PALERMO – L’HO UCCISA CON LE MIE MANI. ANZI NO, NON SONO STATO IO.

L'uomo potrebbe essere coinvolto anche in altri omicidi rimasti insoluti ma quello che avrebbe confessato ai carabinieri più di qualche riscontro l'avrebbe trovato. Non è chiaro il movente della sua ritrattazione dunque le indagini e gli accertamenti scientifici proseguono.

PALERMO – Un pescatore di 46 anni si presentava ai carabinieri della stazione Falde di Palermo dove ha confessato l’omicidio di una donna rumena di 33 anni consumato nel 2015 per motivi passionali. L’uomo ha indicato il luogo dove si sarebbe disfatto del cadavere e i carabinieri lo hanno ritrovato dentro due sacchi. A un giorno dalla confessione l’uomo ha ritrattato dicendo di aver dichiarato fesserie perché strafatto di cocaina. Damiano Torrente, pescatore dell’Acquasanta, quartiere marinaro di Palermo, nel 2015 conosceva una donna di origini rumene, Ruxandra Vesco, detta Alessandra, sposata con un figlio e residente ad Alcamo. Ben presto fra i due nasceva una relazione sentimentale piuttosto turbolenta, fatta di passione, soldi prestati, truffe, usurai e droga. Spesso quando la compagna e i figli di Torrente erano fuori per una passeggiata, l’uomo si portava in casa l’amante con la quale consumava fugaci rapporti sessuali.

Il recupero del cadavere nel luogo indicato da Torrente che poi ha ritrattato la sua confessione.

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Tra settembre e ottobre 2015 la donna avrebbe alloggiato all’hotel San Paolo Palace di Palermo, ospite del suo amante pescatore che, però, non vedeva l’ora di disfarsi di quella palla al piede che era ormai diventata Ruxandra, sempre più esigente e capricciosa. Prima di andarsene dal grande albergo la donna si sarebbe presentata a casa di Torrente con le valigie annunciando che si sarebbe stabilita in quell’appartamento assieme ai suoi congiunti. Era il 13 ottobre del 2015 e la giornata prometteva male. A questo punto Damiano Torrente andava su tutte le furie e, con una scusa, allontanava da casa compagna e figli per poi riprendere a litigare con l’amante che non voleva sentirne di andare via. Ruxandra avrebbe minacciato anche di raccontare la loro storia d’amore alla compagna di Torrente se quest’ultimo non avesse pensato di mettere su famiglia con lei. La donna rumena rincarava la dose dicendo a Damiano che l’avrebbe denunciato per sfruttamento della prostituzione e per aver ricevuto soldi dalle sue prestazioni sessuali. A questo punto l’uomo, preso dalla rabbia e dalla paura, avrebbe afferrato una corda per poi avvolgerla intorno al collo della donna che di lì a poco moriva strangolata:

L’esatto punto dove Torrente si sarebbe disfatto del cadavere gettandolo nel vuoto.

”… Dopo l’ho infilata in due sacchi da giardiniere, ho impiegato mezz’ora – raccontava Torrente ai carabinieri – uno dalla parte della testa, l’altro dei piedi e l’ho infilata nel bagagliaio della mia automobile, una Punto Bianca, dove ho messo anche la sua borsa con il cellulare e un I-Phone. La notte successiva, verso le 3, sono uscito di casa e attraverso una strada interna sono arrivato in via Monte Ercta. L’ho tirata fuori dall’auto, trascinandola fino al parapetto e l’ho fatta cadere nel dirupo. Mi sono sbarazzato del cellulare buttandolo in mare a Mondello, mentre la borsa l’ho bruciata nel mio giardino quando mia moglie dormiva…”.

La chiesa dove Torrente avrebbe incontrato il sacerdote che l’avrebbe convinto a costituirsi.

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Il pescatore, per ben cinque anni, avrebbe vissuto con il rimorso nel cuore sino a quando, nel marzo scorso, una volta uscito dal carcere dove si trovava in stato di arresto per stalking, avrebbe incontrato don Giovanni Cassata, parroco dell’Acquasanta, il quale gli avrebbe consigliato di costituirsi. Una volta tradotto nel carcere Pagliarelli l’uomo avrebbe ritrattato la sua versione dei fatti:

”… Ha raccontato anche che nel 2019 aveva già confessato l’omicidio di Ruxandra e di tutti i suoi parenti alla Squadra Mobile – riferisce il suo legale di fiducia, l’avvocato Alessandro Mussoma la polizia fece indagini, non trovò il corpo della vittima dove indicato e trovò, invece, in vita i parenti che diceva di aver ucciso così la vicenda fu archiviata in fase di indagini preliminari… Stavolta il sacco con all’interno i resti umani è stato trovato. Bisognerà accertare se appartengono realmente alla donna che dice di aver ucciso. Attenderemo l’autopsia per assumere qualsiasi decisione. Torrente, al momento, resta in stato di fermo visto che della vicenda non è chiaro proprio nulla…”.

L’avvocato Alessandro Musso.

Il pescatore, nel passato, avrebbe confessato di essere l’autore di altri delitti ma le indagini non avrebbero mai confermato le sue dichiarazioni. La vittima, prima di morire, sarebbe stata denunciata per una serie di truffe tanto che su Facebook i presunti raggirati avrebbero aperto un profilo dove si parla di Alessandra come la responsabile di alcuni imbrogli messi a segno con diverse persone. Le indagini dei carabinieri proseguono mentre l’uomo rimane in carcere.

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