ROMA – SOLDI A PALATE: MA ARRIVA SOLO UN MESE DI RITARDO NEL PAGARE LE TASSE

Senza un preciso progetto di riforma del fisco e di allentamento progressivo del peso fiscale non c'è ripartenza che tenga. Promettere come si faceva una volta porta solo alla disperazione. E in giro ce n'è già tanta.

Roma – Si parla tanto e si fa poco. Come quei politici che dicevano un tempo: tu prometti il lavoro, o il tizio lo trova per caso dopo anni di promesse, oppure muore. Sta succedendo la stessa cosa. Promettono montagne di soldi ma non arriva un euro. Un solo euro. A nessuno. Di contro di morti ce ne sono tanti. E non solo per Covid. C’è chi si è sbattuto la testa nel muro perché ha chiuso bottega. C’è chi si è impiccato perché ha dovuto licenziare i dipendenti. C’è chi si butterà a mare perché con le tasse non ce la fa più.

Del resto che senso avrebbe regalare soldi anche sul serio e non abbattere le tasse? Come potremo riprendere la corsa se già andavamo al rallentatore? Questa me la chiamate ripartenza? Ma verso quali traguardi? L’unica cosa che ci hanno concesso sono minime dilazioni per le scadenze fiscali. Non per tutti e solo in alcuni casi.

A seguito dell’andamento della situazione di emergenza per il Covid-19, il Governo ha stabilito la necessità di intervenire sui termini di versamento dei carichi affidati all’Agente della riscossione ed in particolare sono stati ulteriormente prorogati fino al 31 dicembre 2020 i termini di pagamento delle cartelle inviate precedentemente e degli altri atti dell’Ente percettore, nonché il termine di sospensione delle attività di notifica di nuove cartelle di pagamento.

Comunque risultano sospesi i termini dei versamenti, il cui termine è in scadenza adesso, anche se relativi al periodo dall’8 marzo al 31 dicembre 2020. Con la nuova proroga i versamenti oggetto di sospensione potranno essere effettuati in unica soluzione entro il 31 gennaio 2021. Per essere ancora più chiari è opportuno precisare che l’ulteriore proroga della sospensione dei termini della riscossione interessa in particolare: gli accertamenti esecutivi, gli avvisi di accertamento in materia doganale, le ingiunzioni degli enti territoriali ed i nuovi accertamenti esecutivi per tributi locali.

Migliaia le saracinesche abbassate per sempre.

Relativamente ai piani di dilazione presentati alla data dell’8 marzo 2020, soltanto in caso di mancato pagamento, nel corso del periodo di rateazione, di dieci rate anche non consecutive, il debitore decade automaticamente dal beneficio della rateazione e l’intero importo iscritto a ruolo, ancora dovuto, è immediatamente e automaticamente riscuotibile in unica soluzione.

L’ulteriore proroga sospende fino al 31 dicembre 2020 anche le attività di notifica di nuove cartelle, degli altri atti di riscossione nonché degli obblighi derivanti dai pignoramenti effettuati presso terzi, prima della data di entrata in vigore del decreto Rilancio (19 maggio 2020) su stipendi, salari, altre indennità relative al rapporto di lavoro o impiego, nonché a titolo di pensioni e trattamenti assimilati. Così fino alla fine del 2020 le somme oggetto di pignoramento non saranno sottoposte ad alcun vincolo di indisponibilità ed il soggetto terzo pignorato deve renderle fruibili al debitore.

Ciò anche in presenza di assegnazione già disposta dal giudice dell’esecuzione. Invece dal 1 gennaio 2021, poiché cessano gli effetti della sospensione, riprenderanno ad operare gli obblighi imposti al soggetto terzo debitore, con la necessità di rendere indisponibili le somme oggetto di pignoramento e di versamento all’agente della riscossione fino alla concorrenza del debito. Si è intervenuti anche sulla notifica delle cartelle e quindi sui termini di decadenza e prescrizione delle stesse.

Solo dilazioni senza senso

Per i carichi relativi alle entrate tributarie e non tributarie, durante il periodo di sospensione dall’8 marzo e ora fino al 31 dicembre 2020, è stato disposto che i termini di decadenza e prescrizione in scadenza nell’anno 2021, per la notifica delle cartelle di pagamento, sono prorogati di dodici mesi.

Intanto il governo, con grande ritardo, lavora per il Recovery Plan che sarà presentato a Bruxelles nel febbraio del 2021, anche se un aggiornamento sul piano verrà presentato a fine mese, secondo le indicazioni del Parlamento che sono state fatte ad ottobre. Va da sé che i soldi europei del Recovery Fund arriveranno non prima dell’inizio estate, se tutto va bene. Anche le rigide condizionalità del MES hanno portato i tecnici a consigliare di metterci una pietra sopra, attese le percentuali degli interessi e nonostante l’almeno apparente, indubbia utilità.

Recovery Fund come l’araba fenice, che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa

Nella bagarre economica e sanitaria chi riappare come un fantasma? Il redivivo Cavaliere il quale pare abbia iniziato a scalpitare per una particina nella compagine di governo. Almeno per spiazzare gli alleati e crescere dal punto di vista elettorale. Impossibile dargli torto. Che lenza…

 

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