto con il diritto di difesa del singolo.
Chi scrive svolge la professione di avvocato penalista e dissente con il magistrato milanese in quanto il reato può sussistere esclusivamente se il provvedimento da cui deriva la dichiarazione è legittimo. Dichiarare che il DPCM non obbliga a dire la verità è pretestuoso, quando invece il punto fondamentale della questione è ben diverso.
La verità è che la pandemia ha trovato impreparate le istituzioni italiane ed europee che hanno reagito in modo disordinato adottando provvedimenti di dubbia legittimità per affrontare l’emergenza (e i DPCM del governo Conte rientrano proprio tra questi).
Non a caso un discorso analogo deve essere poi svolto per la campagna di vaccinazione, condotta in modo spesso dilettantistico senza una tutela effettiva delle fasce più deboli e che sta registrando purtroppo notevoli ritardi.
Come in tante altre occasioni non ci resta che attendere e sperare. Secondo la più consolidata tradizione nazionale.
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