Le defaillance dei fedelissimi di Beppe Grillo sono sotto gli occhi di tutti. Del resto un movimento di protesta "meteora" non poteva diventare in breve tempo partito di governo. Ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Roma – La deputata del M5S Giulia Grillo smentisce le voci che la vedrebbero in uscita dal Movimento. L’ex ministro della Salute è stata poi costretta, a causa della diffusione della “falsa” notizia, a fare un video e rilasciare interviste a raffica per smentire l’ipotesi di abbandono per altro paventato dalla stessa parlamentare. Insomma un busillis inestricabile che aggiunge confusione alla confusione. Era trapelata anche la notizia che la Grillo avesse sbattuto la porta in faccia al movimento per aderire al Misto, in attesa di nuovi sviluppi e strategie:
“…Ovviamente non è così – afferma l’ex ministro – il fatto è che facendo una chiacchierata con un giornalista, lui mi chiede se farò la capogruppo e io rispondo che piuttosto me ne vado. È stata una battuta provocatoria che si fa in momenti di difficoltà ed esasperazione. Perché sì, questo è vero, ci sono cose che non vanno bene nel M5S ma io questo l’ho sempre detto e lo continuo a dire…Spero di non dovermene mai andare dal M5S perché per me sarebbe molto doloroso come quando due fidanzati si lasciano. Comunque ribadisco che bisogna rifondare la linea politica, riorganizzare il Movimento in maniera partecipata quindi niente cose calate dall’alto…Sono esasperata ma non lascio i pentastellati...”.
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La deputata, però, incalzata ritorna sull’argomento, chiarisce che sull’accesa assemblea di gruppo che si è svolta martedì scorso a Montecitorio “sono successe cose spiacevoli“. Infatti la Grillo ribadisce che qualche componente della Commissione Finanze è stato sostituito forzosamente e a lei questa cosa non è piaciuta. L’ha detto chiaramente anche al capogruppo Davide Crippa, che è una persona che assai stimata dalla parlamentare. Il clima, diciamolo francamente, è tesissimo in casa di Beppe Grillo e l’atmosfera si potrebbe surriscaldare nei prossimi giorni. Certamente queste scaramucce non sono così importanti politicamente. Normale dialettica interna si potrebbe affermare. Ma il vero dato rilevante è l’aria che tira dentro il M5S, con le varie fronde ed i tanti caporali che aspirano a diventare colonnelli. La democrazia è stata sempre il “tallone d’Achille” dei grillini. Ora più che mai, e a maggior ragione, con lo sciogliete le righe e voglia di libertà.
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Le defezioni, sotto forma di dimissioni o espulsioni, sono tante, tantissime. Se si pensa alle speranze che i cittadini hanno riposto nel movimento, attraverso un consenso larghissimo ed imprevisto nelle percentuali, ci sarebbe veramente da rabbrividire. Un segnale importante da parte degli italiani. Un patrimonio che si sta sfaldando troppo presto, forse allo stesso modo di come si era consolidato. È difficile, d’altronde, che un movimento di protesta possa a breve termine trasformarsi in partito di governo. I risultati, infatti, sono sotto gli occhi di tutti. È bastato osservare alcuni rappresentanti del popolo, autoproclamatisi “legalisti“, per accorgersi come la rabbia ed il senso di onnipotenza, derivante dall’egocentrismo del ruolo, li abbia fagocitati e ignari di essere ancora comuni esseri umani dotati, peraltro, solo dei propri limiti e del potere di rappresentanza. Il segno delle manette, per esempio, fatto sorridendo, da un parlamentare grillino per un parente di un collega appena arrestato a seguito delle prime indagini, è stato sorprendente e rivelatore.
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Una brutta pagina di storia repubblicana da aggiungere a tante altre. Forse la più banale, ma in ogni caso, sempre, illuminante. La storia di un veloce declino. Comunque non è un momento facile per il movimento 5 Stelle. Il vero problema è che i sottoposti del comico genovese non riescono a porsi nuovi obiettivi e a parlare, democraticamente, della nuova leadership. Senza rimandare ad alcuna data certa. Per molti è solo dovuto al Covid-19, ma sembra molto fragile come risposta. Comunque a sette mesi dall’addio di Di Maio, l’unica decisione, nell’attesa del grande evento, è la reggenza di Vito Crimi. Si ritiene che Di Maio succederà a se stesso, mentre Alessandro Di Battista, per il bene del partito, dicono i soliti rumors, è meglio che continui i suoi viaggi. Magari lontano da Roma. Una donna, però, comincia a farsi strada, nonostante la Taverna ne ostacoli il percorso. Il percorso è ancora lungo e travagliato fra le forze politiche.