Culatello, prosciutti e salami, a chi non piacciono? Ma gli animali vanno trattati bene sino alla morte e senza inutili sofferenze
ROMA – “… 1-Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5 000 euro a 30 000 euro. 2-La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. 3-La pena è aumentata della metà se dai fatti cui al primo comma deriva la morte dell’animale…”.
Sin qui l’articolo 544-ter del codice penale in tema di maltrattamento di animali, un’autentica conquista per la società civile che sembra però vacillare sotto i colpi degli enormi interessi economici che gravitano nel mercato delle pellicce, della pelletteria in genere, calzature, piumini sino al settore alimentare. Insomma centinaia di aziende nazionali non rispettano assolutamente i principi di tutela della salute degli animali arrivando ad incrudelire su esseri indifesi per abbattere i costi di eliminazione eutanasica facendo a meno di personale adeguato e di strutture, oltre che di strumenti, idonei a limitare le sofferenze di animali da produzione. Insomma la fine che fanno i visoni una volta scuoiati a vivo è nota a tutti, stessa cosa per le oche quando si tratta di produrre, in grandi quantità, il Foie-gras ingozzando di pastone i palmipedi sino all’esplosione del fegato. Se a queste rivoltanti metodiche industriali aggiungiamo le orrende pratiche di incentivazione degli allevamenti intensivi di volatili da batteria, bovini, ovini, caprini e suini per la produzione di latte, carni e insaccati gli sforzi fatti da animalisti, protezionisti e legislatori sono davvero vanificati in nome dell’onnipresente (e sempre più spesso onnipotente) dio denaro.
Alcune settimane addietro si è parlato diffusamente di rivoltanti pratiche in danno di poveri suini operate dai produttori di prosciutto crudo Dop italiano. Una vera e propria delizia e vanto del made in Italy non solo tutelata da un marchio registrato ma rappresentata in tutto il mondo da diversi consorzi. Ebbene questa appetitosa specialità di nicchia che tutti ci invidiano, in almeno un paio di casi, pare sia il risultato di violenze inaudite nei riguardi di maiali da allevamento. A scoprire ancora una volta le rivoltanti pratiche di selezione e tortura di povere bestie è stata l’associazione Essere Animali che, dopo mesi di indagini e riprese video, è riuscita a dimostrare come alcuni maiali, in pratica quasi in coma e separati dagli altri animali perché affetti da diverse patologie dunque non più destinati alla produzione, vengono abbandonati in una sorta di stabulari putridi prima di essere rimossi ancora vivi con una corda o con mezzi meccanici. Altri suini, invece, ridotti a scheletri si trascinano alla ricerca di cibo e acqua che non troveranno mentre i piccoli si mordono a vicenda presi dai morsi della fame. A questo punto gli operatori, con calci e bastoni, li scaraventano in altri recinti dove agonizzeranno per giorni: “… Denunciamo anche l’utilizzo di mangiatoie illegali che non consentono ai maiali di potersi alimentare – si legge nella denuncia di Essere Animali – in contemporanea come prevede la legge per evitare le aggressioni e permettere anche ai soggetti più deboli di nutrirsi… Fino a quando vorremo produrre e consumare così tanta carne, gli animali dovranno essere allevati in sistemi intensivi. Sino ad allora gli animali saranno confinati in capannoni sovraffollati, senza la possibilità di stare all’aperto o vedere la luce del sole…”.
Il corpo Forestale ha denunciato per maltrattamento di animali i gestori di un allevamento di suini di Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena, a seguito delle denunce dell’ente animalista. Nel novembre scorso agenti e veterinari dell’Asl accertavano la presenza di circa 600 suini con il corpo sporco di feci in mezzo ad altri animali malati e feriti. La stessa Confagricoltura condannava il fattaccio evidenziando però che esistono altri allevamenti in regola e imprenditori perbene. Prosciutto crudele, altro che crudo…