Donne laureate alla riscossa, l’impennata dell’occupazione femminile

Lo dicono i dati di Eurostat: in 4 anni +5,4% di assunzioni per la fascia 30-34 anni. Gli unici rimasti al palo, i lavoratori 50enni.

Le donne laureate alla riscossa! Finalmente un pò di luce in fondo al tunnel. Sembra che la ruota stia girando. Ci si riferisce alla crescita dell’occupazione femminile, ancora al di sotto della media europea, ma comunque in costante ripresa. E’ come se fosse calato il sipario di uno scenario che prevedeva il tasso di occupazione in generale incrementarsi sempre poco rispetto all’Europa. Sembra sia giunto il momento dei laureati, i soli ad essersi avvantaggiati dal “trend” positivo.

Dal 2019 al 2023 l’occupazione, secondo l’Eurostat, l’ufficio statistico europeo, di chi è in possesso di un titolo di studio universitario, ha raggiunto il 3,1%. Addirittura, nella fascia d’età tra i 30-34 anni la percentuale è salita al 5,4%. Un incremento notevole, se confrontato con i colleghi europei, fermi al 1,7%. Quest’ultima fascia di età è, per certi versi, tipica, in quanto anche chi ha impiegato più tempo, ha concluso, finalmente, il proprio ciclo di studi. Inoltre, inizia a fare capolino l’idea di pensare ad una famiglia e per le donne di procreare. Se prima si arrancava, adesso gli europei cominciano a sentire il “fiato sul collo”, come si suole dire in gergo sportivo per descrivere chi si sta avvicinando al primato. Infine, se guardiamo i 35-39enni, la rincorsa è stata ancora più impetuosa. Si è raggiunta, infatti, la ragguardevole cifra del 6,4% contro l’1,2% europeo.

Gli unici che sono restati al palo, sono i lavoratori 50enni e oltre, il cui tasso è in discesa. Tuttavia, a livello complessivo la media di occupati nazionale è inferiore a quella europea. La prima è del 64,6%, la seconda del 77,4%. Ad incoraggiarci è che l’Italia, insieme a Grecia, Polonia, Irlanda, Croazia, Ungheria e Slovacchia, è migliorata per gli occupati laureati. Ovviamente non si poteva che crescere, dato il basso livello raggiunto in precedenza e che è effetto del deserto demografico. Con poche nascite e la popolazione che invecchia, non restano che le minoranze di 20enni e 30enni, tra i più richiesti dal mercato del lavoro, vista la scarsa concorrenza. Comunque la crescita occupazionale mostra un doppio livello di lettura.

Da una parte, con l’incremento del settore edilizio sono stati assunti molti giovani sia italiani che stranieri, con bassa scolarità. Dall’altra parte si è assistito ad un’impennata di settori quali l’informazione, la comunicazione e le professioni che richiedono competenze scientifiche e tecniche, per i quali è fondamentale un alto titolo di studio. L’aumento del lavoro femminile è conseguenza, anche, del fatto che, già da un quindicennio, le donne laureate sono più numerose degli uomini.

La disparità è aumentata ancora di più, al punto che su 100 occupati con laurea il 14,6% sono donne, mentre prima erano il 9,1%. Il rovescio della medaglia è costituito dal fatto che i laureati sono ancora pochi rispetto al resto d’Europa. Senza dimenticare che i 2/3 dell’occupazione femminile sono composti da diplomate o con titolo inferiore per le quali il mercato del lavoro ha determinato una notevole flessione. Si può paventare, quindi una società ancora più stratificata dell’attuale. Una minoranza della popolazione con elevati titoli di studio per cui è il lavoro a cercare loro, mentre la maggioranza rimane costretta a consumare le “briciole” del lauto banchetto!

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