neonato rapito il giornale popolare

Le famiglie battono in “ritirata”, entro fine secolo avranno una riduzione del 40%

Lo dicono molti studi, come quello dell’IHME a Washington. Complici l’inverno demografico e il calo vertiginoso del tasso di fecondità.

Roma – Le famiglie del futuro saranno in formato mignon! E’ una considerazione banale, ma veritiera: le famiglie si sono trasformate nel corso della storia umana sia per mutamenti sociali che demografici. Gli ultimi studi al riguardo, ad esempio dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington, che ha l’obiettivo di fornire un quadro imparziale e basato sull’evidenza delle tendenze sanitarie globali, stimano che, entro fine secolo, i parenti diminuiranno del 40%. I fautori della teoria “parenti serpenti” saranno ben felici di questa prospettiva! In realtà è un cambiamento dovuto al calo delle nascite, all’allungamento della vita e al, cosiddetto, deserto demografico.

Un fenomeno che interessa tutti i paesi del mondo e che avrà effetti incontenibili sulla struttura sociale. La Terra tra il 2050 e 2065 raggiungerà i 9,7 miliardi di abitanti che scenderanno a 8,8 miliardi nel 2100. Inoltre, il tasso di fecondità nel 97% dei Paesi sarà inferiore a 2,1 figli per donna, ovvero la cifra considerata basilare per mantenere la popolazione costante. Da queste premesse ne scaturisce un accentuato processo di invecchiamento della popolazione, già in atto, i giovani saranno sempre meno e la popolazione globale non può che calare. In parecchi paesi, tra cui l’Italia, gli effetti di questi processi sono in fieri e riguardano la tollerabilità del sistema sanitario e previdenziale e la sostenibilità dell’economia.

Oltre alla flessione della popolazione attiva, si assisterà ad un notevole mutamento delle strutture familiari. Le famiglie composte da fratelli, cugini e zii saranno un ricordo e le famiglie saranno in formato mignon. Nel senso che i componenti saranno sempre di meno e con forti differenze di età. Uno studio specifico su quest’aspetto, a cura dell’Istituto Max Planck per la ricerca demografica di Rostock, Germania, dell’Università di Buenos Aires, Argentina e di Amsterdam, Olanda ha ben delineato la rete familiare del futuro: gruppi sempre più esigui per cui sempre meno parenti a cui appoggiarsi nelle fasi di bisogno della vita. In Europa e negli USA i congiunti di una 65enne diminuiranno dai 25 del 1950 a 15,9 nel 2095, il -37%. Nel Belpaese il processo è già in essere e in certo senso ci stiamo abituando: il parentado scenderà da 18 a 12,7, il –30%.

E’ come se si mettesse in moto una reazione a catena. Si raggiunge la genitorialità in tarda età, di conseguenza, ad esempio non si può contare, per ragioni contingenti, sull’appoggio dei nonni, che date le circostanze saranno passati, come si dice, a miglior vita. Allo stesso tempo, se si diviene nonni quando si è troppi anziani, viene meno la possibilità di condividere per un tempo accettabile, la gioia dei nipotini, che, come molti studi hanno dimostrato, è un rapporto molto proficuo per gli uni e gli altri. Quindi trovarsi senza fratelli, cugini e con parenti in tarda età a cui badare, è una criticità difficile da affrontare.

Soprattutto in quei Paesi che stanno smantellando il welfare state e che si trovano col debito pubblico alle stelle, come l’Italia. Se il trend è quello summenzionato e con 3,8 milioni di anziani non autosufficienti su quasi 60 milioni di abitanti nel nostro Paese, le prospettive non sono incoraggianti. Andrebbero trovate le risorse per una riforma dell’assistenza e per incentivare le famiglie che decidono procreare. Altrimenti il rischio reale che si corre è di ritrovarsi ad essere single nel vero senso della parola, ovvero senza parenti!

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa