I leader in videoconferenza: Per Teheran la questione è chiusa. Ma Tel Aviv avverte: “L’incidente non è concluso, esigeremo un prezzo nel momento adatto”.
Roma – “Continueremo a lavorare per stabilizzare la situazione ed evitare un’ulteriore escalation. In questo spirito, chiediamo che l’Iran e i suoi alleati cessino i loro attacchi, e siamo pronti ad adottare ulteriori misure ora e in risposta a ulteriori iniziative destabilizzanti”. Ad affermarlo sono i leader del G7 nella dichiarazione al termine della riunione in videoconferenza convocata dalla presidenza italiana all’indomani dall’attacco di Teheran a Tel Aviv, che ha sollevato l’allarme generale e ha gettato il mondo nel terrore di una possibile escalation propedeutica a un allargamento del conflitto in corso in Medio Oriente. Nella notte su Israele sono stati lanciati più di 300 droni e missili provenienti da Iran, Iraq e Yemen, la stragrande maggioranza dei quali sarebbe stata intercettata.
“Con le sue azioni, l’Iran ha compiuto ulteriori passi verso la destabilizzazione della regione e rischia di provocare un’escalation regionale incontrollabile. Questo deve essere evitato”, hanno aggiunto i leader del G7 al termine della breve riunione, durata poco meno di un’ora. Unanime la condanna “in modo inequivocabile e nei termini più forti l’attacco diretto e senza precedenti dell’Iran contro Israele. L’Iran ha lanciato centinaia di droni e missili verso Israele. Israele, con l’aiuto dei suoi partner, ha sconfitto l’attacco”. “Esprimiamo la nostra piena solidarietà e sostegno a Israele e al suo popolo e riaffermiamo il nostro impegno per la sua sicurezza”, hanno aggiunto.
Stamani l’Iran aveva fatto appello a Israele perché non reagisse al suo attacco diretto di droni e missili, definito giustificato e risposta obbligata al raid contro il consolato di Damasco. “La questione può considerarsi chiusa così”, ha detto la rappresentanza iraniana all’Onu. “Ma se il regime israeliano commetterà un nuovo errore, la risposta sarà considerevolmente più dura”, ha aggiunto l’ambasciatore Saed Iravani, che ha inviato una lettera alla presidenza del Consiglio di sicurezza Onu e al segretario generale Antonio Guterres affermando che l’attacco contro Israele “rientra nell’esercizio del diritto di Teheran all’autodifesa”. Alle dichiarazioni di Teheran il ministro del Gabinetto di guerra di Netanyahu, Benny Gantz, ha risposto che “l’incidente non è finito. Costruiremo una coalizione regionale contro la minaccia dell’Iran ed esigeremo un prezzo nel modo e nel momento che ci conviene”. E ha sottolineato che Israele non ha ancora portato a termine “i suoi compiti: il ritorno delle persone rapite e l’eliminazione delle minacce per gli abitanti del nord e del sud”.
Per “evitare un’ulteriore escalation” in Medio Oriente, i leader del G7 hanno comunque ribadito l’appello “per porre fine alla crisi a Gaza attraverso la cessazione delle ostilità e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas”, come riferisce la nota diffusa dalla presidenza italiana, spiegando che i leader hanno “garantito la prosecuzione dell’aiuto umanitario verso la popolazione palestinese”. “Rafforzeremo inoltre – si legge nella dichiarazione dei leader al termine del G7 -la nostra cooperazione per porre fine alla crisi a Gaza, anche continuando a lavorare per un cessate il fuoco immediato e sostenibile e per il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas, e forniremo maggiore assistenza umanitaria ai palestinesi bisognosi”. “Al termine della discussione – viene spiegato nella nota -, i G7 hanno sottolineato l’esigenza di evitare un’ulteriore escalation, invitando le parti ad astenersi da azioni volte ad acuire la tensione nella Regione”.
“Il nostro obiettivo come governo italiano che presiede il G7 fare di tutto per evitare l’escalation e i contendenti siano più prudenti”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Lavoriamo per la pace, speriamo che il buonsenso vinca e che tutti si rendano conto che la guerra non serve a nessuno, provoca solo danni”.
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