Il mondo sta “perdendo terreno”: i pericoli del movimento terrestre della subsidenza

Scienziati lanciano l’allarme: Pechino e Tianjin crollano 10 millimetri l’anno, mentre Campi flegrei e Pianura Padana sono sempre più fragili.

Roma – Il mondo sta perdendo terreno! Non c’è un attimo di tregua, si è circondati da tutte le parti. Non è che siamo a corto di problemi nel mondo, basti citare le varie guerre in corso, la crisi climatica, alluvioni, disastri ambientali, non era il caso di aggiungerne altri. Ed invece, poiché siamo… ingordi, ecco spuntare lo sprofondamento del terreno. Non si tratta del solito film di fantascienza, in cui le città cedevano rovinosamente, come se una gigantesca mano invisibile le avesse spazzate via, ma è la cruda realtà. Non è un fatto del tutto nuovo, ma sembra essere stato, finora, preso sottogamba.

Ed invece costituisce un grave rischio, soprattutto, per le città più popolate. Un gruppo di scienziati della Virginia Tech, un’importante università di Blacksburg, Virginia, USA e dell’Università dell’East Anglia di Norvich, Regno Unito, hanno effettuato un rigoroso studio secondo cui il terreno si sta abbassando in tutto il mondo. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science edita dall’ American Association for the Advancement of Science, un’organizzazione internazionale senza fini di lucro dedita all’avanzamento della scienza nel mondo che opera come educatore, leader, portavoce e come associazione professionale. Sono state prese in considerazioni 82 città cinesi e ben il 45% stanno lentamente perdendo terreno, nel senso letterale del termine. E’ un dato molto allarmante, in quanto sono a rischio 270 milioni di cittadini, ad esempio, di città come Pechino e Tianjin.

Il timore è giustificato dal fatto che queste due città ogni anno crollano di 10 millimetri! Ma, poiché le sfighe non vengono mai da sole, non si tratta di un fenomeno solo cinese, ma riguarda anche New York, anch’essa vittima di quello che la geologia definisce “subsidenza”, ovvero il movimento della piattaforma continentale o del fondo marino, che tende ad abbassarsi sotto il peso dei sedimenti che gli si accumulano sopra. Tutta la costa orientale degli USA pare essere probabile “preda” del fenomeno. Gli autori dello studio ritengono che questa criticità sia presente un po’ ovunque, per cui l’immobilismo mostrato finora non può che agevolare la demolizione delle infrastrutture. Toni troppo allarmanti? Chissà! Sta di fatto che il problema sussiste, anche se sono notevolmente migliorate le tecnologie per il controllo del fenomeno, che possono essere utilizzate per constatare il problema e per arginarlo. I fattori che stanno provocando questo fenomeno sono vari.

Innanzitutto la struttura geologica del territorio, come ad esempio la Pianura Padana o il sito sommerso di Baia, inglobato nel Parco dei Campi Flegrei in Campania, che ha risentito del fenomeno vulcanico del bradisismo. Ma a questi aspetti naturali, quelli decisivi, per esacerbare il fenomeno, sono dovuti all’intervento dell’uomo. Ad esempio, prelevando acque sotterranee si crea una riduzione della falda freatica, ovvero quando il terreno al di sopra di essa è permeabile. Inoltre, alcuni terreni hanno una struttura geomorfologica più fragile rispetto ad altri e l’enorme peso degli edifici nelle città più popolose non fanno che alimentare la subsidenza.

I pericoli sono tanti, in quanto possono incidere sulla tenuta delle fondamenta degli edifici, le infrastrutture urbane, aeroporti, condutture, strade e marciapiedi. L’esito finale potrebbe essere il crollo con tutti gli effetti immaginabili. Infine, la subsidenza favorisce l’aumento di alluvioni, con tutti i relativi danni umani e materiali, come ha testimoniato quello in Emilia-Romagna nel maggio 2023. Interventi urgenti sono necessari, ma le istituzioni sembrano in altre faccende affaccendate, ad esempio nelle prossime elezioni europee, la subsidenza può pure… aspettare. In fondo non è altro che una metafora della nostra civiltà: stiamo sprofondando in tutti i sensi!

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