Lo dicono il report dello “Stockholm Environment Institute” e Oxfam: emissioni che potrebbero causare 1,3 milioni di vittime.
Roma – Una cerchia ristretta di persone è responsabile dell’inquinamento globale! Il potere economico che decide le sorti del mondo condizionandone la politica è detenuto da un gruppo ristretto di persone, che fanno quello che vogliono, tanto i controlli per questi “potentati” non esistono! Termini retorici come democrazia, diritti, solidarietà sono stati svuotati di tutta la loro essenza, perdendo il loro significato originario. Vengono utilizzate come un refrain per ammaliare ed illudere i cittadini che puntualmente ne vengono attratti.
Un recente report a cura dello “Stockholm Environment Institute” (SEI) -un istituto di ricerca e politica specializzato in sviluppo sostenibile e questioni ambientali- e di Oxfam – una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale – ha mostrato che l’1% della popolazione mondiale, pari a circa 77 milioni di persone, un club ristretto rispetto ai quasi 8 miliardi di cittadini che abitano sul pianeta, ha la responsabilità dell’inquinamento da emissioni di carbonio.
Gli effetti disastrosi sono visibili a tutti, soprattutto dalle comunità più povere. In questo 1% sono compresi miliardari, milionari e coloro che guadagnano oltre 140 mila dollari all’anno. Ebbene questi… benefattori, hanno causato il 16% delle emissioni di anidride carbonica (CO2) a livello globale. Una percentuale tale influisce sull’ innalzamento dei livelli di calore con effetti disastrosi sulla salute umana tanto da causare, secondo le stime, oltre un milione di morti. Ormai è emerso in più di uno studio che gli esiti del cambiamento climatico non sono uguali dappertutto. Della serie “il cane morde lo straccione”, nel senso che il destino si accanisce contro chi già vive in condizioni precarie, anche il clima… preferisce i già disastrati.
Infatti, la cronaca è ricca di calamità ambientali e sociali nei paesi a basso reddito, rispetto a quelli ricchi. In quest’ultimi si verifica una sorta di conflitto di classe… climatico, in quanto le conseguenze dipendono dal reddito e dall’ agiatezza economica. Sono sempre gli… ”straccioni” di turno a pagare il fio più alto! Qualche tempo fa, l’Agenzia governativa degli USA per la protezione ed ambiente, utilizzando il “costo di mortalità”, ha calcolato che ogni milione di tonnellate di carbonio causa 226 morti in tutto il pianeta. Entrando nel dettaglio di quanto è emerso nel report, i Paesi ricchi, appartenenti al Nord del mondo, sono responsabili del 40% delle emissioni globali di CO2, l’Africa del 4% e il resto dei Paesi a basso reddito solo dello 0,4%.
In conclusione, il rapporto offre anche delle soluzioni, tra cui: tassazione straordinaria sulle aziende di combustibili fossile per dare un contributo ai Paesi… prediletti dai disastri; allentare la morsa delle disparità; erogare investimenti a favore delle energie rinnovabili. E’ stato calcolato che da una tassa del 60% sulle risorse reddituali e patrimoniali di quell’1% più ricco, potrebbero scaturire ben 6,4 trilioni di dollari ogni anno. Sono cifre da fare accapponare la pelle e girare la testa. L’aspetto favorevole è che con questa strategia le emissioni potrebbero ridursi di 695 milioni di tonnellate. Non va dimenticato che non si tratta solo di un fenomeno meramente ambientale, ma riguarda anche aspetti sociali. I due aspetti non vanno tenuti distinti, ma garantiti perché sono legati tra di loro. L’efficacia dell’uno influisce su quella dell’altro e viceversa!