Povera estate del Bel Paese. Le stime parlano della chiusura di almeno il 50% degli operatori della ristorazione e dell’ospitalità. I progetti di distanziamento sociale dovevano essere presi in considerazione dopo lo screeening di massa e non viceversa. Così facendo non ci saranno vacanze ma sacrifici e snervanti attese sotto il solleone.
Sono stati definiti “insostenibili” i protocolli tecnici redatti dall’Inail e dall’Iss per la prossima stagione estiva. L’incontro tra il ministro Stefano Patuanelli e le imprese del settore balneare ha dato esito negativo. La distanza tra le due parti è ancora cospicua e ormai l’estate è alle porte. I proprietari dei ristoranti e degli stabilimenti hanno lamentato gravi danni a tutto il settore che potrebbero ridurre gli introiti annuali, nonché i posti di lavoro, di almeno un terzo rispetto alla media stagionale. Nello specifico, per quanto concerne gli stabilimenti verranno chiuse le piscine interne e verrà interdetta l’entrata agli impianti ludico-sportivi (come il classico campo di Beach Volley) così da non creare assembramenti. Gli ombrelloni posizionati nella medesima fila dovranno mantenere una distanza di 4 metri e mezzo e tra le file stesse almeno 5. Distanziamento sociale anche per quanto concerne lettini e sdraio: almeno 2 metri.
“…Per consentire un accesso contingentato agli stabilimenti balneari e alle spiagge attrezzate – emerge dalla nota Inail – viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie. Si raccomanda, inoltre, di favorire l’utilizzo di sistemi di pagamento veloci con carte contactless o attraverso portali/app web. Vanno inoltre differenziati, ove possibile, i percorsi di entrata e uscita, prevedendo una segnaletica chiara…”.
Una pratica estremamente proibitiva per chi non ha dimestichezza con il digitale e le varie app. Anche l’idea della prenotazione oraria ha riscosso malumori e dissensi, soprattutto da parte dei turisti che ricordano con tristezza ore impiegate a cercare parcheggio nei litorali affollati. Si potrebbe rischiare, dunque, di trascorrere molto più tempo nel posteggiare l’auto piuttosto che godere delle bellezze del mare. Per quanto concerne le spiagge pubbliche le decisioni sono riservate agli enti locali che decideranno autonomamente come comportarsi. La possibilità di concedere in gestione temporanea agli stabilimenti aree di spiaggia libera è molto più di una semplice ipotesi. Ma anche qui si rischierebbe di escludere dall’accesso al mare le fasce più deboli della popolazione. Inoltre, specifica il documento, come per gli stabilimenti, dovrà essere tracciato il perimetro di ogni installazione comprendente ombrellone, sdraio e sedia, in modo da rispettare il distanziamento sociale anche negli spazi liberi. E siccome anche in questo caso si creerebbe un problema di sovraffollamento, l’idea sarebbe quella di istituire un numero massimo di bagnanti e fare in modo che prenotino il loro posto tramite l’app. con congruo termine di anticipo Insomma il contact tracing potrebbe diventare obbligatorio non solo per monitorare la diffusione del virus ma anche per andare in spiaggia.
Ma se le misure sugli stabilimenti e nell’accesso alle spiagge sono stringenti non molto diverse sono quelle che riguardano i ristoranti. Per quest’anno potremo dire addio al buffet tipico dell’aperitivo, ci sarà solo il servizio al tavolo. Inoltre tra una cliente e l’altro dovranno intercorrere almeno quattro metri quadrati di distanza. I camerieri saranno i soli a poter passare tra i tavoli cercando di mantenere una distanza di due metri con i clienti. Saranno vietati, inoltre, gli assembramenti davanti al locale e dovrà essere fissato un numero massimo di coperti in maniera conforme con i nuovi regolamenti. Una sorta di delirio tremens che si trasformerà in chiusura di almeno il 50% dei locali.
Infatti le lamentele dei ristoratori non si sono fatte attendere evidenziando come la maggior parte dei costi rimangano quelli fissi e col dimezzamento dei coperti come si potranno coprire? Mantenere in attività una cucina (tra friggitrici, bollitori, elettricità e gas), lavorando considerevolmente meno, porterebbe praticamente a zero i ricavi. Inoltre la stessa riduzione della forza lavoro comporterebbe una seria diminuzione dei consumi che graverebbe sul bilancio economico delle località turistiche. Probabilmente i 120 milioni di euro che il governo si appresta ad utilizzare per l’acquisto di bici elettriche potrebbero essere utilizzati in maniera diversa, magari sostenendo l’indotto recettivo e non solo per costruire piste ciclabili che in molte città italiane neanche esistono. Occorre salvaguardare in maniera più seria il comparto turistico che, così facendo, verrà spazzato via. Con risvolti negativi per lo stesso Pil nazionale. La bagarre è destinata a continuare sino a quando non verranno presi in considerazione provvedimenti concreti e non campati in aria.