Secondo Matteo Renzi il dittatore egiziano è una grande statista tanto che Macron gli ha conferito la Legion d'Onore. Migliaia di persone sono morte o scomparse sotto il regime di Abdel Fattah Al Sisi.
Roma – La verità sulla morte di Giulio Regeni è ormai assodata ma gli assassini pagheranno mai per il loro crimine? Sarà assai difficile stabilirlo sin quando una certa politica di casa nostra continuerà a rendere merito al dittatore egiziano che ci tiene sotto scacco.
Uno scacco “petrolifero” e di rifornimenti di armi e munizioni che fanno piegare la già debole schiena del nostro Paese alla volontà di Abdel Fattah Al Sisi, descritto da Matteo Renzi come un grande statista a cui riconoscere che “la sua guerra sarebbe la nostra guerra”.
Sino a prova contraria l’Italia è in pace e gli italiani non se la sentono di condividere alcunché con chi ordina di uccidere migliaia di persone. Lo vadano a dire ai genitori di Giulio Regeni che il generale Al Sisi è un grande statista insignito con tanto di Legion d’Onore da quella Francia che, spesso e volentieri, non è da meno di una certa Italietta che per interesse farebbe qualsiasi cosa.
Stante alle prove raccolte dai magistrati romani Giulio Regeni è stato massacrato con torture e sevizie con oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni, si legge in atti, che gli causarono acute sofferenze fisiche che culminarono con il suo decesso.
Il procuratore capo di Roma Michele Prestipino e il sostituto procuratore Sergio Colaiocco, nel chiudere le indagini, hanno ricostruito gli ultimi giorni di vita del nostro coraggioso studioso poi catturato e torturato sino alla morte dalla “famigerata” National Security egiziana dal 25 gennaio al 3 febbraio 2016, ovvero quando veniva ritrovato il corpo senza vita del giovane abbandonato lungo l’autostrada del deserto che collega Il Cairo ad Alessandria d’Egitto.
Nelle perizie si parla di particolari raccapriccianti: Giulio avrebbe subito violenze perpetrate per motivi abietti e futili e con crudeltà che hanno provocato la perdita permanente di più organi. Giulio è stato dunque seviziato con acute sofferenze fisiche, in più occasioni e a distanza di più giorni attraverso strumenti affilati e taglienti e di azioni con meccanismo urente.
Un trattamento da lager nazista che ha causato numerose lesioni traumatiche a livello della testa, del volto, del tratto cervico-dorsale e degli arti inferiori. Per questa montagna di barbarie contro un giovane inerme e che nulla aveva da rivelare sono stati spiccati quattro avvisi di conclusione delle indagini notificati al maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, aguzzino ed esecutore materiale delle immani sofferenze di Giulio, e ai generali suoi sodali Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi.
Tutti alle dirette dipendenze del “bravo statista” Al Sisi. Ad inchiodare il maggiore della “Gestapo” egiziana alcuni testimoni, fra i quali un ex militare che ha riconosciuto Regeni nella stanza 13, quella delle torture, locale interno ad una villa di proprietà di Nasser poi diventata sede della Sicurezza Nazionale delle Piramidi: ”…Ho riconosciuto Regeni – racconta il testimone oculare – ed aveva i segni delle torture sul corpo. Delirava chiedendo un avvocato. Era ammanettato e seminudo, non si poteva muovere mentre i carcerieri infierivano su di lui, specie il maggiore Abdelal Sharif…”.
Poi ci sono stati altri testimoni i cui racconti combaciano perfettamente dunque, anche a detta dei capi della Procura capitolina, il processo si svolgerà in Italia secondo le nostre leggi ma per tempo occorre che il governo Conte faccia la sua parte. L’Egitto dovrà essere certificato come “nazione non sicura” e la Farnesina dovrà diramare il provvedimento a tutte le nazioni alleate che dovrebbero fare la stessa cosa, Francia compresa.
Nel frattempo chi ha fatto qualcosa di concreto per onorare la memoria di Giulio Regeni e per i suoi genitori è stato Corrado Augias, giornalista e scrittore. Augias ha restituito l’onorificenza della Legion d’Onore, conferitagli nel 2007, all’ambasciata di Francia a Roma: ”…Quali sono i meriti del dittatore egiziano Abdel Fattah Al Sisi, insignito della mia medesima onorificenza? – ha detto il giornalista – il mio è stato un gesto simbolico che dedico alla memoria di Giulio Regeni e alla Francia, terra d’origine della mia famiglia e dell’Illuminismo che qualche volta va riacceso…”.
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