NAPOLI – L’HA ACCOLTELLATA PERCHE’ NON VOLEVA DISTRUGGERE LA FAMIGLIA

L'ennesimo femminicidio si è consumato secondo un tragico copione ormai consolidato. Da Terni a Napoli forse con l'intenzione di ucciderla mentre dormiva.

Napoli – Resta in carcere l’assassino di Ornella Pinto. Il Gip di Terni ha convalidato il fermo in carcere per Pinotto Iacomino, 43 anni, albergatore, con l’accusa di omicidio volontario in danno di Ornella Pinto, 40 anni, insegnante di sostegno e madre di un bimbo di 3 anni.

L’uomo avrebbe colpito la moglie con 12 coltellate, sferrate in rapida successione con un acuminato coltello da cucina, alle 4.30 del mattino dello scorso 13 marzo. L’uomo, che si era separato dalla moglie da un paio di mesi, non avrebbe mai manifestato il proprio disagio.

La docente laureata in Filosofia aveva mantenuto con Iacomino buoni rapporti cosi da consentire all’albergatore di entrare in casa a suo piacimento per vedere il bambino e rimanere in sua compagnia per tutto il tempo necessario.

Il palazzo di via Filippo Cavolino 7 dove è accaduto l’omicidio

Insomma era finito il rapporto sentimentale ma Ornella Pinto e la sua famiglia non hanno mai negato alcun diritto all’uomo che, da qualche tempo, aveva deciso di allontanarsi da Napoli e da Ercolano, dove gestiva un albergo poi chiuso, per recarsi a Terni in casa di parenti.

L’albergatore pare avesse giustificato questa sua decisione per riflettere sulla situazione distante dai luoghi che, sino a due mesi prima, lo avevano visto marito e padre in seno ad una famiglia che non c’era più. Pinotto Iacomino, però, aveva già deciso il destino della ex moglie forse premeditando la sua morte.

L’uomo, infatti, a bordo della sua auto da Terni avrebbe raggiunto Napoli nella tarda serata del 12 marzo scorso per recarsi in quella che un tempo era la casa coniugale, nei paraggi di piazza San Carlo all’Arena. A questo punto l’uomo sarebbe entrato nell’appartamento dirigendosi in camera da letto dove avrebbe iniziato a colpire la donna mentre stava dormendo.

Fiori e solidarietà per la professoressa ammazzata

Le urla di Ornella e i rumori delle suppellettili in frantumi avrebbero spaventato i vicini di casa che conoscevano i due come una coppia tranquilla che mai aveva dato problemi nel condominio di via Filippo Cavolino 7, teatro della terribile tragedia.

Pinotto avrebbe continuato a colpire la donna alle spalle e in diverse parti del corpo con 12 fendenti che le avrebbero provocato ferite ai polmoni e un’emorragia letale. L’omicidio si sarebbe consumato mentre il bambino stava riposando nella sua stanzetta.

Subito dopo la fuga del presunto omicida, la vittima avrebbe avuto la forza di telefonare alla sorella Valeria informandola, con un filo di voce, di quanto era accaduto e chiedendole aiuto prima di perdere i sensi e stramazzare sul pavimento in un lago di sangue.

L’arresto di Pinotto Iacomino

Inutili i tentativi di rianimazione dei medici dell’ospedale Cardarelli che hanno fatto di tutto per sottrarre alla morte l’insegnante che dopo un delicato intervento chirurgico spirava per arresto cardiaco. Pinotto Iacomino, invece, tornava in Umbria giusto il tempo di costituirsi ai carabinieri di Montegabbione, in provincia di Terni:

”…Sono stato io – avrebbe detto il presunto assassino ai militari di turno – ho accoltellato mia moglie a Napoli…”. L’uomo veniva accompagnato in Procura dove, davanti al procuratore capo Alberto Liguori, ribadiva la sua confessione.

Il padre della vittima, Giuseppe Pinto

Al termine del primo interrogatorio Iacomino veniva tradotto in carcere dove rimarrà probabilmente sino al processo. La Squadra Mobile partenopea continua le indagini di concerto con il reparto Scientifico per ricostruire i particolari del brutale omicidio del quale non c’era stata alcuna avvisaglia:

“…Mia figlia andava a lavorare il sabato e la domenica per mantenersi con gli studi in una bottega di via Toledo – racconta il padre della vittima Giuseppe Pinto, 70 anni, sindacalistavisto che ho un lavoro molto precario. Ci riesce, si è laureata con 110 e lode. Ha preso due master e l’abilitazione per il sostegno. Tutto mi aspettavo, ma non questo. Mia figlia continuerà a vivere nel mio cuore. Voglio giustizia, ma non vendetta. Queste cose non devono accadere più. La politica deve intervenire. Deve essere una missione, c’è bisogno della capacità di intervenire quando accadono queste cose…”.

Unanime il cordoglio dei colleghi e delle istituzioni cittadine.

 

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